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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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La Brigata è inviata in linea alla fine di febbraio del 1945 e destinata ad un settore<br />

relativamente calmo del fronte, ad Alfonsine in Romagna. È evidente l’intendimento del<br />

comando inglese di tenere la Brigata lontana dalle zone più impegnative della Linea<br />

Gotica. Timore per il poi, come si è detto? Scarsa fiducia nelle sue capacità combattive?<br />

Preoccupazione che interi reparti di ebrei cadano nelle mani dei nazisti? Forse un po’ di<br />

tutto questo. Comunque, la Brigata è impegnata in combattimento il 19 e 20 marzo e,<br />

subito dopo, è trasferita sul Senio, dove si trova di fronte reparti di una divisione<br />

tedesca di paracadutisti.<br />

Gli uomini della Brigata si comportano bene: un episodio lo dimostra. Ai primi di aprile il<br />

tenente Tony van Ghelden e il soldato Mosè Wadl da soli catturano una squadra di 12<br />

mitraglieri tedeschi. Curioso particolare: quando i nazisti apprendono di essere stati fatti<br />

prigionieri da soldati ebrei, diventano smorti dalla paura e chiedono pietà: non è poi del<br />

tutto vero, allora – a proposito della polemica scoppiata al riguardo nel dopoguerra –<br />

che «il buon soldato Müller» non sa nulla del trattamento riservato dal nazismo agli<br />

«Juden».<br />

Finite le operazioni in Italia, la Brigata viene mandata in Belgio e poi in Olanda; ma<br />

quando ci arriva, la guerra è finita anche lì. Quindi la partecipazione effettiva della<br />

Brigata alle operazioni belliche è limitata alle ultime otto settimane del conflitto. Quando<br />

sono in Italia e durante la permanenza nel nord Europa, i militari della «Jewish Brigade»<br />

si dedicano anche al compito di recuperare, aiutare e coordinare gli ebrei sopravvissuti<br />

allo sterminio nei Paesi europei.<br />

Nel 1946 la tensione in Palestina fra ebrei e inglesi è ormai arrivata al punto di rottura;<br />

la potenza mandataria decide lo scioglimento della Brigata. Ma ormai il processo storico<br />

è irreversibile e sta per nascere Io Stato di Israele. Non servono a nulla le manovre<br />

dilatorie, il mandato scade e gli inglesi devono andarsene. Gli uomini della «Jewish<br />

Brigade» danno vita, insieme con i volontari dell’Haganah (l’esercito clandestino<br />

antinglese), alle forze armate del nuovo Stato.<br />

Il generale Benjamin, che ha comandato per due anni l’unità, finisce nella lontana<br />

guarnigione di Hong Kong. Amareggiato per le vicende non brillanti della sua carriera,<br />

nel 1950 si ritira dal servizio attivo. Fino alla morte, avvenuta nel 1969, ricoprirà la<br />

carica di tesoriere onorario della «Associazione dei ragazzi della Brigata ebraica», cioè<br />

un sodalizio di reduci: piccolo, patetico riconoscimento dei suoi meriti.<br />

Franco Fucci<br />

«Vi mando il mio portafoglio»<br />

La tragedia degli ebrei italiani sott o la Repubblica Sociale emerge dolorosamente dalle<br />

ultime lettere e messaggi lasciati dagli israeliti deportati verso i campi di sterminio<br />

Il 27 novembre 1943 tedeschi e fascisti, a Firenze, fanno irruzione nel convento del<br />

Carmine, dopo avere sfondato la porta con un carro armato, e catturano, fra gli altri, la<br />

signora Wanda Abenaim, moglie del rabbino di Genova, Riccardo Pacifici, deportato alla<br />

morte pochi giorni prima. Wanda Abenaim viene subito rinchiusa nel carcere di Santa<br />

Verdiana.<br />

Di là manda due messaggi ad una amica. Il primo , del 30 novembre, è firmato «Vanna»<br />

(forse per una precauzione) e lo recapita un milite fascista che pretende ed ottiene un<br />

compenso enorme, mille lire (pari alla paga mensile di un operaio specializzato). Il<br />

secondo e ultimo messaggio è una cartolina postale, scritta da Verona il 7 dicembre e<br />

lasciata cadere dal treno:

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