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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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motorizzate italiane dell’Africa settentrionale venissero poste al mio comando.<br />

Personalmente io dovevo dipendere dal maresciallo Graziani.<br />

Nel pomeriggio mi presentai al Führer, il quale mi descrisse minuziosamente il teatro di<br />

guerra africano e mi comunicò che gli ero stato indicato come elemento capace di<br />

adattarsi rapidamente alle condizioni particolarissime della guerra in Africa. Il primo<br />

aiutante del Führer, colonnello Schmundt, doveva accompagnarmi nel mio viaggio di<br />

ricognizione. Mi fu suggerito di raccogliere prima le truppe tedesche nella zona intorno a<br />

Tripoli per poi portarle tutte insieme nelle zone d’impiego. La sera, poi, il Führer ci<br />

mostrò alcuni giornali illustrati britannici e americani che descrivevano l’avanzata dei<br />

generale Wavell attraverso la Cirenaica. Particolarmente interessante era, a questo<br />

proposito, la perfetta fusione fra le unità corazzate, l’aviazione e la marina da guerra.<br />

L’11 febbraio mi annunciai al generale Guzzoni. Il piano di trasferire il fronte della difesa<br />

nel golfo della Sirte riscosse la sua approvazione. Il generale Roatta, capo di stato<br />

maggiore dell’esercito italiano, ricevette l’incarico di accompagnarmi in Libia. Nello<br />

stesso pomeriggio raggiunsi in volo Catania dove conferii col generale Geissler,<br />

comandante il 10° corpo di aviazione. Purtroppo le notizie più recenti dal teatro di<br />

guerra africano erano poco favorevoli. Wavell aveva preso Bengasi e, distrutta a sud<br />

della città l’ultima divisione corazzata italiana, si accingeva a invadere la Tripolitania. In<br />

verità, non ci si poteva più attendere una seria resistenza da parte italiana. Già nei<br />

giorni successivi i reparti avanzati britannici comparvero nei lontani dintorni di Tripoli.<br />

Se l’avversario avesse effettivamente continuato la marcia in avanti, il nostro aiuto<br />

sarebbe arrivato troppo tardi, poiché la prima divisione tedesca poteva essere in Africa<br />

al completo solo alla metà di aprile. Bisognava fare subito qualche cosa per arrestare<br />

l’offensiva britannica.<br />

Pregai perciò il generale Geissler di attaccare il porto di Bengasi nella notte stessa e di<br />

ordinare un’azione aerea per la mattina del 12 febbraio anche contro le colonne<br />

britanniche a sud-ovest della città. Il generale Geissler era assolutamente contrario<br />

soprattutto perché gli italiani l’avevano pregato di astenersi dal bombardare Bengasi<br />

dove molti ufficiali e funzionari avevano casa. Non riuscii a convincerlo e il colonnello<br />

Schmundt chiese ancora nel corso della notte l’approvazione del Quartier generale del<br />

Führer, approvazione che fu data nel senso da me voluto. Poche ore dopo, i primi<br />

bombardieri tedeschi partirono per paralizzare il traffico dei rifornimenti britannici<br />

diretto a Bengasi.<br />

Il giorno seguente, verso le 10 del mattino, salimmo in aereo a Catania dirigendoci su<br />

Tripoli. Incrociammo numerosi scaglioni di Junker, volanti quasi a pelo sull’acqua, che<br />

avevano il compito di rifornire le forze aeree tedesche dell’Africa settentrionale. A<br />

mezzogiorno circa atterrammo nel campo di aviazione di Castel Benito a sud di Tripoli. Il<br />

tenente colonnello Heggenreiner. ufficiale di collegamento fra il generale tedesco a<br />

Roma e il supercomando A.S., ci accolse all’arrivo con la notizia che il maresciallo<br />

Graziani aveva lasciato il comando trasmettendolo al suo capo di stato maggiore,<br />

generale d’armata Gariboldi. Dallo stesso Heggenreiner fui brevemente informato sulla<br />

formazione delle forze italiane nell’Africa settentrionale e su alcuni episodi spiacevoli<br />

avvenuti durante la ritirata che, secondo tutte le apparenze, era degenerata in una<br />

fuga. Soldati italiani, abbandonate armi e munizioni, avevano cercato di salvarsi<br />

raggiungendo Tripoli su veicoli sovraccarichi. Lo stato d’animo in tutti gli uffici militari di<br />

Tripoli era assai depresso – riferiva Heggenreiner – e la maggior parte degli ufficiali<br />

italiani avevano preparato le valigie sperando di essere trasportati presto in Italia.<br />

Verso le 13 mi presentai al generale Gariboldi e lo misi al corrente della mia missione.<br />

Disgraziatamente, il generale Roatta, che doveva portare da Roma le nuove istruzioni,<br />

non era ancora arrivato. Il generale Gariboldi non mostrò alcun entusiasmo per il piano

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