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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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in un modo davvero sorprendente; pareva intento unicamente a rafforzare la testa di<br />

ponte. Fummo così in grado di costituire un nuovo fronte per opporci ai due tentativi di<br />

avanzata. Il comando di questo settore fu trasferito al quartier generale della 14ª<br />

Armata, che fino a quel momento aveva stazionato nell’Italia settentrionale e dipendeva<br />

dal generale von Mackensen».<br />

Così, senza indebolire il fronte di Cassino, i tedeschi intervengono prontamente e<br />

riescono a contenere la testa di sbarco dopo che essa ha raggiunto una profondità di<br />

undici chilometri e un’ampiezza di ventiquattro. Il 25 gennaio Alexander, recatosi per la<br />

seconda volta a visitare la testa di sbarco, la trova «ragionevolmente sicura» e ordina di<br />

proseguire l’avanzata verso Cisterna e Campoleone. Lo stesso giorno, stando al suo<br />

capo di stato maggiore, Kesselring si rende conto che «il grave pericolo di uno<br />

sfondamento verso Roma o Valmontone era passato». In effetti, passano due giorni e il<br />

27 gennaio né Cisterna né Campoleone sono state ancora conquistate. Alexander non è<br />

soddisfatto della velocità dell’avanzata e informa Churchill che Clark andrà subito sul<br />

posto. «Sono lieto di apprendere che Clark si prepara a visitare la testa di sbarco»,<br />

risponde Churchill. «Sarebbe assai spiacevole se le vostre truppe venissero bloccate<br />

presso la costa e se il grosso dell’esercito non potesse avanzare da sud».<br />

Contrariamente a tutte le previsioni, era proprio quello che stava succedendo. Alla fine<br />

della prima settimana, dopo che gli Alleati avevano sbarcato ben quattro divisioni, la<br />

profondità della testa di ponte era cresciuta di appena due chilometri. Davanti a loro si<br />

erano già schierati gli effettivi di otto divisioni tedesche, e ogni palmo di quel terreno<br />

piatto come un biliardo era esposto al fuoco dell’artiglieria nemica. «Per fortuna», scrive<br />

Jackson, «i tedeschi non disponevano di pezzi di artiglieria e di aerei in numero<br />

sufficiente per impedire agli Alleati di proseguire le operazioni di sbarco, però riuscirono<br />

a bloccare la costruzione nella testa di ponte di una base per caccia». La testa di sbarco<br />

di Anzio, che doveva essere un trampolino di lancio, si trasformò in una fortezza<br />

assediata. Il colpo era fallito.<br />

Il «gatto selvatico» che Churchill aveva sperato di «lanciare sulla spiaggia» era ormai<br />

solo una povera «balena arenata». «Lo spettacolo di diciottomila automezzi sbarcati in<br />

due settimane nella testa di ponte per soli settantamila uomini (ossia meno di quattro<br />

uomini per automezzo, anche tenendo conto degli autisti e dei meccanici) che non si<br />

erano spinti oltre i venti e i ventiquattro chilometri», scrive Churchill nelle sue memorie,<br />

«era veramente tale da sbalordire. Noi eravamo senz’altro più forti dei tedeschi quanto<br />

a potenza di fuoco; appunto per questo la facilità con cui essi muovevano i loro pezzi<br />

sulla scacchiera e la rapidità con cui tappavano le pericolose falle che si erano aperte<br />

nel fronte meridionale facevano ancora più impressione. Tutto ciò sembrava di pessimo<br />

augurio per l’Operazione Overlord».<br />

I motivi di un parziale fallimento<br />

Sarebbe stato possibile, da Anzio, scatenare un fulmineo attacco contro Roma e,<br />

contemporaneamente, tagliare i rifornimenti tedeschi alla Linea Gustav? Si era,<br />

insomma, davvero perduta un’occasione? La maggior parte degli storici lo negano. «Se<br />

Lucas si fosse precipitato verso i Colli Albani per tagliare le statali 6 [Casilina] e 7<br />

[Appia] nelle retrovie della 10ª Armata tedesca», afferma Jackson, «le sue truppe si<br />

sarebbero sparpagliate ed esposte in modo irreparabile. Egli non avrebbe potuto tenere<br />

il suo obiettivo e difendere nel contempo la sua linea di rifornimento con Anzio. Le sue<br />

forze sui Colli Albani sarebbero state probabilmente circondate e costrette ad arrendersi

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