SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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20.05.2013 Views

albettava: «Adesso tocca a noi». Eravamo terrorizzati. Sento ancora quelle grida rauche. Testimonianza raccolta da Albin Bubnič e Ricciotti Lazzero

Capitolo settantatreesimo Le Fosse Ardeatine Venerdì 24 marzo 1944, festa di San Gabriele Arcangelo, i giornali della sera, a Roma, escono puntualmente malgrado le difficoltà nei rifornimenti della carta, nei trasporti e nelle comunicazioni. Tutti, in prima pagina, riportano la cronaca del più importante fatto del giorno – la celebrazione del venticinquesimo anniversario della fondazione dei fasci di combattimento – e un annuncio, senza commenti, dell’ufficio annonario della capitale: dall’indomani la razione giornaliera di pane sarebbe diminuita da 150 a 100 grammi a persona. Il Giornale d’Italia informa che «il Papa gode buona salute» e un’intervista esclusiva con l’archiatra pontificio, Galeazzi Lisi, consente al giornale di smentire le notizie di fonte estera secondo le quali Pio XII sarebbe stato gravemente malato. Sull’organo del Vaticano – l’Osservatore Romano, anch’esso quotidiano della sera – un corsivo anonimo in prima pagina rivolge un singolare appello ai romani invitandoli ad astenersi da ogni atto di violenza, atti – dice il giornale – che provocherebbero soltanto severe rappresaglie, dalle quali prenderebbe l’avvio una serie infinita di episodi penosi. Nascosta in un convento di Roma per sfuggire ai tedeschi, una donna americana (che dopo la guerra pubblicherà il proprio diario sotto lo pseudonimo di Jane Scrivener) commenta: «L’autore di questo breve appello deve già sapere qualcosa degli avvenimenti di ieri in via Rasella. Forse domani ne sapremo di più». Infatti, la mattina del giorno seguente, sabato, il Messaggero pubblica questo comunicato: «Nel pomeriggio del 23 marzo 1944 elementi criminali hanno eseguito un attentato con lancio di bombe contro una colonna tedesca di polizia in transito per via Rasella. In seguito a questa imboscata trentadue uomini della polizia sono stati uccisi e parecchi feriti. La vile imboscata fu eseguita da comunisti badogliani. Sono ancora in atto le indagini per chiarire fino a che punto questo criminoso fatto è da attribuirsi ad incitamento anglo-americano. Il comando tedesco è deciso a stroncare l’attività di questi banditi scellerati. Nessuno dovrà sabotare impunemente la cooperazione italotedesca nuovamente affermata. Il comando tedesco perciò ha ordinato che per ogni tedesco assassinato dieci criminali comunisti badogliani saranno fucilati. Quest’ordine è già stato eseguito». In poco più di cento parole quindi è condensata – senza mai nominarla – l’infamia delle Fosse Ardeatine. Dal 22 gennaio 1944, quando gli Alleati sbarcano ad Anzio, quaranta chilometri a sud di Roma, il movimento di resistenza nella capitale decide di non attendere che gli angloamericani liberino la città, ma di passare immediatamente all’azione. I partigiani in azione a Roma Le direzioni operative sono diverse: una strategia è diretta a colpire le linee di comunicazione tedesche che portano ai fronti di Cassino e di Anzio; un’altra progetta di creare una minaccia di insurrezione armata all’interno di Roma per scoraggiare i tedeschi da qualsiasi tentativo di tenere la città. Anche se nessuna di queste linee si concretizza, nelle settimane che seguono lo sbarco di Anzio i partigiani distruggono depositi di carburante e di munizioni, le strade principali vengono cosparse di chiodi a

albettava: «Adesso tocca a noi». Eravamo terrorizzati. Sento ancora quelle grida rauche.<br />

Testimonianza raccolta da Albin Bubnič e Ricciotti Lazzero

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