SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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20.05.2013 Views

entrò in lizza, non c’era un solo italiano che non credesse che la guerra sarebbe finita vittoriosamente. […] Dopo la Tunisia, venne Pantelleria, che si arrese quando aveva acqua, viveri e munizioni ancora per cinque giorni. È noto che Pantelleria era una fortezza formidabile, non una cittadella qualsiasi trovatasi inopinatamente sul campo di battaglia. Comunque la «eroica» difesa di Pantelleria è costata in un mese di assedio aeronavale solo trentacinque morti su dodicimila soldati presenti sul posto. Fu allora chiaro che le cose non andavano come dovevano andare. La prova definitiva si ebbe con lo sbarco anglo-americano in Sicilia. Si può irrefutabilmente dichiarare che nessun anglo-americano o canadese avrebbe messo piede nell’isola se le sei divisioni costiere avessero fatto niente di più che il loro dovere. Ormai il tradimento era ordito anche qui, come a Pantelleria. Un ammiraglio di una base fortificata come Augusta non sparò un solo colpo dei suoi duecento cannoni. Allora tutti addosso al fascismo, che non ha preparato le cose. […] Ma, voi dite, noi non volevamo combattere per il fascismo. Si può rispondere semplicemente che si doveva combattere per la vita e l’esistenza della Patria. Eravamo immersi fino al collo nel fango delle trincee e ritirarsi era impossibile. Solo i germanici opposero un’accanita resistenza, quasi dovessero lottare sul suolo della loro stessa Patria. Gli anglo-americani, fatto l’armistizio con Badoglio, dissero che avrebbero combattuto esclusivamente contro i germanici. Ma Badoglio e il re sapevano bene che i germanici non si sarebbero ritirati senza difendere fino all’ultimo il terreno del combattimento. Secondo essi, gli italiani dovevano considerarsi spettatori ed assistere impunemente da un pallone stratosferico di pacifica libertà alla sanguinosa lotta. E quando non ci sarà più alcun germanico in Italia, gli italiani grideranno alla pace, alla libertà e al pane bianco; ma, invece, alla fine, quando gli italiani risaliranno dai rifugi e dalle macerie, si troveranno con una situazione alimentare tragica, con il comunismo alle porte e un fardello di guai personali sulle spalle, con gli orrori delle devastazioni causati dalle necessità belliche imposte agli anglosassoni dalle operazioni di attacco e, contemporaneamente, ai germanici per la difesa. Ma neanche allora i guai saranno finiti. Occupata l’Italia, gli anglo-americani faranno duramente lavorare gli italiani mentre i germanici bombarderanno le città occupate dai loro nemici, così come oggi gli inglesi dichiarano che sono costretti a bombardare le città perché ci sono i germanici. A loro volta i germanici diranno che sono dispiacenti, ma non possono fare a meno di bombardare le città perché ci sono gli inglesi. Così gli italiani neanche sul pallone stratosferico potranno essere spettatori di questa guerra, ma dovranno subirne sempre le tragiche conseguenze. Voi direte: meglio gli americani e gli inglesi che i tedeschi. Perché? diciamo. E voi: perché ci sono più simpatici e poi ci hanno fatto un sacco di belle promesse. La simpatia è l’unica ragione consigliabile, e noi ve la concediamo, ma in quanto alle promesse abbiamo forti dubbi e ve li diciamo. Non vi sono stati forse nel mese di agosto gli attacchi aerei più massicci? Noi vi liberiamo, dicono gli inglesi, e così, proprio come voleva la propaganda anglosassone, i tedeschi sono stati trattati come invasori. Ma gli inglesi se ne andranno presto e volentieri, come se ne andranno i tedeschi? E forse gli inglesi durante l’armistizio hanno concesso agli italiani migliori condizioni per il fatto che chi trattava la resa erano regi anziché fascisti? Dopo tre anni di guerra, il re ha detto: «Basta, ci siamo sbagliati, anzi abbiamo scherzato. Non è contro gli inglesi che dobbiamo combattere, ma contro i tedeschi». Poteva invece in tempo di pace lottare contro il fascismo, ma non gettare il Paese nella miseria e nel disonore pur di scacciare Mussolini.

Per vent’anni il re non ha protestato ed ha accettato il titolo di imperatore e di re ed ora per salvare il trono ha concluso una pace disonorante. Il re doveva combattere fino alla fine contro il nemico per la vita e per la morte, per la vittoria e per l’onore. Non doveva tradire alle spalle l’alleato e avrebbe dovuto convincerlo della impossibilità di continuare la resistenza e doveva mettere l’alleato in buone condizioni di difesa. Almeno doveva risparmiare la nostra flotta. Chi ci ridarà più le nostre navi? Se si fosse combattuto, almeno l’onore sarebbe stato salvo e i fascisti erano pronti a morire per il re e per l’Italia. Italiani, bisogna fare ogni sforzo per cacciare l’avversario dal nostro suolo sacro. Questo è il nostro dovere. Poi quando non avremo più nessun invasore fra i piedi e saremo liberi, se ci tenete, faremo un plebiscito nazionale sulla forma di governo e sui capi che si vorranno al potere. Ma ora facciamo una Italia libera, onorata e soprattutto, facciamola da noi questa cara Patria, senza l’aiuto di Fiorello La Guardia e di Eden.

