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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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Truscott attacca Cisterna, che cade il 25. Lo stesso giorno avviene il ricongiungimento<br />

fra le truppe della testa di sbarco e quelle del 2° Corpo d’armata americano in arrivo da<br />

Terracina. Vicino a un piccolo ponte distrutto, il capitano Ben Souza di Honolulu ferma il<br />

tenente Francis Buckley di Filadelfia che sta venendo su per la strada. «Lei! Dove<br />

diavolo crede di andare?», gli grida. «Vengo a prendere contatto con le forze di Anzio»,<br />

risponde l’altro, stupito. «Beh, lo ha preso», fa il primo.<br />

Il 25 maggio il generale Clark ordina improvvisamente a Truscott di cambiare direzione:<br />

il grosso delle truppe prenda la via di Roma, solo una divisione prosegua verso<br />

Valmontone. «Ammutolii», ricorda Truscott. «Non era quello il momento di spingersi<br />

verso nord-ovest, dove il nemico era ancora forte; avremmo dovuto gettarci con tutte le<br />

nostre forze nella stretta di Valmontone per distruggere l’esercito tedesco in ritirata.<br />

Non volevo eseguire quell’ordine senza prima avere parlato col generale Clark in<br />

persona. Brann [capo ufficio operazioni della 5ª Armata] mi avvertì che non si trovava<br />

nella testa di sbarco e che non era possibile mettersi in contatto con lui, neanche per<br />

radio […] fu quest’ordine che distrasse dalla stretta di Valmontone l’offensiva principale<br />

delle forze della testa di sbarco, e che ci impedì di annientare la 10ª Armata tedesca».<br />

Invano Churchill tempesta di telegrammi Alexander, per convincerlo che «uno dei Colli<br />

Albani è assai più importante di Roma». Alexander non ha bisogno di essere convinto,<br />

ma la frittata è fatta. La debolezza del comandante in capo e l’ambizione di un generale<br />

americano che ha scambiato la guerra per una gara di velocità permettono ai tedeschi<br />

di sfuggire alla trappola per organizzare la difesa sulla Linea Gotica.<br />

«La decisione del generale Clark», scrive Majdalany, «è uno dei tanti misteri della<br />

campagna d’Italia. Vi sono buoni motivi per credere che tale decisione diminuì la portata<br />

della sconfitta che in quel momento gli Alleati potevano infliggere al nemico».<br />

Clark ha comunque ottenuto quello che voleva, e il 4 giugno 1944 entrerà trionfalmente<br />

in Roma. Il giorno seguente Churchill darà la buona notizia a Stalin: «Sebbene lo sbarco<br />

ad Anzio e Nettuno non abbia dato immediatamente i frutti sperati allorché l’operazione<br />

venne progettata, tuttavia fu una mossa strategica corretta, che alla fine ha avuto la<br />

sua ricompensa. Anzitutto è servita a far accorrere dieci divisioni tedesche dai seguenti<br />

settori: una dalla Francia, una dall’Ungheria, quattro dalla Jugoslavia, e dall’Istria, una<br />

dalla Danimarca e tre dall’Italia settentrionale. In secondo luogo ha provocato una<br />

battaglia difensiva nella quale, sia pure con la perdita di 25.000 uomini, siamo riusciti a<br />

respingere i tedeschi, privando le loro divisioni di gran parte della loro capacità bellica<br />

con la perdita di circa 30.000 uomini. Infine, lo sbarco di Anzio ha reso possibile, su una<br />

scala molto più ampia, quella manovra in vista della quale era stato appunto concepito<br />

lo sbarco stesso».<br />

Stalin non sembra particolarmente colpito. «Mi congratulo», risponde il 5 giugno in un<br />

messaggio di tre righe. Sa benissimo qual era il vero obiettivo della campagna d’Italia, e<br />

il fatto che gli anglo-americani siano arrivati a Roma con sei mesi di ritardo non può<br />

dispiacergli molto. Sei mesi per raggiungere il Tevere: e siamo solo a metà strada.

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