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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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pur non potendolo mettere in ombra, non gli apre le porte né al vertice del partito né al<br />

governo.<br />

Nel 1935, all’inizio della campagna d’Etiopia, dove va volontario per raccogliere gli allori<br />

che non ha potuto conseguire nella Prima Guerra Mondiale, Farinacci perde la mano destra<br />

e gli viene riconosciuta la qualifica di «grande mutilato di guerra». In realtà l’amputazione<br />

è frutto di un incidente: un piccolo ordigno esplosivo destinato alla pesca in un fiume<br />

abissino gli è scoppiato in mano.<br />

Da squadrista a gerarca critico nei confronti del duce<br />

Tornato in patria dopo l’avventura etiopica, Farinacci, che non ha mai nascosto suoi<br />

sentimenti repubblicani e anticlericali, dà inizio negli ambienti del partito ad una campagna<br />

neppure tanto nascosta contro i vertici militari della nazione, in particolare contro Badoglio,<br />

che pure in quel momento coglie i frutti della «conquista dell’impero». E fino alla vigilia<br />

della guerra non smette, tra il disappunto e l’ira di Mussolini, di predicare contro la<br />

dinastia, l’inefficienza degli alti comandi, la mancanza di «spina dorsale» nel Paese.<br />

In questo Farinacci coglie anche alcune verità che espone con crudezza al duce, come<br />

quando, nel 1939, scrivendo a Mussolini, afferma: «Tutti sanno che la Marina è l’unica<br />

arma in efficienza; che l’Aviazione ha sì e no un migliaio di apparecchi in piena efficienza;<br />

che la nostra produzione industriale è sì e no in grado di produrre una cinquantina di<br />

apparecchi al mese; e soprattutto che le condizioni dell’Esercito sono catastrofiche…<br />

L’armata del Po è una armata di giocattoli. È priva di un serio addestramento… Né ti si<br />

deve nascondere lo stato deplorevole dei magazzini, per cui la vestizione dei richiamati è<br />

quasi sempre incompleta… È anche onesto e doveroso dichiararti lo stato di scoramento e<br />

di sfiducia che, esistente nell’Esercito da tempo, si è ora sensibilmente aggravato… ».<br />

E anche della guerra ormai alle porte ha una visione realistica quando afferma sempre in<br />

una lettera a Mussolini: «La Germania deve vincere entro pochissimi mesi, altrimenti, se la<br />

guerra dovesse durare qualche anno, la vittoria arriderebbe sicuramente, sebbene dopo<br />

sacrifici enormi, all’Inghilterra e alla Francia, cui gli Stati Uniti non negheranno in seguito il<br />

loro appoggio».<br />

Con l’entrata nel conflitto dell’Italia, Farinacci accentua il suo estremismo in chiave filonazista:<br />

di fronte alle «debolezze» del duce apprezza sempre più il feroce rigore di Hitler e<br />

dei suoi. E tale lo ritrova la nascita della Repubblica di Salò. Dalle colonne del suo giornale<br />

Regime fascista Farinacci diventa il più accanito propagandista della guerra totale contro i<br />

nemici del regime e dell’amicizia italo-tedesca.<br />

Alla fine tenta di rifugiarsi nel fantomatico «ridotto della Valtellina» per l’ultima battaglia,<br />

ma il 27 aprile del 1945 è catturato presso Bergamo. Processato il 28 da un tribunale del<br />

popolo, è fucilato lo stesso giorno da una squadra partigiana sulla piazza di Vimercate.<br />

Gianfranco Romanello<br />

Fuga in montagna<br />

La guerra di liberazione comincia con le iniziative di gruppi di «volonterosi»<br />

e di soldati sbandati che a poco a poco escono allo scoperto<br />

r<br />

La nascita della »pa tigianeria» da un capo all’altro dell’Italia con le prime embrionali<br />

formazioni – le «bande» – è documentata efficacemente da Luigi Longo in Un popolo alla<br />

macchia, Editori Riuniti, Roma 1965.

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