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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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Hofer e Rainer erano austriaci. Per di più, erano stati entrambi funzionari governativi<br />

asburgici fino alla fine della Prima Guerra Mondiale «e consideravano una missione<br />

storica annettere tali regioni al Reich». […]<br />

Le carte di Himmler rivelano che tra il Reichsführer e Rainer già si tratta dell’annessione<br />

della Venezia Giulia prima ancora del 25 luglio. Il disegno è indipendente dalla caduta<br />

del Duce. La Germania si appresta ad occupare territori della nazione alleata mentre i<br />

due paesi combattono contro il comune nemico. Forse l’Alto Adige e la Venezia Giulia<br />

non bastano. Nel diario di Goebbels si legge che Hitler pensava di prendersi anche il<br />

Veneto e di includerlo nel Reich in forma autonoma: «Il Veneto dovrebbe essere<br />

disposto ad accettare questa condizione tanto più facilmente in quanto il Reich, dopo la<br />

guerra vittoriosa, potrebbe fornirgli il movimento turistico al quale Venezia attribuisce la<br />

massima importanza. Anch’io considero una simile linea di frontiera come la sola pratica<br />

e desiderabile. Mi auguro soltanto che il Führer rimanga saldo in questa decisione senza<br />

lasciarsi sviare da nessun elemento e specialmente dal ridestarsi di una rinnovata<br />

amicizia per il Duce». Ecco dunque, nel giudizio dei capi tedeschi, la convenienza che il<br />

colpo sia portato a termine prima che Mussolini ricostituisca un governo e ponga Hitler<br />

nella condizione di dimostrargli solidarietà. Meglio agire subito e far trovare il Duce<br />

davanti al fatto compiuto. Nella posizione di sudditanza materiale e psicologica in cui si<br />

trova dopo l’armistizio, egli non avrà carte da giocare né potrà minacciare ritorsioni. […]<br />

Calcolo cinico, ma esatto. Così il rapporto tra il Reich e la nuova RSI comincia con una<br />

clamorosa manifestazione di spregio: l’inosservanza aperta e deliberata degli accordi<br />

Mussolini-Hitler, che nel 1938 avevano definito la posizione dei due paesi nei confronti<br />

del Tirolo.<br />

Ai primi di agosto 1943 truppe tedesche partono dalla zona slovena e si dispongono in<br />

modo da bloccare in qualsiasi momento gli accessi a Trieste. Il primo settembre una<br />

divisione tedesca attraversa il confine a Tarvisio, la 162ª arriva a Udine e prende stanza<br />

nel Friuli. Il 7 settembre questa divisione marcia su Trieste, raggiunge Aurisina l’otto,<br />

accerchia Opicina e si sistema a combattimento sulle colline. La mattina dell’otto<br />

settembre, quando ancora l’armistizio non è stato annunciato, una nave da guerra della<br />

Marina del Reich, ancorata nel porto triestino, riceve l’ordine di impedire a qualsiasi<br />

nave italiana di uscire dalla rada. Il nove, di primo pomeriggio, al 23° Corpo d’Armata di<br />

Trieste si presenta il comandante di un reggimento tedesco, il colonnello Barnbeck, e ne<br />

chiede la resa. Il Corpo d’Armata è al comando del generale Alberto Ferrero e<br />

comprende 55.000 uomini. Il reggimento tedesco ne conta sì e no cinquecento. Ferrero<br />

si arrende e scompare, Barnbeck prende la città e le installazioni militari. La sera stessa<br />

radio Berlino comunica: «Trieste è stata occupata dopo breve lotta e oltre 90.000<br />

italiani sono stati disarmati. Il tradimento che non trova confronti nella storia ricade così<br />

sugli stessi traditori». Osserva il prefetto italiano di Trieste nominato dai nazisti. Bruno<br />

Coceani: «È fuori di dubbio che quando l’armistizio fu annunciato le forze tedesche<br />

erano già padrone dei passi e delle località più importanti sui Carsi… ».<br />

L’11 mattina la Wehrmacht è a Pola, il 13 a Fiume. Per il momento il resto dell’Istria<br />

viene lasciato nelle mani dei partigiani di Tito e della NOVH, la Narodna Ostobodilack<br />

Vojska Hrvatska, l’armata nazionale di liberazione, mentre si scatena la ferocia del<br />

collaborazionista croato Ante Pavelic (uno dei peggiori criminali della Seconda Guerra<br />

Mondiale) contro quegli stessi italiani che lo hanno mantenuto e armato per anni. Alla<br />

furia selvaggia dei suoi uomini e alle vendette contro chi è ritenuto responsabile d’avere<br />

impedito l’unione dell’Istria alla Jugoslavia si devono le tragiche foibe, fosse piene di<br />

cadaveri di italiani strangolati massacrati fucilati a centinaia, che hanno coperto di<br />

sangue un’antica patria e chiuso il conto di un irrefrenabile odio razziale. Il primo<br />

ottobre i tedeschi decidono di ripulire l’Istria dalla pericolosa infezione partigiana che

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