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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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trasferito al RSHA di Berlino e assegnato all’ufficio IV-B-4 di Eichmann come «relatore<br />

sul problema ebraico» e consigliere di governo.<br />

Eichmann lo manda in Italia «per mettere le cose a posto»<br />

Non è un caso, probabilmente, che l’arrivo di Bosshammer al RSHA (l’Ufficio centrale<br />

per la sicurezza del Reich, cioè la superpolizia dello Stato nazista) coincida proprio con<br />

la conferenza di Grosse Wannsee, a Berlino, convocata per codificare lo sterminio degli<br />

ebrei europei.<br />

Sta di fatto, però, che, conoscendo inglese e francese, Bosshammer viene anche<br />

incaricato della cosiddetta «Antigruelpropaganda», cioè della «contropropaganda<br />

crudeltà» (con cui i nazisti tentavano di confutare le accuse della stampa e della radio<br />

alleate che denunciavano crimini di guerra e contro l’umanità del Terzo Reich). Come<br />

«relatore sul problema ebraico», Bosshammer – fin dalla primavera del 1942 – cura i<br />

dettagli e i piani della «soluzione finale» in Bulgaria, Romania e Slovacchia.<br />

Tuttavia, Bosshammer non arriverebbe in Italia se Eichmann, scontento del modo con<br />

cui la SS Dannecker ha condotto la deportazione degli ebrei di Roma (ottobre 1943),<br />

non lo convocasse d’urgenza a metà del gennaio 1944 perché programmi la «soluzione<br />

finale» anche in Italia.<br />

Eichmann gli dà queste istruzioni: «Vada lei, per favore, a mettere a posto le cose<br />

laggiù». Insediatosi a Verona presso il comando della polizia di sicurezza e del servizio<br />

di sicurezza (BdS Italien) con la qualifica di «relatore per gli affari ebraici» ma agendo in<br />

realtà, in modo del tuffo indipendente per quanto concerne l’identificazione e la<br />

deportazione degli ebrei, Bosshammer costituisce una rete di comandi e di posti<br />

avanzati (Aussenkommando e Aussenposten) tale da consentirgli un minuzioso controllo<br />

sia delle questure che delle carceri di tutte le province della RSI.<br />

Uno dopo l’altro i registri con i nomi degli ebrei, compilati nel 1938 per il famigerato<br />

censimento fascista della Demografia e Razza, finiscono inesorabilmente sul tavolo di<br />

Bosshammer ed egli, su quella base, conduce i rastrellamenti e le catture per tutto il<br />

1944 e l’inizio del 1945.<br />

Viene ritenuto il responsabile diretto della morte di 3496 ebrei italiani<br />

Scoperto e arrestato nel 1968 a Wuppertal, nella Germania occidentale, Bosshammer –<br />

che ha ripreso ad esercitare, seppure con scarso profitto economico, la professione<br />

forense – viene processato nel 1972 dalla Corte d’Assise di Berlino Ovest sotto le accuse<br />

di correità (Mittäter) e collaborazione (Beihiefer) nella deportazione di 3496 ebrei italiani<br />

oltre a diverse migliaia di ebrei romeni, bulgari e slovacchi. La sentenza contro di lui<br />

viene emessa l’11 aprile 1972: l’imputato è riconosciuto colpevole di assassinio (mord) e<br />

concorso in assassinio per avere ucciso, fra l’altro, «per bassi motivi, in modo perfido e<br />

crudele, un numero imprecisato di ebrei italiani» (che, secondo i calcoli del Centro di<br />

Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano, dovevano essere «almeno 3496»).<br />

I giudici berlinesi infliggono all’imputato la massima pena prevista dal codice tedesco,<br />

l’ergastolo. Nel verdetto dicono che «Bosshammer nel suo zelo è andato oltre gli ordini<br />

impartitigli. I motivi? L’odio di razza e il desiderio di fare carriera. Egli non può, come<br />

altri suoi colleghi, affermare di avere solo ubbidito agli ordini e di avere ignorato la fine<br />

cui andavano incontro i suoi prigionieri. Non ci sono scusanti». E l’accusa contro<br />

Bosshammer ribadisce questo concetto citando una dichiarazione di Eichmann al<br />

processo di Gerusalemme: «Nel mio ufficio, tutti sapevano tutto; non era possibile<br />

nascondere quelle cose là».<br />

Dopo la sentenza la SS Bosshammer rimane in carcere soltanto qualche mese; è<br />

ammalato di cancro e a novembre, su consiglio dei medici, viene liberato. Gli resta

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