20.05.2013 Views

SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

Documenti e testimonianze<br />

8 gennaio 1944: la seduta è aperta<br />

La prima udienza del processo di Verona ha inizio alle ore 9.15 dell’8 gennaio 1944.<br />

L’aula è la stessa nella quale si è svolto, nel novembre precedente, il primo e ultimo<br />

congresso del Partito Fascista Repubblicano. Si tratta della sala della musica, restaurata<br />

negli anni Venti per essere adibita a concerti ed è la più lussuosa di tutto Castelvecchio,<br />

il maniero che Cangrande II della Scala si era fatto costruire nel 1354 collegandolo<br />

direttamente con un ponte all’altra sponda dell’Adige. L’aula d’udienza, addobbata di<br />

fasci e di labari, è protetta da un triplice sbarramento militare formato da agenti della<br />

questura, della GNR e della polizia federale. La giornata non è fredda e alcuni imputati<br />

compaiono senza pastrano; soltanto Ciano ha un pesante soprabito. Il cancelliere<br />

Tommaso Leucadito legge i nomi degli imputati, compresi quelli processati in<br />

contumacia e cioè Giuseppe Bottai di 49 anni, Giuseppe Bastianini di 44, Umberto Albini<br />

di 49, Edmondo Rossoni di 60, Alberto De Stefani di 65, Annio Bignardi di 36, Giovanni<br />

Balella di 50, Luigi Federzoni di 66, Giacomo Acerbo di 56, Dino Grandi di 49, Dino<br />

Alfieri di 57, Cesare Maria De Vecchi di 60, Alfredo De Marsico di 56. Sono quasi tutti<br />

incensurati. Federzoni ha sulla fedina penale una condanna per duello, Gottardi risulta<br />

prosciolto per amnistia dall’mputazione di ingiurie per mezzo del telefono, Rossoni – ex<br />

sindacalista rivoluzionario poi passato al fascismo – ha una sfilza di condanne per i reati<br />

più diversi, dall’apologia di reato, all’oltraggio, all’istigazione a delinquere.<br />

De Bono è chiamato a deporre<br />

Il presidente Vecchini chiama De Bono e il vecchio maresciallo risponde alle domande<br />

con l’aria di non capire a che cosa mirino e che cosa si sta preparando.<br />

Presidente: «Quando avete letto per la prima volta l’ordine del giorno Grandi?».<br />

De Bono: «Me lo portò Bignardi, in copia dattilografata, con una lettera di Grandi».<br />

Presidente: «Ditemi. Che impressione vi fece?».<br />

De Bono: «Confesso che mi fece un’ottima impressione per il suo appello alla concordia<br />

del Paese».<br />

Presidente: «Pensaste alla responsabilità che vi assumevate firmando l’ordine del giorno<br />

Grandi?».<br />

De Bono: «Nell’accettare quell’ordine del giorno pensavo che era molto vantaggioso che<br />

il re pigliasse il comando supremo delle forze armate, affinché tutto lo Stato Maggiore<br />

fosse interprete della volontà di lui. Mai pensai però che il duce dovesse lasciare il suo<br />

posto di capo del governo».<br />

Presidente: «Insomma, secondo voi il duce se ne doveva andare».<br />

De Bono: «Ma no! Ho inteso dire solo il suo posto di comandante dell’esercito e non<br />

quello di capo del governo. Era quindi fuori discussione che il duce lasciasse il potere».<br />

Presidente: «In quali termini precisi si espresse in proposito Mussolini?».<br />

De Bono: «Non ricordo le parole precise del dilemma. Ricordo però che curvando le<br />

spalle disse: “Del resto ho 60 anni”».<br />

Pareschi alla sbarra<br />

Nel silenzio profondo dell’aula, l’usciere chiama subito dopo davanti al tribunale un altro<br />

imputato: «Pareschi!». Egli narra che Grandi lo ha avvicinato, poco prima che si aprisse

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!