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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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Ai tedeschi gli va bene la Decima Mas del principe Junio Valerio Borghese, anche se<br />

puzza di simpatie monarchiche; gli va bene la ricostituita «Nembo», i battaglioni di<br />

bersaglieri «Folgore» e «Abbi fede» formati a Verona da un fanatico, il colonnello<br />

Facchin. Gli va bene la Legione autonoma «Muti», i reparti di SS italiane e così via. Ma<br />

di forze armate regolari non vogliono sentir parlare. Quanto a Graziani, è ovvio che<br />

segua Mussolini nella battaglia per un esercito regolare: altrimenti lui che ci sta a fare?<br />

Perciò ha preparato un promemoria sull’argomento, presentato a Mussolini il 3 ottobre<br />

1943. L’estensore materiale del documento è un personaggio che si agita moltissimo, in<br />

quei giorni. È il colonnello, poi generale, Emilio Canevari. È un ufficiale effettivo senza<br />

alcun passato di comando; critico militare, è stato al fianco di Farinacci in Spagna,<br />

durante la guerra civile, con le non meglio definite funzioni di consigliere.<br />

Il 9 ottobre Graziani va a Berlino, incontra Hitler e discute a lungo con Keitel. A denti<br />

stretti, il Generalstab accetta il progetto di formazione di quattro divisioni, destinate a<br />

diventare successivamente otto e infine dodici. Ma a questo punto scoppia la grana:<br />

Graziani propone il reclutamento per volontariato fra i 600.000 internati militari italiani<br />

in Germania, Hitler si oppone e vuole il reclutamento per coscrizione in Italia con<br />

addestramento in Germania. Alla fine l’accordo di massima è raggiunto su queste basi:<br />

si formeranno delle unità miste italo-tedesche, comprese 50 batterie costiere, tre<br />

divisioni di fanteria, una di alpini, 10 batterie di artiglieria. L’addestramento avverrà in<br />

Germania sotto controllo tedesco. Il 16 ottobre Canevari torna da solo a Berlino per<br />

firmare i «protocolli» dell’accordo; doveva essere un rapido viaggio di andata e ritorno e<br />

invece Canevari si ferma a Berlino fino al 27 novembre. Quando torna in Italia, porta la<br />

cattiva notizia del fallimento della sua missione: i protocolli del 16 ottobre sono stati<br />

buttati nel cestino, i tedeschi hanno imposto la loro volontà. La quale consiste nel<br />

reclutamento per coscrizione di quattro divisioni in Italia e il loro invio in Germania per<br />

l’addestramento entro la metà di gennaio del 1944.<br />

Mussolini ha vinto solo a metà, nel senso che le sue insistenze per il reclutamento di<br />

volontari fra gli internati è stato nettamente bocciato da Hitler. Quanto a Keitel, anche<br />

lui ha vinto solo a metà la sua battaglia: dovrà ingoiare il rospo delle forze regolari<br />

italiane, ma ha ottenuto che – almeno – non siano attinte fra gli infidi prigionieri chiusi<br />

nei lager e vengano addestrate in Germania. Lo Stato Maggiore tedesco aveva anche<br />

altre ragioni, oltre a quella della disistima per i soldati italiani, per opporsi ai progetti<br />

megalomani di Mussolini. I generali di Berlino sapevano perfettamente che cosa<br />

succedeva in Italia; a parte i penosi risultati dei tentativi in atto per rimettere in piedi<br />

qualche battaglione, un simulacro di aviazione e una marina senza navi, erano<br />

scoppiate le ostilità fra Graziani e il partito. Il maresciallo aveva ottenuto che la MVSN,<br />

ribattezzata Guardia Nazionale Repubblicana (GNR), diventasse la quarta forza armata<br />

della RSI.<br />

Fra il 28 ottobre e il 20 novembre la grana esplode in tutta la sua violenza: Pavolini e<br />

Ricci si dicono completamente insoddisfatti e si mettono su posizioni di aperta rivolta;<br />

Ricci addirittura si rifiuta di sciogliere la Milizia. L’obiezione «tecnica» dei fascisti è che<br />

l’esercito voluto da Graziani – fatto di giovani reclutati per coscrizione e inviati ad<br />

addestrarsi in Germania – è destinato a squagliarsi. In realtà non è questa la loro vera<br />

preoccupazione: Pavolini e Ricci si rendono conto che non avranno mai un vero<br />

controllo del potere se non disporranno dell’unico fattore di forza ancora esistente nella<br />

dissestatissima repubblica: il potenziale umano. Inutile dire che, contemporaneamente,<br />

il terzetto toscano – Pavolini, Ricci, Buffarini – soffia sul fuoco a Berlino, screditando gli<br />

sforzi di Graziani. E Mussolini? Lui è dalla parte di Graziani, ma – come al solito – non<br />

osa prendere una decisione, fa il pesce in barile (salvo abbandonarsi ad inutili sfoghi<br />

con il segretario Dolfin).

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