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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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Documenti e testimonianze<br />

Rudolph Rahn, l’ambasciatore di Salò<br />

Quando Hitler manda a Roma Rudolph Rahn, diplomatico con una movimentata carriera<br />

alle spalle, le sorti dell’alleanza tra Germania e Italia sono già segnate. Rahn arriva<br />

all’aeroporto dell’Urbe il pomeriggio del 30 agosto 1943. Il 25 Hitler gli ha affidato la<br />

difficile missione di «recuperare» politicamente l’Italia, come ambasciatore, temperando<br />

con la diplomazia le dure misure già attuate dai militari fin dal 25 luglio, quando era<br />

caduto il regime fascista.<br />

Il re, Badoglio e gli alti comandi si trovano ogni giorno di fronte a fatti compiuti:<br />

l’esasperazione del capo di Stato Maggiore Ambrosio nei confronti di Kesselring è, a<br />

giudizio del Führer e di Ribbentrop, un campanello d’allarme che, malgrado le<br />

assicurazioni formali di Badoglio, prelude all’apertura di trattative armistiziali con gli<br />

Alleati. I tedeschi, anzi, sanno che contatti sono già avvenuti a Madrid e a Lisbona, ma<br />

certo ignorano quanto tali trattative siano ormai avanzate. Rahn deve «capire» a che<br />

punto è la situazione e mettere un puntello diplomatico a quell’alleanza finita tra i<br />

disastri della guerra e la caduta di Mussolini.<br />

Un uomo equilibrato<br />

Nato a Ulm nel 1900 il diplomatico tedesco si laurea in lettere all’università di<br />

Heidelberg e per un anno, nei 1927, fa parte, dopo avere vinto il concorso per la<br />

carriera diplomatica, della segreteria generale della Società delle Nazioni a Ginevra, in<br />

rappresentanza, come funzionario, della Repubblica di Weimar. Nel 1928 rientra a<br />

Berlino, al Ministero degli esteri. Poi, dal 1931 al 1934, è segretario di legazione<br />

all’ambasciata di Germania ad Ankara. L’avvento del nazismo Io sorprende così lontano<br />

dalla madrepatria, né d’altronde i rivolgimenti politici del suo paese lo vedono mai<br />

coinvolto direttamente. Per Rahn conta la Germania, la sua affermazione nel mondo:<br />

risulta che non abbia mai amato Hitler né il regime nazista, che non abbia mai<br />

apprezzato molto i suoi superiori, Ribbentrop in testa.<br />

È un fatto che l’assenza di fanatismo nazista è la caratteristica che permette<br />

all’ambasciatore di Hitler di essere un personaggio equilibrato e moderato.<br />

Rahn dopo l’esperienza turca si distingue in missioni in America Latina, mostrando<br />

sempre una certa tendenza a prediligere gli aspetti economici delle trattative<br />

diplomatiche. Dopo la disfatta della Francia è inviato a Parigi. Con il regime di Vichy<br />

stabilisce solidi legami; valendosi della sua esperienza mediorientale tenta, in una<br />

missione rischiosa quanto destinata al fallimento, di recuperare la Siria (allora sotto<br />

mandato francese e per un certo tempo fedele a Pétain) all’Asse e di lì armare la rivolta<br />

irachena contro gli inglesi.<br />

Abituato dunque ai compiti difficili, Rahn si accosta subito a Badoglio e al suo governo<br />

con sospetto. Le assicurazioni del maresciallo, quelle meno convinte del suo ministro<br />

degli Esteri, Guariglia, e l’ultimo colloquio con Vittorio Emanuele, l’8 settembre, poche<br />

ore prima dell’annuncio dell’armistizio (con il re che insisteva nella «fedeltà<br />

all’alleanza») gli fanno diventare sempre più radicata la diffidenza nei confronti degli<br />

italiani. E la diffidenza resterà il suo sentimento prevalente anche dopo, durante la sua<br />

ambasciata presso la RSI.

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