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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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la riunione del Gran Consiglio. dicendogli di avere raccolto parecchie adesioni al suo<br />

ordine del giorno: anche il segretario del partito ne era al corrente e consentiva.<br />

Presidente: «Ricordate ie parole precise dette dal duce a proposito del dilemma?».<br />

Pareschi: «Non ricordo le parole precise. So però che disse che il re poteva rifiutarsi, in<br />

un momento così grave, di prendere il comando delle forze armate».<br />

Presidente: «Ricordate qualche momento particolare della seduta?».<br />

Pareschi: «Sì, uno, in particolare. Fu quando Bottai attaccò violentemente la politica<br />

degli ultimi anni e la condotta della guerra, investendo con le parole di “servo ed<br />

imbelle” il ministro della Cultura Popolare che non reagì. La discussione, dopo<br />

quell’attacco, si fece sempre più violenta. Ma Mussolini non reagì mai. Mi sembrò, anzi,<br />

molto stanco».<br />

Presidente: «Prima della seduta foste avvicinato da Grandi?».<br />

Pareschi: «Sì, lo ammetto. Fui da lui avvicinato solo quando mi chiese, prima della<br />

seduta, di firmare il suo ordine del giorno. Pensai che di fronte a tanti uomini illustri che<br />

avevano già firmato, la mia sottoscrizione non avrebbe avuto alcun significato. Questo<br />

perché prima di me avevano aderito personaggi insospettabili. Del resto mi aspettavo<br />

che il Duce ci orientasse».<br />

Cianetti, l’unico che avrà salva la vita<br />

Cianetti ammise la responsabilità ma ricordò ai giudici come la notte stessa del 25 luglio<br />

avesse scritto a Mussolini ritirando il proprio voto.<br />

Presidente: «Vedeste Grandi prima della riunione del Gran Consiglio?».<br />

Cianetti: «Sì, il 24 luglio. Fui invitato da lui a passare alla Camera. Pensai attendesse da<br />

me una visita di cortesia, dopo la mia nomina a ministro. Invece Grandi mi sottopose<br />

l’ordine del giorno che aveva preparato per la seduta del Gran Consiglio».<br />

Presidente: «Che impressione vi fece?».<br />

Cianetti: «Buona, e questo perché mi ricordava il proclama del re dell’altra guerra […].<br />

Confesso che l’insidia mi sfuggì, e mi vergogne mi sia sfuggita. La seconda parte mi<br />

sembrò, anzi, un innocente pistolotto».<br />

Presidente: «Non diceste nulla a Grandi?».<br />

Cianetti: «Quando egli mi assicurò che anche Scorza era d’accordo, nel senso che<br />

bisognava sollevare il Duce dalla responsabilità della guerra, fui del tutto tranquillo.<br />

Insomma, considerai l’accenno all’articolo 5 dello Statuto come cosa di nessuna<br />

importanza. Questa, sì, è stata la mia ingenuità imperdonabile!».<br />

Presidente: «Ricordate il dilemma fatto dal Duce al Gran Consiglio?».<br />

Cianetti: «Certo. Ricordo che il Duce disse: “Questo ordine del giorno pone due ordini di<br />

problemi: o il re accetta e si pongono dei problemi fra i quali il mio personale, o il re<br />

non accetta e si pongono altri problemi”. Grandi allora scattò: “Tu ci fai il solito ricatto<br />

sentimentale”. Se avessi avuto la sensazione che egli fosse un traditore non solo non<br />

avrei firmato il suo ordine del giorno, ma avrei fatto, nella notte stessa, quello che<br />

avrebbe dovuto essere fatto. Insomma: io non ebbi affatto la sensazione che si volesse<br />

scalzare il Duce e fare inabissare il fascismo. Io non ho mai tradito il Duce perché ho<br />

sempre fatto il mio dovere di soldato, di cittadino e di uomo politico. Se un tradimento<br />

vi è stato, questo è venuto dall’esercito».<br />

Presidente: «E la vostra lettera al Duce dopo la seduta del Gran Consiglio?».<br />

Cianetti: «Quando fui a casa cominciai a capire che l’ordine del giorno Grandi non era<br />

chiaro e che nascondeva un tranello. Questo pensiero non mi fece dormire. La mattina<br />

uscii di casa per recarmi alla Camera, Qui incontrai Scorza al quale dissi la mia<br />

intenzione di scrivere a Mussolini per ritirare il voto dato a Grandi e rassegnare le mie<br />

dimissioni da ministro. Scorza mi approvò dicendomi: “Ritirale e sono certo gli farai

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