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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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«Frau Beetz, quella bellissima signora tedesca che andava a trovare Ciano a Verona, nel<br />

carcere degli Scalzi, era stata sua segretaria?».<br />

«Era piacente, graziosa, non bellissima, la chiamavano Felicita, non è mai stata mia<br />

segretaria, ma dipendeva dal camerata Löss, e proveniva dalla Divisione VI, il Servizio<br />

informazione politico di Berlino. Era molto intelligente. Non so com’è finita».<br />

«Dicono anche che è stato lei a fare prigioniera Mafalda di Savoia, la principessa morta<br />

a Buchenwald».<br />

«Quante grandissime bugie. È così che si distrugge la reputazione di un uomo.<br />

Kesselring mi disse: “Dal Quartier Generale del Führer mi chiedono di far trasferire la<br />

principessa, perché laggiù c’è il marito. Mi può aiutare?”. Con un espediente la feci<br />

invitare alla nostra Ambasciata, dove c’era ad attenderla un ufficiale d’aviazione, al<br />

quale venne presentata, e una nostra ausiliaria in divisa, tutti e due inviati da<br />

Kesselring. Io, del resto, al Quartier Generale avevo visto il principe d’Assia, e sono<br />

certo che Kesselring era in buona fede, non immaginava le intenzioni di Hitler né il<br />

destino di quella povera donna».<br />

«Dopo l’8 settembre. lei avrebbe trovato, sul tavolo di Badoglio, una specie di<br />

confessione del maresciallo Cavallero, sul cui suicidio gravano ancora molte ombre».<br />

«Non ho mai visto il tavolo di Badoglio. Ho incontrato Cavallero dopo l’armistizio<br />

dell’Italia. Fui io che mandai il capitano Wehner a liberarlo a Forte Boccea, dov’era<br />

detenuto. Cavallero venne condotto alla nostra Ambasciata, era pieno di riconoscenza,<br />

fece un discorso molto retorico, e alla fine, per sbaglio, gridò “Viva il re”. Lo<br />

rifocillammo nella cantina dov’era sistemata una mensa, c’erano anche altri personaggi,<br />

militari e gerarchi, molti indossavano un cappotto sul pigiama, alcuni passeggiavano nel<br />

parco, erano stati portati via all’improvviso e alla svelta. Qualcuno chiese di poter<br />

raggiungere la famiglia senza scorta, bastava gli prestassimo una pistola. Da un sacco,<br />

che si trovava in una baracca, tirai fuori delle rivoltelle. Erano nuove, lucide d’olio, le<br />

avevano appena sequestrate. Li avvertii: “State attenti non sono ancora pulite”. Così<br />

Cavallero si è ucciso con un’arma che gli avevo dato io, ma non è vittima di una mia<br />

macchinazione. Ho conosciuto meglio Graziani, di lui anzi dicevo: “Odia tanto Badoglio,<br />

per questo non ci lascerà».<br />

«Nella deportazione degli ebrei di Roma, qual è stata la sua parte?».<br />

«Ho fatto il possibile per evitarla, perché la ritenevo una bestialità politica, una idea<br />

cretina. Non mi hanno infatti condannato per questo reato»<br />

«Lei era antisemita?».<br />

«Sulla questione razziale non ho mai avuto una opinione; non li amavo perché erano<br />

ebrei, ma non li odiavo nemmeno. Da ragazzo, avevo un compagno di scuola israelita,<br />

qualcuno gli faceva dei dispetti, ma io trovavo questo comportamento sciocco.<br />

L’antisemitismo è assurdo, ma ugualmente assurdo è condannare chi critica una<br />

persona che è ebrea. Sono dell’idea dello scrittore Schlamm: vorrei essere autorizzato a<br />

dare del mascalzone ad uno anche se è circonciso. Non capisco identificare nell’ebreo<br />

razza e religione; l’ebreo italiano è concittadino dell’israeliano. Ma un italiano che va alla<br />

chiesa anglicana non è nello stesso tempo inglese. Mi lasci, per favore, cercare ancora<br />

di spiegarmi meglio con un caso vissuto. Io non vidi a suo tempo, e probabilmente per<br />

miopia mentale, nulla di male e nessuna discriminazione nella legge che vietava<br />

matrimoni tra ebrei e tedeschi. A me non sembrò molte dissimile dalle disposizioni<br />

ecclesiastiche che, per quanto mi risulta, considerano indesiderabili le nozze tra cattolici<br />

e non. E non so se oggi in Israele sono ammessi sposalizi tra ebrei e non ebrei. Ma<br />

quando, molto più tardi, sarà stato nel 1943, in uno dei miei brevi viaggi da Roma a<br />

Berlino, incontrai per la prima e sola volta due persone con quell’abominevole, per chi<br />

l’ha decretate, s’intende, pezzo di stoffa giallo con la “stella di Davide”, allora tutto

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