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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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Non esiste un centro né militare né politico che coordini l’azione: tutto è improvvisato,<br />

come appunto avviene nelle rivolte innescate da una grande rabbia collettiva. E poi c’è<br />

la speranza che tutto finisca presto perché nei silenzio delle notti si ode un brontolio<br />

lontano, ma non troppo: sono i cannoni alleati.<br />

L’insurrezione scoppia il 27 settembre, mentre le grosse unità tedesche iniziano il<br />

movimento di ritirata. Quando meno se lo aspettano, i tedeschi si trovano di fronte<br />

questi incredibili napoletani che feriscono a sangue il potente esercito di Hitler. Quanti<br />

sono gli insorti? Difficile dirlo, qualche centinaio, forse mille. Ma tutta la popolazione è<br />

con loro. Forse Maddalena Cerasuolo detta «Lenuccia» non entrerà nel conto dei<br />

combattenti; eppure che altro è lei, che per quattro giorni, instancabile, porta munizioni<br />

agli uomini che sparano?<br />

Gli episodi sono decine, impossibile raccontarli tutti. Anche perché, obiettivamente, a<br />

Napoli in quei giorni c’è una confusione tale che ogni tentativo di fare cronaca sarebbe<br />

inutile. È un movimento tipicamente «anarchico». incontrollabile, se si eccettua qualche<br />

gruppo messo insieme e comandato da ufficiali dell’esercito che si trovano a Napoli per<br />

caso: un tenente colonnello, un capitano, parecchi tenenti, persino alcuni ufficiali<br />

medici. Assenti i politici, sebbene Napoli abbia un’eccellente tradizione di pensiero<br />

liberale e conti una nutrita schiera di antifascisti di gran nome. La rivolta ha preso in<br />

contropiede non solo il colonnello Scholl, ma anche l’«intellighenzia» napoletana.<br />

Il 28 settembre nasce limpido, caldo. I cannoni inglesi si sentono benissimo, infatti il<br />

10° Corpo del generale McCreery ha sfondato ed è dilagato nella piana di Nocera. Quel<br />

rumore sordo e non più tanto lontano funziona da eccitante e si combatte con tutto;<br />

anche le pietre sono buone.<br />

Tra le rovine di Napoli bombardata gli scugnizzi si muovono come gatti, mentre i soldati<br />

di Scholl vi si aggirano quasi sperduti, facile bersaglio dei cecchini appostati<br />

dappertutto. Naturalmente cadono anche molti napoletani. Abbracciato all’arma, muore<br />

il mitragliere Gennaro Capuozzo, di 12 anni.<br />

Prima di essere costretto ad andarsene, il colonnello Scholl deve inghiottire una cocente<br />

umiliazione. Nello stadio del Vomero, nei giorni precedenti, aveva fatto rinchiudere 47<br />

prigionieri e ci aveva messo a guardia un paio di compagnie. comandate dal maggiore<br />

Sakau. Adesso i guardiani sono a loro volta prigionieri degli insorti che li assediano. Il<br />

capitano Vincenzo Stimolo coraggiosamente va dal colonnello Scholl e gli propone lo<br />

scambio: i 47 prigionieri contro i soldati tedeschi. Scholl è costretto ad accettare. Il 29<br />

settembre, siccome il movimento di ripiegamento delle divisioni tedesche non è ancora<br />

terminato, il presidio di Scholl si trova tuttora in città. Il colonnello chiede e ottiene<br />

l’intervento dei carri armati e si assiste così al grottesco spettacolo di cinque<br />

mastodontici Tigre che muovono all’assalto, brandeggiando i lunghi cannoni e sparando<br />

in continuazione, contro una posizione tenuta da una cinquantina di scugnizzi.<br />

Il 30 settembre, finalmente, anche gli ultimi reparti tedeschi ricevono l’ordine di<br />

abbandonare Napoli. Sulla strada della ritirata i soldati del Terzo Reich commettono<br />

diversi delitti; in un paesino bruciano vivo un vecchio di 70 anni, ad Acerra falciano a<br />

colpi di mitra un centinaio di persone, fra le quali donne e bambini. Da Capodimonte,<br />

certamente non per necessità militare, forse per vendicare l’offesa inflitta dai napoletani<br />

all’orgoglio dell’esercito tedesco, i pezzi da 88 battono il quartiere fra piazza Mazzini e<br />

Port’Alba, uccidendo parecchi cittadini. Nelle prime ore del 1° ottobre le batterie<br />

tedesche di Capodimonte devono ritirarsi, messe in fuga dai dragoni di un reggimento<br />

inglese corazzato.<br />

Impresa ardua è tracciare il bilancio delle «quattro giornate di Napoli». Le perdite – solo<br />

a seguito di combattimenti e solo nel perimetro della città - saranno, secondo alcune<br />

fonti, di una settantina di morti, altrettanti feriti gravi, 200 feriti leggeri. Ma lo storico

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