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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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Di pari passo con gli exploits precoci di giornalismo, Pavolini affronta con grinta, e con<br />

ottimi risultati, gli studi. Con il fratello Corrado, Alessandro frequenta in quegli anni (in<br />

piena guerra mondiale e subito dopo) gli ambienti culturali d’avanguardia di Firenze. C’è<br />

in particolare un gruppo che si ritrova periodicamente a Castiglioncello di cui fanno<br />

parte anche i fratelli Rosselli. Ma la fine della guerra e le prime manifestazioni del<br />

movimento fascista spaccano il gruppo.<br />

I terribili camerati di San Frediano<br />

Pavolini si trova per temperamento e tendenza ideologica dalla parte dei fascisti e nel<br />

teso clima fiorentino che oppone all’interno dello stesso movimento fascista gli<br />

«aristocratici» e i «proletari» si schiera in un primo tempo con i primi, ma poi preferisce<br />

l’esperienza diretta dei secondi, i «terribili camerati di San Frediano» non inclini a<br />

sottigliezze ideologiche e culturali ma dediti a «spedizioni punitive» e a pestaggi.<br />

Se da una parte il giovane Alessandro vuole fare questa esperienza «forte», dall’altra<br />

continua a coltivare studi e interessi per la letteratura e il teatro. A ventidue anni<br />

consegue due lauree, in Legge all’università di Firenze e in Scienze sociali a Roma.<br />

Ben presto, con il consolidarsi del fascismo, Alessandro Pavolini, pur mantenendo<br />

sempre i contatti con gli ambienti culturali di Firenze e Roma, s’impegna sempre più<br />

nella politica attiva, sollecitato dal nuovo «capo» del fascismo fiorentino il marchese<br />

Ridolfi, che cercava di mediare tra «moderati» ed «estremisti».<br />

Nel 1927 Pavolini scrive il suo primo libro e contemporaneamente è nominato vicefederale<br />

di Firenze.<br />

È in questa veste che deve controllare i bravacci di San Frediano e che finisce invece<br />

per subire il fascino della violenza, lui che in realtà aveva temperamento<br />

sostanzialmente opposto malgrado certe sparate verbali giovanili. È quel fascino della<br />

violenza che soggiogherà completamente l’uomo verso la fine della sua vita, durante la<br />

repubblica di Salò.<br />

La carriera di Pavolini da quel momento è rapida. Ridolfi viene eletto deputato alla fine<br />

degli anni Venti, in una delle ultime Consultazioni addomesticate del regime fascista e<br />

propone Pavolini come successore al suo posto. Mussolini, che da tempo apprezza le<br />

doti del giovane Alessandro e che ha lanciato lo slogan «svecchiare i quadri del partito»,<br />

lo appoggia e lo sostiene anche quando nel 1930, con il siluramento del segretario<br />

nazionale del PNF Turati, arriva alla lesta del partito Giuriati che invece non ama<br />

Pavolini.<br />

Ministro del Minculpop<br />

Ma nessuno ferma l’inarrestabile carriera di Alessandro, che si lega in stretta amicizia<br />

con Galeazzo Ciano, diventato genero del duce. Partecipano insieme alla guerra<br />

d’Etiopia. Nel 1935 i due si trovano nella «Disperata», una formazione aerea che nella<br />

guerra d’Etiopia raccoglie ampi riconoscimenti propagandistici dal regime. L’amicizia con<br />

Ciano porta Pavolini sempre più in alto. Nel 1939, alla vigilia della guerra, un nuovo<br />

governo varato da Mussolini vede Pavolini ministro della Cultura Popolare. È il momento<br />

del «patto d’acciaio» tra Italia e Germania; Ciano porta avanti la logica di questa politica<br />

internazionale ma nello stesso tempo è sgomento per le prospettive d’una guerra,<br />

obiettivo che Hitler ormai persegue. E risulta che l’amico Pavolini condivide i suoi timori.<br />

La guerra, le vicende che si susseguono portano al distacco definitivo tra i due e il 25<br />

luglio del 1943 Pavolini si rifugia in Germania: la sua scelta di campo è netta, non crede<br />

che l’Italia della dinastia e di Badoglio continuerà a stare con la Germania. Mentre per<br />

lui la strada è obbligata: bisogna andare fino in fondo.

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