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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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Capitolo settantaquattresimo<br />

Il processo di Verona<br />

La caccia ai diciannove gerarchi fascisti che al Gran Consiglio del 25 luglio hanno votato<br />

l’ordine del giorno Grandi – offrendo così al bigio Vittorio Emanuele III lo «strumento<br />

costituzionale» per dimettere il cavalier Benito Mussolini – comincia con la cattura di<br />

Luciano Gottardi, quarantacinquenne, ex presidente della Confederazione dei lavoratori<br />

dell’Industria: il 22 settembre 1943 ha commesso l’imprudenza di scrivere a Pavolini<br />

chiedendo l’iscrizione al Partito Fascista Repubblicano e l’indomani viene arrestato nella<br />

sua villa di Roma. Poi, il 4 ottobre, ancora a Roma, è la volta di Carlo Pareschi, 45 anni,<br />

ex ministro dell’Agricoltura, e di Giovanni Marinelli, sessantaquattrenne, ex<br />

sottosegretario alle Poste. La polizia li cattura nelle loro case.<br />

«Tutte formalità, è una questione di giorni», spiegò Pareschi alla moglie. Marinelli,<br />

l’organizzatore della squadraccia che aveva ucciso Matteotti, davanti agli agenti scoppia<br />

in lacrime e si ribella: devono strapparlo con la forza dal letto dove si sta curando<br />

l’influenza. Tullio Cianetti, 44 anni, ex sottosegretario alle Corporazioni, viene arrestato<br />

il 13 ottobre in Lazio, a Zagarolo. Alla vista dell’ordine di cattura si mette a ridere:<br />

«Camerati, ma questo è uno sbaglio», dice ai poliziotti. «Mussolini sa bene come sono<br />

andate le cose». Anche Emilio De Bono è rintracciato lo stesso giorno ma evita il carcere<br />

preventivo. Il sessantasettenne maresciallo d’Italia e quadrumviro della marcia su Roma<br />

è ammalato e Mussolini, personalmente, consente che rimanga agli arresti domiciliari<br />

nella sua villa di Cassano d’Adda.<br />

Ciano: il capro espiatorio<br />

La caccia si conclude con l’arresto di Galeazzo Ciano, quarantenne, ex ministro degli<br />

Esteri e genero del duce. Tutti gli altri gerarchi, infatti, sono fuggiti: Dino Grandi in<br />

Portogallo, Giuseppe Bottai in Algeria, Dino Alfieri e Giuseppe Bastianini in Svizzera,<br />

Edmondo Rossoni in Vaticano, Alfredo De Marsico in una tenuta agricola presso Velletri,<br />

Cesare Maria De Vecchi, Giovanni Balella, Annio Bruno Bignardi, Luigi Federzoni e<br />

Alberto De Stefani erano invece nascosti a Roma.<br />

Ciano, con la moglie Edda e i figli, si trova fin dal 27 agosto in Germania dove Hitler gli<br />

ha messo a disposizione una villa di Oberhallmannshausen, sul lago bavarese di<br />

Starnberg, e non nutre sospetti sul proprio futuro. Ha persino rinunciato a chiedere il<br />

passaporto per trasferirsi in Spagna e Mussolini sembra avergli perdonato il voto al Gran<br />

Consiglio. «Quello che è stato è stato», ha detto Ciano al duce, una sera della fine di<br />

settembre, mentre cenano assieme nel castello di Hirschberg. «Non pretendo nessuna<br />

carica nel nuovo partito fascista repubblicano. Mi basta essere arruolato come semplice<br />

pilota». Mussolini, muto, ha quasi annuito. Invece, a quell’epoca, Ciano è già<br />

condannato. Pavolini e Ribbentrop vogliono la sua morte e anche la neonata Repubblica<br />

Sociale Italiana ha deciso di sacrificarlo per affermare – sia all’interno che all’estero –<br />

l’«efficenza rivoluzionaria» del nuovo governo di Salò.<br />

Il processo pubblico contro Ciano, De Bono, Marinelli, Pareschi, Gottardi, Cianetti e gli<br />

altri tredici latitanti viene deciso da Mussolini con la costituzione del Tribunale Speciale<br />

straordinario formato da «fascisti di provata fede», col compito di giudicare «i traditori

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