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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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consigliato seriamente di incollarsele al cranio col mastice; lui non le diede retta. Gli<br />

agenti delle SS che poi lo arrestarono non ebbero difficoltà a riconoscerlo.<br />

L’attività di Giuseppe Montezemolo dura solo sei mesi, ma è frenetica. Nel giro di poche<br />

settimane riesce ad organizzare un servizio radio e uno di corrieri (via terra e via mare)<br />

per il collegamento con il Sud. A metà ottobre del 1943 il giovane colonnello del Genio<br />

ha già creato centri di raccolta notizie, oltre che a Roma, a Venezia, Verona e Treviso. A<br />

fine novembre si aggiungono i centri di Milano, Bologna, Varese e Bolzano.<br />

Due mesi dopo, nuovi centri nascono a Cremona, Vercelli, Alessandria e Pavia. Scrive<br />

ancora Boeri: «Fra i numerosi gruppi del Servizio informazioni, il più forte, il più<br />

completo forse per numero e per mezzi, era il Gruppo Montezemolo. Creato a Roma, il<br />

24 settembre 1943, sotto la diretta cura del col. Montezemolo, ebbe sin dagli inizi una<br />

sicura impronta e, per i! valore dei suoi componenti, un’enorme fede. Il grande<br />

scomparso era un vero maestro, dava l’esempio… ». Condotte con rigore e competenza<br />

militari, la raccolta, la cernita e l’interpretazione delle informazioni raccolte dal Gruppo si<br />

dimostrano un utilissimo apporto alla guerra degli Alleati. Nei primi 4 mesi Montezemolo<br />

manda 5 lunghi e densi rapporti. Nei successivi 14 mesi. il Gruppo che ha preso il suo<br />

nome ne trasmetterà 152.<br />

Riccardo Bauer, che dal Partito d’Azione aveva avuto l’incarico di responsabile del<br />

settore militare, ha stretti rapporti con Giuseppe Montezemolo. Bauer ci ha detto: «Ho<br />

un ottimo ricordo di lui; era simpaticissimo, molto aperto, corto e intelligente. Ma era<br />

imprudente». Imprudente perché di una fredda temerarietà; come quando. il 23<br />

settembre, esce a passo tranquillo dal portone principale del ministero della Guerra,<br />

vestendo abiti borghesi e passando davanti a quegli stessi ufficiali tedeschi che pochi<br />

minuti prima lo hanno visto in uniforme e che stanno catturando tutto il personale del<br />

ministero.<br />

Viene arrestato dalle SS la mattina del 25 gennaio 1944 e portato nel famigerato<br />

comando di via Tasso. Interrogato, dà – come vuole il regolamento – nome, grado e<br />

numero di matricola. Niente altro. Lo torturano, gli spaccano a pugni la mascella<br />

sinistra, gli strappano i denti e le unghie dei piedi, ma non ottengono una parola di più<br />

del grado, nome, numero di matricola. Il 24 marzo è prelevato da Regina Coeli (dove<br />

era stato trasferito), portato con altri 334 detenuti alle Fosse Ardeatine e trucidato con<br />

loro. È sepolto lì, nella tomba numero 31.<br />

Franco Fucci<br />

Roma sotto il tallone nazista<br />

«Scendo per via Capo le Case verso il centro e arrivo in piazza Colonna dove era stato<br />

indetto dai partiti dell’opposizione un comizio. Ma questo purtroppo ha ormai perduto<br />

ogni importanza e in realtà la folla non è numerosa. Unica nota simpatica: l’arrivo di una<br />

colonna di dimostranti, con alla testa l’attore Carlo Ninchi, i quali inveiscono contro i<br />

tedeschi e gridano: “Alle armi, alle armi! Andiamo a Porta San Paolo!”. Ma ormai né a<br />

San Paolo né a San Giovanni c’è più nulla da fare. Roma è caduta. Incomincia la nostra<br />

prigionia». Così annota sul suo diario, la sera del 10 settembre 1943, il giornalista e<br />

commediografo Carlo Trabucco: la prigionia di Roma durerà nove mesi, esattamente<br />

268 giorni.<br />

Da questo momento, rapidamente, la capitale muta volto, vita, atmosfera. Entro i suoi<br />

sette colli, dove già risiedono un milione di abitanti, deve accogliere più di 500.000<br />

profughi fuggiti dalle province vicine e dal Meridione e che si accampano nei Fori e<br />

lungo le mura e pascolano le loro poche bestie nei prati di Villa Borghese e negli orti

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