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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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In sostanza, quindi, la decisione di Salò di internare gli ebrei è, come ha scritto Guido<br />

Valabrega, «la più crudele e feroce disposizione della persecuzione ebraica» e, senza<br />

dubbio, rappresenta uno dei patti che rinsaldano – dopo l’8 settembre 1943 – la nuova<br />

alleanza fra repubblichini e nazisti. Testimonianze fino a ieri inedite rivelano che i<br />

trasporti di ebrei dall’Italia ai campi di sterminio sono spesso accompagnati, fino ad<br />

Auschwitz, non soltanto dai tedeschi ma anche da reparti delle diverse polizie della RSI,<br />

Brigate nere, Carabinieri e Guardia Nazionale Repubblicana (l’israelita Frida Misul in<br />

Rugiardi, livornese, ha comunicato a chi scrive che il suo convoglio, partito da Fossoli<br />

nel maggio 1944 con destinazione Auschwitz, era scortato «da uomini delle SS e da<br />

elementi fascisti e delle Brigate nere» i quali, durante il viaggio, «preferivano gettare ai<br />

cani gli avanzi del loro cibo piuttosto che passarli a noi»).<br />

Durante i venti mesi della repubblica di Salò il numero degli ebrei arrestati e deportati<br />

varia, mese per mese, in modo instabile, da una media di 600 al mese nel periodo<br />

settembre-dicembre 1943 alle punte altissime dell’estate 1944 (1000 a giugno; 1800 in<br />

luglio) scendendo poi al centinaio del dicembre successivo. Dai campi di<br />

concentramento provinciali – organizzati dalla RSI ad Asti, Mantova, Borgo San<br />

Dalmazzo (Cuneo), Po Vecchio (Padova), Servigliano (Ascoli Piceno), Sforzacosta<br />

(Macerata) ecc. – gli ebrei vengono trasferiti a Fossoli di Carpi, in provincia di Modena,<br />

vera e propria «anticamera della morte»: in questo campo di concentramento, che ha<br />

già ospitato 5000 prigionieri di guerra inglesi e che funziona ininterrottamente per<br />

undici mesi, dall’8 settembre 1943 al 1° agosto 1944, e da dove partono i convogli<br />

diretti in Germania, i deportati ebrei vivono in dieci delle trenta baracche, quelle dal<br />

numero 1 al numero 10 (le altre sono occupate dai detenuti «politici»): costruite in<br />

muratura, pavimento di mattoni, tetto di cartone catramato e «castelli» di legno per<br />

letti, possono contenere ciascuna dagli 80 ai 100 reclusi ma nel giugno del 1944, in una<br />

sola baracca, vi sono stipati più di 200 ebrei.<br />

La Risiera di San Sabba<br />

A Fossoli vengono raccolti anche gli ebrei detenuti nei «raggi» speciali delle carceri dei<br />

vari capoluoghi (Regina Coeli a Roma, Murate per gli uomini, Santa Verdiana per le<br />

donne a Firenze, Marassi a Genova, Nuove a Torino, San Vittore a Milano, San Giovanni<br />

in Monte a Bologna). Unica eccezione è costituita dagli ebrei arrestati a Trieste e<br />

nell’«Adriatisches Küstenland», la zona italiana della Venezia Giulia posta d’autorità dai<br />

tedeschi sotto la propria amministrazione politica, civile e militare. Lì gli ebrei arrestati<br />

vengono quasi tutti inviati in Germania con almeno ventidue convogli in tredici mesi, dal<br />

9 ottobre 1943 al 1° novembre 1944. Soltanto una cinquantina vengono uccisi nella<br />

Risiera di San Sabba. la «piccola Auschwitz italiana»: secondo i complicati organigrammi<br />

nazisti per la «soluzione finale», lo sterminio fisico degli ebrei non è di competenza degli<br />

uffici delle SS ma delle autorità centrali del Reich e dei loro famigerati campi e solo per<br />

casi particolari di persone malate o intrasportabili – come ha rivelato lo storico Carlo<br />

Schiffrer, di Trieste – l’esecuzione avviene alla Risiera.<br />

Le condizioni in cui vivono gli ebrei nelle prigioni di Salò sono talmente crudeli da<br />

spingere talvolta le vittime al suicidio: soltanto a San Vittore, e nel limitato periodo fra<br />

l’11 e il 23 dicembre 1943, due ebrei si tolgono la vita gettandosi dal terzo piano<br />

all’interno del carcere e due donne ebree, una straniera e una signorina Calabresi, si<br />

impiccano a Firenze in una cella del Santa Verdiana. Agli ebrei chiusi a San Vittore<br />

vengono negati anche i pochissimi diritti concessi agli altri detenuti, «politici» e

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