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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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di stabilire la difesa alla Sirte. Con la carta alla mano spiegai al generale come<br />

pressappoco pensavo dovesse svolgersi la condotta delle operazioni in Tripolitania.<br />

L’essenziale era di non fare più alcun passo indietro, di intensificare l’impiego dell’arma<br />

aerea, di gettare nel settore della Sirte tutte le forze a disposizione e mettere<br />

immediatamente in azione sul fronte anche la prima unità tedesca che fosse arrivata.<br />

Pensavo che i britannici avrebbero continuato la marcia se non avessero incontrato<br />

alcuna resistenza; ma non credevo che il nemico avrebbe proseguito l’attacco davanti ai<br />

segni di una nuova, imminente battaglia. Supponevo, invece, che in questo caso gli<br />

inglesi avrebbero prima portato avanti le scorte. Nel frattempo sarebbero giunte le mie<br />

truppe e io speravo, infine, di essere in grado di affrontare l’attacco avversario. Mentre<br />

parlavo, vedevo il volto di Gariboldi rannuvolarsi sempre più. Egli era molto depresso<br />

per la sconfitta e mi consigliò prima di tutto di esplorare personalmente il terreno nella<br />

Sirte poiché non potevo avere un’idea delle grandi difficoltà di questo teatro di<br />

operazioni, dato che ero appena arrivato. Replicai con tutta chiarezza che potevamo<br />

dare il nostro aiuto soltanto se veniva effettivamente presa la decisione di resistere sulla<br />

Sirte. «Il terreno lo conoscerò ben presto», dissi al generale, poiché volevo esplorarlo in<br />

volo nello stesso pomeriggio. La sera intendevo passare di nuovo al comando superiore.<br />

In vista della situazione tesa e della lentezza dei capi italiani, ero fermamente deciso –<br />

contrariamente all’incarico ricevuto di limitarmi a esplorare – ad assumere io stesso il<br />

comando del fronte al più presto possibile, nel peggiore dei casi subito dopo l’arrivo<br />

delle prime unità tedesche. Il generale von Rintelen, nostro addetto militare a Roma,<br />

con il quale avevo accennato a questa intenzione, si era espresso in senso contrario,<br />

sconsigliandomi di attuarla, perché si poteva perdere con ciò onore e reputazione.<br />

Nelle ore del pomeriggio un Henschel.111 mi trasportò, insieme con il colonnello<br />

Schmundt, sulla terra africana. Vedemmo le fortificazioni campali e i profondi fossi<br />

anticarro a oriente di Tripoli, sorvolammo una cintura di sabbia difficilmente<br />

attraversabile con veicoli a ruote e a cingoli, che rappresentava un buon ostacolo<br />

naturale nel terreno antistante la fortezza di Tripoli. Il volo proseguì al di sopra della<br />

regione montuosa fra Tarhuna e Homs, che ci sembrò poco adatta per l’impiego di unità<br />

motorizzate in contrapporto alle distese pianeggianti fra Homs e Misurata. La via Balbia<br />

si stendeva come un nastro nero attraverso le regioni deserte nelle quali non si<br />

scorgevano, a perdita d’occhio, né alberi, né cespugli. Buerat, piccolo forte del deserto,<br />

con alcune baracche e un ponticello d’approdo, sfuggì sotto di noi. Finalmente<br />

roteammo sulle bianche case di Sirte. A sud-est e a est di questa località vedemmo<br />

truppe italiane in posizione.<br />

Salvo le paludi salate fra Buerat e Sirte, che si stendevano soltanto per pochi chilometri<br />

verso sud, non si scorgevano in alcun punto netti lineamenti del terreno, come, ad<br />

esempio, una valle profonda. Il volo di ricognizione confermò il mio piano di fortificare<br />

la Sirte e il terreno ai due lati della strada litoranea e di approntare le unità motorizzate<br />

per la guerra difensiva di movimento.<br />

Quando la sera conferimmo di nuovo con il generale Gariboldi e gli presentammo il<br />

risultato dei nostri accertamenti, il generale Roatta era già arrivato con le nuove<br />

istruzioni del Duce. Nessun ostacolo fu più frapposto all’esecuzione dei miei piani.<br />

Nel corso del giorno successivo il 10° corpo italiano con le divisioni Brescia e Pavia<br />

doveva avanzare nella zona intorno a Sirte-Buerat e là sistemarsi a difesa.<br />

Contemporaneamente, la divisione Ariete, che allora disponeva soltanto di 60 vecchi<br />

carri armati, troppo leggeri e che avevano già servito in Abissinia per la caccia agli<br />

indigeni, doveva portarsi nella zona a occidente di Buerat. Altre forze non erano per il<br />

momento disponibili. Già il trasporto di queste unità diede molti fastidi al supercomando

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