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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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Documenti e testimonianze<br />

Giovanni Preziosi, il «mangiaebrei» del fascismo<br />

«Ho vissuto tutta la mia vita per la grandezza della Patria. Seguii Mussolini perché vidi<br />

in lui l’uomo che alla Patria poteva dare grandezza. Dopo il 25 luglio sperai ancora. Oggi<br />

che tutto crolla non so fare nulla di meglio che non sopravvivere. Mi segue in questo<br />

atto colei che ha condivisa tutte le mie lotte e tutte le mie speranze. Di questo, un<br />

giorno, nostro figlio Romano ne andrà orgoglioso». È il messaggio di addio che Giovanni<br />

Preziosi scrive a Milano la notte del 26 aprile 1945 nell’alloggio dell’ingegner Ottolini,<br />

che l’ha ospitato in corso Venezia 25. Qualche minuto più tardi, Preziosi, assieme alla<br />

moglie, si getta dalla finestra della camera – nella quale dorme, ignaro, Romano, che ha<br />

9 anni – sita al quinto piano e che si affaccia sul cortile interno del palazzo. L’indomani<br />

mattina, 27 aprile, i due corpi vengono raccolti, senza una immediata identificazione, da<br />

un’ambulanza e trasportati all’obitorio. In corso Venezia, a quell’ora, giacciono numerosi<br />

cadaveri di gente assassinata o caduta in combattimento. È un cronista del Corriere<br />

della Sera a scoprire per primo e a riconoscere il corpo di Preziosi nella camera<br />

mortuaria. Scompare così l’alfiere dell’antisemitismo italiano, la Cassandra inascoltata<br />

della repubblica di Salò che perfino in Germania si era acquistata una fama attribuita<br />

soltanto a Julius Streicher, quella di «Judenfresser», di «mangiatore di ebrei».<br />

Preziosi, primogenito di sei figli, nasce a Torella dei Lombardi (Avellino) il 28 ottobre<br />

1881 da Aniello Preziosi, piccolo possidente del luogo, e da Antonia Bellofatto. Cresciuto<br />

in una famiglia borghese di formazione cattolica, Preziosi si laurea in filosofia e prende<br />

gli ordini religiosi a Napoli: aspira a diventare missionario dell’Opera Bonomelli ma viene<br />

ridotto allo stato laicale nel 1911-1912. Già autore di studi sull’emigrazione (1904),<br />

dopo un breve soggiorno in America inizia a Roma (1913) la pubblicazione della rivista<br />

La vita italiana destinata a durare sino al crollo della repubblica di Salò.<br />

Nazionalista durante la Prima Guerra Mondiale (è curioso rilevare che, fra le carte della<br />

segreteria particolare del Duce 1943-1945, conservate all’Archivio di Stato in Roma, si<br />

trovi anche un lungo giudizio politico-letterario, anonimo ma evidentemente preparato<br />

per Mussolini, su un libro antitedesco di Preziosi che risale al 1915, La Germania alla<br />

conquista dell’Italia), nel 1917, con Maffeo Pantaleoni, Giovanni Preziosi promuove la<br />

costituzione del fascio parlamentare di difesa nazionale. Più tardi aderisce al fascismo e<br />

contribuisce ad elaborarne il programma economico. Al principio degli Anni Venti è<br />

direttore di due giornali di Napoli, Il Mezzogiorno e Roma. Il 14 dicembre 1921 sposa<br />

Valeria Bertarelli, vedova, che ha un figlio, olimpionico di nuoto, morto diciannovenne di<br />

tubercolosi: dopo la tragica scomparsa del giovane, i coniugi Preziosi, nel 1936,<br />

adottano un bimbo a Roma, cui danno il nome di Romano.<br />

È convinto che esista l’«internazionale ebraica»<br />

È attorno al 1920 che Preziosi scopre la «congiura ebraica mondiale» ed è di<br />

quest’epoca la sua amicizia con Farinacci e, in seguito, l’alleanza fra La vita italiana e il<br />

Regime fascista, alleanza che non dura a lungo perché Preziosi, freddo intellettuale<br />

fanatico, finirà per rinfacciare a Farinacci le sue compromissioni con la massoneria<br />

contro la quale egli ha «lottato infaticabilmente per tutta la vita». Preziosi comincia la<br />

sua polemica antisemita su La vita italiana sostenendo la tesi dell’esistenza di una<br />

«internazionale ebraica»: il ben noto falso storico I protocoili dei Savi anziani di Sion,

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