entrò in lizza, non c’era un solo italiano che non credesse che la guerra sarebbe finita<br />

vittoriosamente. […]<br />

Dopo la Tunisia, venne Pantelleria, che si arrese quando aveva acqua, viveri e munizioni<br />

ancora per cinque giorni. È noto che Pantelleria era una fortezza formidabile, non una<br />

cittadella qualsiasi trovatasi inopinatamente sul campo di battaglia. Comunque la<br />

«eroica» difesa di Pantelleria è costata in un mese di assedio aeronavale solo<br />

trentacinque morti su dodicimila soldati presenti sul posto. Fu allora chiaro che le cose<br />

non andavano come dovevano andare.<br />

La prova definitiva si ebbe con lo sbarco anglo-americano in Sicilia. Si può<br />

irrefutabilmente dichiarare che nessun anglo-americano o canadese avrebbe messo<br />

piede nell’isola se le sei divisioni costiere avessero fatto niente di più che il loro dovere.<br />

Ormai il tradimento era ordito anche qui, come a Pantelleria. Un ammiraglio di una base<br />

fortificata come Augusta non sparò un solo colpo dei suoi duecento cannoni. Allora tutti<br />

addosso al fascismo, che non ha preparato le cose. […]<br />

Ma, voi dite, noi non volevamo combattere per il fascismo. Si può rispondere<br />

semplicemente che si doveva combattere per la vita e l’esistenza della Patria. Eravamo<br />

immersi fino al collo nel fango delle trincee e ritirarsi era impossibile. Solo i germanici<br />

opposero un’accanita resistenza, quasi dovessero lottare sul suolo della loro stessa<br />

Patria.<br />

Gli anglo-americani, fatto l’armistizio con Badoglio, dissero che avrebbero combattuto<br />

esclusivamente contro i germanici. Ma Badoglio e il re sapevano bene che i germanici<br />

non si sarebbero ritirati senza difendere fino all’ultimo il terreno del combattimento.<br />

Secondo essi, gli italiani dovevano considerarsi spettatori ed assistere impunemente da<br />

un pallone stratosferico di pacifica libertà alla sanguinosa lotta. E quando non ci sarà<br />

più alcun germanico in Italia, gli italiani grideranno alla pace, alla libertà e al pane<br />

bianco; ma, invece, alla fine, quando gli italiani risaliranno dai rifugi e dalle macerie, si<br />

troveranno con una situazione alimentare tragica, con il comunismo alle porte e un<br />

fardello di guai personali sulle spalle, con gli orrori delle devastazioni causati dalle<br />

necessità belliche imposte agli anglosassoni dalle operazioni di attacco e,<br />

contemporaneamente, ai germanici per la difesa.<br />

Ma neanche allora i guai saranno finiti. Occupata l’Italia, gli anglo-americani faranno<br />

duramente lavorare gli italiani mentre i germanici bombarderanno le città occupate dai<br />

loro nemici, così come oggi gli inglesi dichiarano che sono costretti a bombardare le<br />

città perché ci sono i germanici. A loro volta i germanici diranno che sono dispiacenti,<br />

ma non possono fare a meno di bombardare le città perché ci sono gli inglesi.<br />

Così gli italiani neanche sul pallone stratosferico potranno essere spettatori di questa<br />

guerra, ma dovranno subirne sempre le tragiche conseguenze. Voi direte: meglio gli<br />

americani e gli inglesi che i tedeschi. Perché? diciamo. E voi: perché ci sono più<br />

simpatici e poi ci hanno fatto un sacco di belle promesse. La simpatia è l’unica ragione<br />

consigliabile, e noi ve la concediamo, ma in quanto alle promesse abbiamo forti dubbi e<br />

ve li diciamo. Non vi sono stati forse nel mese di agosto gli attacchi aerei più massicci?<br />

Noi vi liberiamo, dicono gli inglesi, e così, proprio come voleva la propaganda<br />

anglosassone, i tedeschi sono stati trattati come invasori. Ma gli inglesi se ne andranno<br />

presto e volentieri, come se ne andranno i tedeschi? E forse gli inglesi durante<br />

l’armistizio hanno concesso agli italiani migliori condizioni per il fatto che chi trattava la<br />

resa erano regi anziché fascisti?<br />

Dopo tre anni di guerra, il re ha detto: «Basta, ci siamo sbagliati, anzi abbiamo<br />

scherzato. Non è contro gli inglesi che dobbiamo combattere, ma contro i tedeschi».<br />

Poteva invece in tempo di pace lottare contro il fascismo, ma non gettare il Paese nella<br />

miseria e nel disonore pur di scacciare Mussolini.

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