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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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L’uomo che nei suoi scritti Brooke chiama familiarmente «Alex» era il generale Harold<br />

Alexander, comandante del 15° Gruppo di armate (e dall’inizio dell’anno seguente<br />

comandante in capo delle forze armate – degli Alleati e italiane cobelligeranti – in<br />

Italia). Il 15° Gruppo era costituito da due armate: l’8ª Armata britannica, agli ordini del<br />

generale Bernard Montgomery, e la 5ª Armata anglo-americana, agli ordini del generale<br />

Mark Clark. L’8ª Armata, sbarcata sulla punta dello stivale all’inizio di settembre senza<br />

incontrare alcuna resistenza, aveva proseguito il suo cammino lungo l’Adriatico e, dopo<br />

essersi impadronita dei porti di Taranto e Bari, si era spinta in poco più di un mese,<br />

senza troppa fatica, fino a Foggia, Termoli e Vasto. L’occupazione degli aeroporti della<br />

ex Regia Aeronautica intorno a Foggia aveva dato all’aviazione alleata le basi necessarie<br />

per effettuare massicci bombardamenti sulla Germania (dagli stessi aeroporti gli sparuti<br />

reparti dell’Aeronautica co-belligerante iniziavano ad operare intanto sui Balcani, in<br />

appoggio ai partigiani). Nello stesso tempo la 5ª Armata, uscita con gravi perdite dalla<br />

brutta avventura di Salerno, aveva occupato Napoli, attraversato faticosamente il<br />

Volturno e raggiunto il Garigliano. Qui la sua marcia si era interrotta, bloccata dalle<br />

postazioni difensive approntate dai tedeschi lungo la cosiddetta Linea Gustav.<br />

«L’avanzata dell’8ª, più rapida, potrebbe paragonarsi ad una serie di violenti colpi di<br />

pugnale», ha scritto Fred Majdalany, lo storico di Cassino; «La 5ª invece si comportava<br />

come un toro, ansante ma ancora in forze, che sferri un attacco dopo l’altro a testa<br />

bassa sotto una continua pioggia di banderillas». Le battaglie sul fronte italiano si<br />

somigliavano tutte. I tedeschi tenevano la posizione finché era possibile, poi ripiegavano<br />

di qualche chilometro sino alla posizione successiva, distruggendo strade e ponti e<br />

minando ogni metro di terreno. Gli anglo-americani aspettavano il tramonto, col favore<br />

delle tenebre guadavano un fiume o un ruscello, andavano coraggiosamente all’assalto<br />

delle alture sulla riva opposta e all’alba vi si trinceravano, in attesa che i genieri al loro<br />

seguito riparassero i danni e spianassero la strada ai carri armati.<br />

Questo il copione di tutte le battaglie combattute in Italia fino ai primi di novembre,<br />

quando il tempo, già brutto, peggiora. «In tutto questo periodo il fronte fu ad un paio<br />

d’ore di macchina da Napoli», ricorda Alan Moorehead, che segue l’avanzata come<br />

corrispondente di guerra. «I generali avevano installato il comando nell’immensa reggia<br />

di Caserta e un po’ più in là c’erano i tedeschi. Fiori, donne e canti a Napoli. Uomini allo<br />

stremo delle forze sul Garigliano. Il contrasto era semplicemente assurdo. E ora, a<br />

renderlo ancora più stridente, giunse l’inverno con la pioggia e il gelo. Metà delle<br />

moderne complicate attrezzature belliche divennero inutili: tutto il peso della battaglia<br />

ricadde sulla fanteria, sugli uomini che strisciavano nel fango». In queste condizioni né<br />

la 5ª né l’8ª Armata potevano proseguire. Per tutta la lunghezza del fronte, da una<br />

costa all’altra, si era ormai arrivati ad un punto morto.<br />

Tornando a Cartagine, da dove era partito per la sua ricognizione sul fronte italiano,<br />

Brooke ha il piacere di trovarvi un Churchill in discrete condizioni fisiche. Le cure e i<br />

farmaci «miracolosi» del dottor Moran hanno debellato in pochi giorni la polmonite dalla<br />

quale il primo ministro britannico era stato colpito il 13 dicembre. La febbre è passata<br />

ma il cuore è ancora debole. Brooke sostiene, nelle sue memorie, di non avere fatto<br />

parola dell’impressione sfavorevole destata in lui dal viaggio in Italia per non allarmare<br />

l’anziano convalescente. Qualcosa, tuttavia, deve lasciarsi sfuggire, perché Churchill<br />

entra subito in azione. La prima sfuriata è per i capi di stato maggiore inglesi: «Non c’è<br />

dubbio che il completo ristagno delle operazioni sul fronte italiano sta diventando<br />

scandaloso. Il capo dello stato maggiore generale imperiale durante la sua visita ha<br />

confermato le mie previsioni più pessimistiche. Il fatto di avere completamente<br />

trascurato le operazioni anfibie lungo la costa adriatica e di non essere riusciti ad

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