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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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Roberto Farinacci l’«onorevole Tettoia» (come fu soprannominato perché la Prima<br />

Guerra Mondiale l’aveva fatta imboscato nelle ferrovie), subito dopo il 25 luglio si<br />

presenta all’ambasciata tedesca a Roma. Il piantone di guardia, che non sa chi sia,<br />

annuncia a Dollmann «un signore con un braccio solo»; Farinacci infatti è mutilato del<br />

braccio destro, perso poco eroicamente durante una partita di pesca «alla bomba» in<br />

Africa Orientale.<br />

Dollmann lo imbarca sullo Heinkel e lo spedisce in Germania. A Monaco Farinacci arriva<br />

vestito da SS, i tedeschi lo guardano allibiti. Incomincia per lui la brevissima stagione<br />

delle grandi speranze: spera di diventare capo di un nuovo fascismo in Italia (ma Hitler<br />

fa liberare Mussolini e addio leadership); spera di diventare segretario del partito (ma<br />

Mussolini gli preferisce il giovane Pavolini); spera di diventare ministro dell’Interno (ma<br />

il diabolico toscano Buffarini Guidi lo brucia sul traguardo).<br />

Farinacci perciò s’incattivisce e deve ripiegare sul ruolo di «frusta» (da destra) del<br />

nuovo regime; parte che si è attribuita da solo, soprattutto in funzione «anti»: contro il<br />

moderatismo di Mussolini, contro l’estremismo di sintstra di Pavolini, contro il<br />

nazionalismo militaresco di Graziani, contro gli ebrei, contro la Chiesa cattolica, contro<br />

Buffarini Guidi. Dalle colonne del risorto Regime fascis a, t il suo giornale cremonese,<br />

Farinacci tuona contro tutti e tutto. Attacca violentemente anche il pseudosocialismo<br />

della RSI, sostenendo le ragioni di un conservatorismo feroce, antidiluviano, che<br />

nemmeno il padronato più retrivo oserebbe affermare. Fra l’altro, deve farsi perdonare<br />

l’atteggiamento ambiguo durante il Gran Consiglio del 25 luglio, testimoniato dal<br />

memoriale Cavallero che opportunamente Badoglio ha dimenticato sulla scrivania,<br />

fuggendo, perché i tedeschi lo trovassero.<br />

Ladro e profittatore prima, lo è anche adesso. Si prosterna ai piedi dei tedeschi e non sa<br />

che Hitler lo disprezza profondamente e che Goebbels lo chiama «der Toelpel», il<br />

babbeo. Lo considerano uno spregevole traditore non solo per il suo ordine del giorno<br />

del 25 luglio, ma anche perché non tralascia occasione per sparlare di Mussolini. A parte<br />

l’attività pubblicistica su Regime fascista, durante i 600 giorni Farinacci non ricopre<br />

praticamente nessuna carica pubblica, ma svolge una funzione non trascurabile di<br />

agitatore interno al neofascismo. Organizza anche un impresa demenziale: il<br />

bombardamento del Vaticano. Ai primi di novembre del 1943 convince un fanatico<br />

sottufficiale pilota, il sergente Parmeggiani, a volare con un S.79 sul Vaticano e a<br />

gettarvi cinque piccole bombe, che finiscono nei giardini e fortunatamente non fanno<br />

danni. È un rozzo tentativo di far credere ad un bombardamento americano; inutile dire<br />

che nessuno, tanto meno in Vaticano, ci crede. Farinacci incarna il peggio del fascismo<br />

pre e post 25 luglio. Una volta aveva detto: «Non c’è uomo più odiato di me». Non<br />

sapeva quanto avesse ragione.<br />

Alessandro Pavolini, 50 anni, vero protagonista – assai più dello stesso Mussolini –<br />

dell’avventura di Salò, è tutt’altra cosa. In fondo, la coppia Pavolini-Farinacci è la<br />

migliore testimonianza della follia che spinge sull’ultima spiaggia della RSI le più assurde<br />

contraddizioni umane. Quanto Farinacci è rozzo, tanto Pavolini è raffinato. Quanto<br />

Farinacci è ladro, tanto Pavolini è onesto. Quanto Farinacci è vigliacco, tanto Pavolini è<br />

coraggioso. Quanto Farinacci è ignorante («Gli intellettuali sono i nemici del regime»)<br />

tanto Pavolini è colto. Figlio dell’illustre filologo Paolo Emilio Pavolini, Alessandro fin da<br />

piccolo ha respirato letteratura; ha voluto fare il giornalista, il drammaturgo, l’uomo<br />

politico. Bilaureato, vicefederale di Firenze a 24 anni, ministro a 36, è l’inventore dei<br />

Littoriali; nel conformismo piatto del fascismo ormai trionfante, nella quotidiana<br />

esaltazione dell’importanza dei muscoli, con Starace che si esibisce nel salto delle<br />

baionette, queste competizioni di giovani cervelli, sia pure condizionati dalla disciplina di<br />

regime, rappresentano una rivincita della cultura sull’incultura.

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