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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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senza cattiva coscienza con gli Alleati, se non si allontana l’uomo Savoia, la cui persona<br />

è il simbolo vivente della ventennale collaborazione della dinastia col fascismo.<br />

«Per la salvezza della capitale e per poter finalmente assolvere ai miei doveri di re, col<br />

governo e le altre autorità militari mi sono trasferito in altro punto del sacro e libero<br />

territorio nazionale» aveva detto l’11 settembre 1943 Vittorio Emanuele III in un appello<br />

al popolo italiano lanciato da Bari dopo la «fuga ingloriosa in terre sicure». «Ancora una<br />

volta la monarchia ha tradito» gli risponde l’Avanti!, clandestino del 30 settembre 1943<br />

da Roma. «È il metodo dei Carignano e lo stile della Casa […]. Scappa e lascia che sul<br />

popolo si aduni la minaccia della distruzione». E il filosofo Benedetto Croce, alto<br />

esponente del partito liberale, è ancora più esplicito in una intervista concessa al<br />

corrispondente del News Chronicle: «Pretendere che l’Italia conservi il presente re è<br />

come pretendere che un redivivo resti abbracciato ad un cadavere».<br />

Inglesi e americani, però, diventano sempre più diffidenti verso la monarchia e il suo<br />

governo, temono di poter essere a loro insaputa sfruttati e giocati. Nelle province del<br />

Sud c’è enorme disordine; mancano i rifornimenti alimentari e nasce subito, con la<br />

partecipazione anche di militari anglo-americani, una attivissima borsa nera di benzina,<br />

gomme, coperte, biancheria, caffè, zucchero, farina e tabacco. Nelle vie di Bari, giorno<br />

e notte, scorre un fiume di soldati in libera uscita: inglesi, americani, jugoslavi<br />

(riconoscibili, questi ultimi, per la bustina con la stella rossa in testa), negri, indiani,<br />

marocchini. Nei rari negozi aperti, nei ristoranti, negli alberghi e nei caffè di corso<br />

Vittorio Emanuele si pagano conti altissimi in lire italiane ricevendo, come resto, la<br />

nuova moneta d’occupazione, sterline destinate a circolare soltanto in Italia, e vecchie<br />

banconote italiane da 50 e 100 lire con stampigliato un timbro inglese.<br />

La popolazione è alla fame<br />

La capitale provvisoria del «Regno del Sud» è Brindisi. Qui il cibo scarseggia meno, le<br />

strade sono ricche di bancarelle ma il gravissimo problema è quello degli alloggi. La<br />

popolazione di Brindisi è quasi quadruplicata in cinque-sei mesi; le operazioni militari e i<br />

bombardamenti continui delle strade pugliesi e delle due linee ferroviarie che tagliano la<br />

regione hanno spinto in città una massa di quasi 200.000 persone. Tutti gli alberghi<br />

sono stati requisiti dagli Alleati. Dilaga la prostituzione, alimentata dalla miseria<br />

generale, anche se al fenomeno non è estranea la decisione del Comando Alleato di<br />

vietare ai propri solcati l’accesso alle case di Tolleranza, che diventano off-limits, e si<br />

fregiano all’ingresso di un cerchio al cui interno sono tracciate due linee incrociate.<br />

Il disagio generale è aumentato anche da sopraffazioni da parte delle autorità civili di<br />

occupazione, degli «officials» dell’Amgot, l’amministrazione alleata di controllo: «Così<br />

accade», come racconterà più tardi Benedetto Croce in Quando l’Italia era tagliata in<br />

due, «che in Sicilia si parli di una concorrenza anglo-americana nell’acquisto di raffinerie<br />

di zolfo o di azioni in grosse ditte di export d’agrumi e che “officials” si installino presso<br />

aziende industriali o commerciali esaminandone a fondo i beni e la corrispondenza e<br />

arrivino anche alla violazione del segreto bancario, vietando ai possessori di cassette di<br />

sicurezza di aprirle senza il controllo di un agente alleato».<br />

Brindisi è piena di ufficiali, diplomatici e funzionari ministeriali profughi da Roma. Il<br />

governo è praticamente bloccato; per fare qualcosa il Ministero dell’interno decide di<br />

cambiare nome a vie e piazze. Badoglio, ancora una volta, promette di defascistizzare la<br />

vita pubblica ma il processo è lento, non privo di contraddizioni.<br />

La piaga peggiore che imperversa in tutto il «Regno del Sud» è quella della fame. La<br />

popolazione delle città grandi e piccole non solo non è aiutata a riparare le rovine dei<br />

bombardamenti e continua a vivere in condizioni disperate (è ancora Croce ad annotare<br />

come vi sia a Napoli e in tutta la Campania «la minaccia di affamamento per l’esaurirsi

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