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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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chiusi il martedì 16 novembre per protestare contro la scarcerazione del nazista, furono<br />

imbrattati nel corso della notte con svastiche e scritte di: «Ebreo! Kappler non è<br />

morto». Ma il rabbino aggiungeva: «Un altro rigurgito di nazismo, più sottile, lo<br />

abbiamo trovato nelle argomentazioni che alcuni usano per sostenere che Kappler ormai<br />

può essere perdonato. “Kappler,” dicono questi ambigui difensori, “fu un pesce piccolo<br />

preso nella rete di ordini che venivano da Hitler stesso attraverso il maresciallo<br />

Kesselring. Fu insomma lo strumento e non il mandante della strage delle Fosse<br />

Ardeatine. Per questo le sue colpe possono essere perdonate”. Non esiste concezione<br />

più pericolosa per una società civile. Con questa “filosofia dell’obbedienza” si rinuncia al<br />

principio per cui un uomo è responsabile delle proprie azioni e così si rinuncia al<br />

concetto stesso di umanità, si perde ogni identità e ci si mette in balia di ideologie<br />

aberranti come appunto quella nazista».<br />

Eppure lo stesso Stato tedesco sembra avere abbracciato la tesi secondo la quale<br />

Kappler sarebbe un soldato che ha compiuto il proprio dovere eseguendo ordini<br />

superiori. Infatti si è detto che la Repubblica federale gli passava una pensione mensile<br />

di circa un milione di lire, come ex combattente della Wehrmacht in pensione; la cosa è<br />

stata ora smentita, ma molto blandamente […].<br />

Il tema della responsabilità individuale, contrapposta al dovere di obbedire comunque<br />

agli ordini – specie nel caso di militari – è stato dibattuto in modo importante nel nostro<br />

tempo e ogni discussione ha un paradigma illustre cui riferirsi. Il massimo esempio di<br />

dibattito sulla questione è, ovviamente, il processo di Norimberga.<br />

Il processo a «tutti gli uomini di Hitler», ai ventidue massimi criminali di guerra nazisti,<br />

fu celebrato a Norimberga, città delle adunate nibelungiche del nazismo, tra il 20<br />

novembre 1945 e il 1° ottobre 1946. Si concluse con dodici condanne a morte per<br />

impiccagione, tre ergastoli, due condanne a vent’anni di reclusione, una a quindici, una<br />

a dieci e tre assoluzioni. In seguito si svolsero altri processi simili contro altri criminali<br />

nazisti, e in Giappone contro i responsabili dell’attacco a Pearl Harbour.<br />

Ma i giuristi sollevano ancora oggi forti dubbi sulla legittimità di quel processo. In<br />

passato la punizione dei criminali di guerra era sempre stata considerata teorica, perché<br />

non si pensava di poter trovare un tribunale neutro, capace di giudicare con obiettività i<br />

belligeranti. Inoltre non è mai esistita una norma di legge che punisca la guerra in<br />

quanto tale e la consideri crimine (solo dopo Norimberga verrà introdotta nel diritto la<br />

nozione di «genocidio»). Anzi, spesso la guerra era stata considerata uno strumento<br />

della politica internazionale e un modo di dirimere le controversie fra stati. «La<br />

continuazione della diplomazia con altri mezzi», secondo la classica formula di<br />

Clausewitz.<br />

Alla fine della Prima Guerra Mondiale qualcuno aveva chiesto l’incriminazione del Kaiser<br />

e dei suoi generali, per avere essi compiuto delitti contro la pace e l’umanità. Ma non si<br />

riuscì a dare un fondamento giuridico sufficiente alla richiesta. I giuristi non trovavano<br />

schemi in cui inquadrare un simile processo.<br />

Il secondo conflitto mondiale resuscita il problema. Il 13 gennaio 1942 nove governi di<br />

paesi fatti occupare da Hitler, in esilio a Londra, proclamano una «Dichiarazione di San<br />

Giacomo», per cui a guerra finita i capi nazisti devono essere messi sotto processo.<br />

Il 7 ottobre 1942 il Presidente americano Roosevelt e il Lord cancelliere britannico<br />

Simon annunciano che è stata costituita una commissione per l’investigazione sui crimini<br />

di guerra, che rappresenta 17 governi. Il 30 ottobre 1943 la conferenza di Mosca dei<br />

capi dei Paesi alleati emana la Dichiarazione in cui si stabilisce definitivamente che i<br />

criminali di guerra nazisti saranno processati e puniti. Da essa nasce l’accordo 8 agosto<br />

1945 per l’istituzione del Tribunale militare internazionale per la repressione dei crimini<br />

di guerra tedeschi. L’atto costitutivo prevede che la corte sia composta di quattro

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