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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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delle residue scorte, un crescente numero di morti negli ospedali per insufficienza di<br />

nutrizione, mancanza di trasporti dalle province, completa e voluta inazione dei tram e<br />

perfino delle funicolari») mentre, nell’inverno, rigidissimo, fra il 1943 e il 1944 s’abbatte<br />

su tutto il Meridione una vera e propria carestia.<br />

Mancano assolutamente farina, pasta, zucchero, olio e, perfino, il patrimonio<br />

tradizionale del Sud, cioè i formaggi. La razione individuale quotidiana del pane è fissata<br />

in 80 grammi e, per alcune zone, in 150 grammi ma – deve scrivere lo stesso Times<br />

dell’11 gennaio 1944 – spesso le panetterie sono vuote e la tessera annonaria rimane<br />

inutilizzata. Ci sono piccoli centri – per esempio Altamura, Bisceglie, Corigliano Calabro<br />

– dove la gente si nutre per mesi e mesi esclusivamente di frutta. Nella piana dei<br />

Tavoliere la situazione alimentare è lievemente migliore ma anche lì il pane deve essere<br />

sostituito da noci e fichi seccati. Il professor G.R. Gayre, assistente di antropologia e<br />

«staff officier for education» all’Università di Oxford – inviato a Brindisi dal governo<br />

inglese quale «educational adviser» – scriverà in un suo libro, Italy intransition, che a<br />

Palermo girava, nel febbraio 1944, questa pasquinata: «Quando dicevamo buongiorno<br />

avevamo pane, oggi diciamo good-bye e abbiamo fame».<br />

«Signorine» o «spose»<br />

Il gettito frenetico delle Am-lire provoca una veloce inflazione mentre il mercato nero<br />

consente l’accumularsi di vere e proprie fortune: la carne costa 150 lire al chilo; il pesce<br />

250 mentre uno stipendio medio è sulle 600-700 lire mensili. Eppure la gente sopporta<br />

tutto abbastanza bene, non è retorico dire che la libertà fa dimenticare parecchi disagi.<br />

Poi ci sono i divertimenti arrivati d’oltre Atlantico: gli eserciti alleati hanno portato il<br />

boogie-woogie; con l’arrivo delle tavolette di gomma da masticare e di un celebre<br />

farmaco, quasi miracoloso – la penicillina – nasce anche la fraternizzazione, resa ancora<br />

più rapida dal fatto che centinaia, anzi migliaia di soldati americani, sono figli o nipoti di<br />

italiani emigrati. Se da un lato compaiono gli «sciuscià», i ragazzini che lucidano le<br />

scarpe per strada e sono pronti ad ogni traffico o impresa (a Messina fanno<br />

l’«accumpagnadure», accompagnano cioè i soldati alleati agli appuntamenti galanti),<br />

dall’altro c’è la nuova categoria delle «spose di guerra», con cui i militari angloamericani<br />

rivelano la straordinaria tendenza ad accasarsi per qualche settimana o dei<br />

mesi, tra una pausa e l’altra dei fronte.<br />

La città più tormentata dalla guerra rimane Napoli, col suo milione di abitanti assiepati<br />

nei «bassi», privi d’acqua e di fognature e intestati da topi e da altri insetti; sorta di<br />

immensa retrovia per i soldati americani della 5ª Armata di Clark, la metropoli vive di<br />

mille mestieri per lo più illeciti tra cui fanno spicco la prostituzione, il furto e il<br />

contrabbando: le «segnorine», come gli Alleati, storpiando la nostra lingua chiamano le<br />

prostitute, gremiscono caffè, ristoranti, strade. Le promiscuità, la sporcizia, la carenza<br />

d’acqua provocano vere e proprie epidemie: da ottobre a luglio la città ne registrerà<br />

due, entrambe di tifo. L’uso del telefono è stato ripristinato soltanto per 10.000 utenze.<br />

Le razioni alimentari sono di 150 grammi di pane al giorno (solo per Napoli,<br />

naturalmente), 8 grammi di zucchero, 200 grammi al mese d’olio d’oliva, 100 grammi al<br />

mese di piselli e 250 di pasta. Il contadino che era tradizionalmente povero diventa<br />

ricco ma questa rivoluzione sociale dura poco. Ben presto arrivano nelle campagne i<br />

boss del mercato nero che, con autotreni spesso di provenienza furtiva, fanno la spola<br />

con le grandi città costiere, da Reggio Calabria a Taranto, da Bari a Lecce a Napoli, a<br />

Sorrento dandosi per la strada a tutti i commerci possibili, dal trasporto dei passeggeri<br />

alla vendita del tabacco in foglie e imponendo – ai contadini da una parte e ai<br />

compratori al dettaglio dall’altra – propri prezzi. È una delle brutte ma efficaci immagini<br />

del «Regno dei Sud».

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