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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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canto cadenzato: i tedeschi stanno avvicinandosi. La colonna è composta di 156 uomini,<br />

cioè tutta l’11ª compagnia del 3° battaglione del reggimento di polizia SS «Bozen», da<br />

poco di stanza a Roma. Il reggimento, formato nell’ottobre 1943 con reclute del Sud-<br />

Tirolo e comandato dal maggiore Hellmuth Dobbrick, è ancora in addestramento; fra gli<br />

esercizi che deve compiere c’è anche una marcia quotidiana attraverso la città.<br />

Pomeriggio di fuoco a Roma<br />

I tedeschi sono ormai ai piedi di via Rasella; marciando su tre file, scortati da<br />

autoblindo, affrontano la salita. Il loro canto rimbomba, qualcuno si affaccia alle<br />

finestre. La colonna supera il n. 132 dove c’è un negozio di fotografia, poi arriva al n.<br />

140 e, a questo punto, Franco Calamandrei – dall’estremità della strada – fa il cenno<br />

convenuto. Davanti a Palazzo Tittoni Bentivegna accende la pipa, la tiene fra i denti,<br />

apre lo sportello del carretto, l’accosta alla miccia, poi rinchiude, posa sul coperchio il<br />

proprio berretto e attraversa la strada di buon passo, dinanzi alle prime file delle SS in<br />

marcia, dirigendosi verso via Quattro Fontane, dove lo attende Carla Capponi con<br />

l’impermeabile. Dentro al carretto della spazzatura la miccia, lunga mezzo metro, si<br />

consuma, sibilando, alla esatta velocità di un centimetro al secondo: in meno di<br />

cinquanta secondi raggiunge il detonatore innescato. Sono le 15.45. Dal carretto della<br />

nettezza urbana, con una deflagrazione che fa tremare l’intero isolato ed è udita in tutto<br />

il centro di Roma, si leva una fiammata giallastra accompagnata da una terribile raffica<br />

di pezzi di ferro e biglie di acciaio. Ricorda Carla Capponi: «Vedo Bentivegna venirmi<br />

incontro, gli butto sulle spalle l’impermeabile, giriamo insieme l’angolo. L’esplosione,<br />

eccola. Un autobus che passa sbanda verso i cancelli di Palazzo Barberini, noi riceviamo<br />

una spinta fortissima per lo spostamento d’aria… ».<br />

Ventisei SS sono uccise sul colpo dallo scoppio, un mezzo blindato in coda alla colonna<br />

va distrutto, brucia e le fiamme lambiscono i muri delle case. Uomini morenti si<br />

contorcono a terra, sangue dappertutto, anche sulla facciata di Palazzo Tittoni. Nello<br />

stesso tempo tre altri partigiani, che erano in via Boccaccio e che in quel momento si<br />

trovano alle spalle della colonna SS, entrano in via Rasella, lanciano quattro bombe da<br />

mortaio Brixia e fuggono dileguandosi oltre la galleria di via del Traforo. I soldati del<br />

«Bozen» si disperdono urlando e sparando a caso con i mitra; alcuni raggiungono di<br />

corsa il ministero delle Corporazioni, dove in quel momento ci sono Buffarini Guidi, il<br />

console generale tedesco a Roma Eitel Möllhausen e altri ufficiali fascisti e nazisti e li<br />

informano a gran voce dell’attentato. Improvvise, misteriose sparatorie scoppiano in via<br />

Veneto, all’angolo di via Boccaccio e in via Rasella dove il primo ad accorrere è il<br />

questore di Roma, Pietro Caruso: nella strada, devastata e piena di cocci di vetro, di<br />

detriti, di pezzi di mobili, alcune SS stanno componendo sui marciapiedi le spoglie dei<br />

morti e la fila dei cadaveri è lunga una ventina di metri. Le perdite dei tedeschi<br />

ammontano a circa il 60 per cento della compagnia: 26 uomini sono stati uccisi dalla<br />

deflagrazione, 60 sono feriti, ma sette versano in fin di vita e non si salveranno.<br />

Dopo Caruso arrivano il comandante tedesco di Roma (Stadtkommandant) generale<br />

Kurt Maeltzer, il console Möllhausen, il ministro fascista Buffarini Guidi, il federale<br />

dell’Urbe, Pizzirani, col suo vice Serafini, il generale della Milizia, Ortona. Maeltzer,<br />

accorso ubriaco dal vicino albergo «Excelsior» di via Veneto, davanti alle salme delle SS<br />

si infuria e ordina di rastrellare tutta la strada, casa per casa. Donne, uomini e bambini<br />

sono rapidamente strappati dagli appartamenti, trascinati nella via e allineati ai muri con<br />

le braccia alzate. Fra loro, poco dopo, c’è anche Bice Tittoni, proprietaria del palazzo e

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