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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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della milizia Giovanni Battista Riggio, tre dei futuri giudici di Ciano. Nell’elenco vi sono<br />

nomi notissimi in città.<br />

Quattro militi, berretto nero col teschio e moschetto in spalla, girano in mezzo ai<br />

prigionieri – testimonierà uno degli scampati, l’avvocato Giuseppe Longhi; ogni tanto la<br />

porta dello stanzone si spalanca e, col freddo e la pioggia, entrano nuovi arrestati:<br />

l’avvocato Mario Zanatta, penalista e aderente al Partito d’Azione, strappato dalla sua<br />

casa di via Carlo Mayr dove assisteva il padre ammalato, il gelataio Luigi Calderoni,<br />

detto «Gigetto», l‘illusionista Masiero, il garagista Gullini, l’ex senatore Arlotti, già amico<br />

di Italo Balbo, un «fascista deluso» che non ha voluto aderire alla repubblica di Salò.<br />

«Tutta carne da macello, stanotte», dice, ridendo, uno dei militi.<br />

Ci sono anche parecchi ebrei fra gli arrestati: il dottor Umberto Ravenna, ottantenne, il<br />

professor Mario Magrini, semiparalizzato, l’ingegner Silvio Finzi, che morirà più tardi in<br />

un campo di sterminio, l’avvocato Giuseppe Bassani, che è cieco ed è stato<br />

accompagnato dalla moglie, i commercianti di pellami Vittore e Mario Hanau, padre e<br />

figlio, di 65 e 41 anni.<br />

Le ore trascorrono lentissime, i minuti passano nell’angoscia anche se nessuno degli<br />

ostaggi immagina quanto accadrà.<br />

I triumviri della federazione, Calura, Ghilardoni e Borellini, che hanno steso la «lista<br />

nera», rifiutano di scegliere i nomi delle vittime. «Allora faremo da soli», replica<br />

minaccioso Riggio, «e sarà peggio». Le discussioni si concludono soltanto alle 5 del<br />

mattino; i macabri particolari del massacro sono stati messi a punto. Due militi entrano<br />

nello stanzone. Uno ha in mano un foglio protocollo e legge: «Emilio Arlotti, Mario<br />

Zanatta, Vittore Hanau, Mario Hanau. Questi mi seguano»; l’altro si fa dare i documenti<br />

di identità dai quattro arrestati e li controlla. Fuori la pioggia è cessata, Ferrara è<br />

immersa nel buio.<br />

Quasi alla stessa ora una squadra di fascisti, capeggiata da Nicola Furlotti, quello che<br />

sparerà il colpo di grazia a Ciano, bussa alla porta del carcere di via Piangipane e<br />

reclama dal direttore Gusmano, che si rifiuta, l’immediata consegna, senza formalità, di<br />

quattro detenuti politici in prigione da oltre un mese: l’’avvocato Pasquale Colagrande,<br />

sostituto procuratore del Re e che dopo il 25 luglio 1943 era personalmente andato al<br />

carcere a liberare i prigionieri antifascisti; Giulio Piazzi, quarantacinquenne, brillante<br />

avvocato socialista; il rappresentante di commercio Alberto Vita Finzi, ebreo, padre di<br />

sei figli e la cui unica colpa è di avere manifestato pubblicamente, il 25 luglio, la sua<br />

gioia per il crollo de! fascismo; l’avvocato Ugo Teglio, di 37 anni, nativo di Modena,<br />

socialista ed ebreo.<br />

Separatamente, i due gruppi – quello cella caserma e quello prelevato in carcere – sono<br />

portati in via Roma, sotto le mura del Castello Estense. e spinti contro il parapetto del<br />

fossato.<br />

Il primo a cadere ucciso è Zanatta, raggiunto da una rivoltellata alla nuca; poi i fascisti<br />

aprono il fuoco, disordinatamente, sul gruppo: muore il vecchio Arlotti, muore senza un<br />

gemito Colagrande e muoiono i due Hanau, abbracciati, per una raffica di mitra nella<br />

schiena. Sono le 6.15, otto morti giacciono sul selciato umido di pioggia ma i fascisti<br />

sono insoddisfatti. Vanno, allora, in via Madama: arrestano il ragionier Arturo Torboli,<br />

54 anni, funzionario comunale e liquidatore dei beni fascisti, e lo portano sul<br />

Montagnone – presso le mura cittadine – dove si trova già un altro ostaggio, l’ingegner<br />

Girolamo Savonuzzi, cinquantottenne, ex assessore socialista: Torboli e Savonuzzi sono<br />

abbattuti con una sola raffica.<br />

La gente di Ferrara deve vederli

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