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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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dalla direttrice dell’asilo Margherita Grünwald Levi ai maestri e officianti religiosi Carlo<br />

Maestro e Salvatore Segre, agli uscieri Massimiliano Campi e Isacco Israel, al custode<br />

del Tempio, Vittorio Acco: Morpurgo morirà a Monowitz, sembra, il 4 novembre 1944).<br />

La sera dopo, quella del 20 gennaio, le SS irrompono nella Pia Casa Gentilomo di via<br />

Cologna 29, un ricovero per vecchi ebrei inabili al lavoro. I tedeschi sanno quanti sono<br />

gli ospiti, una ottantina, a quali nazionalità appartengono e a che ora cenano: glielo ha<br />

detto, in un interrogatorio, la custode della Pia Casa, l’austriaca Marianna Waltzl,<br />

cinquantaseienne, originaria di Graz e non ebrea. Le SS giungono accompagnate da tre<br />

camion e penetrano in refettorio dove i ricoverati stanno per mettersi a tavola. In pochi<br />

minuti, sotto gli occhi della gente che è accorsa dinanzi all’edificio, 54 vecchi –<br />

compresa una donna novantenne e quelli che sono a letto e indossano ancora la<br />

camicia – sono portati via. Di loro non si saprà più nulla; alla fine di gennaio metà<br />

Trieste può considerarsi «Judenfrein», «ripulita dagli ebrei».<br />

A Fiume, in ottobre, i tedeschi compiono una prima razzia di ebrei. La comunità<br />

israelita, che conta circa 1500 persone, è colta di sorpresa e l’azione – condotta dalle SS<br />

con l’aiuto dell’ufficio politico della questura, retto dal tenente della milizia fascista<br />

Chianese – provoca un numero rilevante ma imprecisato di vittime, forse un centinaio.<br />

Si tratta, soprattutto, di ebrei croati, russi, bulgari e polacchi che avevano cercato<br />

salvezza dalla persecuzione nei loro Paesi con la fuga a Fiume, considerata «porta» di<br />

Trieste e anticamera dell’espatrio. Tuttavia, a questa retata non ne seguono<br />

praticamente altre così massicce. Gli arresti di ebrei (in totale i deportati saranno 258 e,<br />

secondo le già citate statistiche di Eloisa Ravenna, ne tornarono soltanto 22) avvengono<br />

sporadicamente, specie ai posti di blocco tedeschi costituiti attorno alla città o sulla base<br />

di delazioni […].<br />

Se gli ebrei di Fiume scampano in larga parte alla morte ed evitano nuove grandi razzie<br />

lo debbono all’opera generosa ed eroica di un funzionario dell’ufficio stranieri, della<br />

questura, il commissario capo dottor Giovanni Palatucci, 40 anni, nativo di Monte<br />

Marano (Avellino) e che già in passato, fin dall’applicazione delle leggi razziali fasciste<br />

[…] si era adoperato in loro favore. Palatucci, d’accordo col CLN clandestino, fa<br />

immediatamente distruggere i registri degli ebrei custoditi in questura e ordina<br />

all’anagrafe municipale di non rilasciare alcun documento riguardante i cittadini di razza<br />

ebraica senza previa informazione all’ufficio stranieri: mediante questa disposizione,<br />

Palatucci ottiene il controllo sui preparativi delle SS e della polizia di Salò contro gli<br />

ebrei. Purtroppo, a settembre del 1944, Palatucci viene arrestato: i tedeschi già<br />

sospettavano di lui; le autorità della RSI, sulla base dei rapporti dell’ufficio politico della<br />

questura, lo avevano indicato come un «probabile confidente» degli ebrei. Catturato di<br />

notte nella sua casa e internato nel campo di concentramento di Dachau, il funzionario<br />

vi verrà ucciso il 10 febbraio 1945 […].<br />

In novembre la deportazione si abbatte anche su Gorizia […]. Dopo avere praticamente<br />

annesso al Reich la Venezia Giulia e Tridentina e la provincia di Belluno – tanto che al<br />

ponte di Azzanello, limite della provincia di Udine verso quella di Treviso, c’è una vera e<br />

propria sbarra di confine – nella seconda metà di novembre i tedeschi fanno irruzione<br />

nell’ufficio anagrafe del comune e si impadroniscono dell’elenco degli ebrei. Poi, la sera<br />

del 23, subito dopo il coprifuoco, si recano alle abitazioni degli israeliti indicati nelle<br />

liste: benché già messi in allarme, alla vigilia, da alcune guardie di pubblica sicurezza<br />

che avevano avuto sentore di quanto si preparava, nessuno di loro è riuscito ad<br />

organizzare in tempo la propria fuga. A mezzanotte, quarantacinque ebrei sono già<br />

rinchiusi nelle celle delle carceri giudiziarie di via Barzellini: il più anziano è una donna,<br />

la signora Emma Michelstädter, di 89 anni, madre del filosofo Carlo; il più giovane è un

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