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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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utilizzando l’esperienza di vent’anni di cospirazione e quella bellica fatta nella guerra civile<br />

spagnola.<br />

Quali motivi spinsero quei primi millecinquecento sui sentieri delle montagne? Non va<br />

dimenticato che – contemporaneamente – centinaia di migliaia di militari, sfasciatosi<br />

l’esercito, non avevano altra meta che il rientro a casa. Il paese era in guerra da tre anni e<br />

la prospettiva di liberarsi finalmente dalla «naja» aveva un fascino irresistibile. Era la pace.<br />

Pochi si chiedevano se sarebbe stata davvero pace e, comunque, «quale» pace:<br />

l’importante era sbarazzarsi con la fuga di un passato di sofferenze nell’illusione che il<br />

sipario fosse calato, almeno per quanto riguardava l’Italia, sull’orrore della guerra.<br />

Naturalmente l’illusione durò poco. Per alcuni, non vi fu alcuna illusione, e furono appunto<br />

quelli che scelsero di ribellarsi. Un partigiano della Vai Pellice scrisse nelle sue memorie:<br />

«Sul marciapiede c’era qualcosa che luccicava. Si chinò a raccoglierla, era una stelletta<br />

militare. Se la mise in tasca e disse: “Ora che i soldati le buttano dobbiamo metterle noi”».<br />

È ovvio che dietro ogni partigiano c’è una storia individualissima; può essere anche –<br />

semplicemente – la storia di un militare che, deposta la divisa, rimane vicino alla ragazza<br />

con la quale ha intrecciato una relazione; può essere la storia di un giovane dell’estremo<br />

Sud che non riesce a raggiungere il paese perché l’armistizio lo ha colto in un reggimento<br />

stanziato nell’estremo Nord. Ma, più ragionatamente, si possono identificare otto<br />

motivazioni per la scelta della montagna:<br />

1) Molti, soprattutto fra gli ufficiali, hanno correttamente interpretato il pur ambiguo<br />

messaggio di Badoglio e si sentono impegnati ad obbedire al governo legittimo e al<br />

capo legittimo dello Stato, Vittorio Emanuele III, per quanto complice fino a ieri del<br />

fascismo; per questi uomini si tratta di tenere fede al giuramento prestato quando<br />

indossarono l’uniforme e per loro la politica non c’entra;<br />

2) L’odio verso i tedeschi. Presente negli italiani come un virus da generazioni, per note e<br />

ottime ragioni storiche, questo odio riemerge con la caduta di Mussolini ed esplode<br />

incontenibile di fronte al comportamento arrogante e feroce delle truppe naziste dopo<br />

l’armistizio; senza contare le recenti amare esperienze dei nostri soldati sul fronte<br />

orientale e in Nord Africa a proposito della prepotenza e dell’egoismo dei tedeschi;<br />

3) L’odio verso il fascismo. Il 25 luglio ha dato la misura dell’impopolarità del regime, che<br />

le privazioni e i lutti della guerra – guerra indiscutibilmente fascista – ha esasperato; ci<br />

si accorge presto che nell’Italia occupata dai tedeschi risorge lo squadrismo, e che è<br />

della peggiore specie;<br />

4) La protesta contro lo sfascio e la perdita di dignità del paese. È un sentimento<br />

primordiale che su molti agisce come una frustata all’orgoglio individuale e nazionale;<br />

5) La volontà di sottrarsi alla cattura da parte dei tedeschi. Non c’è città né borgo d’Italia<br />

che non abbia visto passare tradotte di giovani chiusi nei carri bestiame o colonne di<br />

autocarri carichi di internati. Se la prospettiva della prigionia mai è allettante, tanto<br />

meno lo è quando si sa che il custode è più boia che carceriere;<br />

6) Lo spirito d’avventura. Certo, anche questo può avere contato; ma non c’è forse in tutti<br />

i grandi eventi della storia una buona dose di spirito d’avventura? Ci fu nelle Crociate,<br />

nel viaggio di Colombo, nelle imprese un po’ matte di Garibaldi, persino<br />

nell’emigrazione del «passaporto rosso». La montagna è, per molti giovani ribelli.<br />

l’avventura per la causa giusta;<br />

7) Il timore della vendetta per il ritorno del fascismo. Naturalmente questa spinta agisce<br />

solo su coloro che fascisti furono e per i quali è prevedibile un «redde rationem» che<br />

gli inferociti neosquadristi promettono senza mezzi termini;<br />

8) L’impegno politico. Esso riguarda – è ovvio – solo la crema del movimento partigiano:<br />

pochi giovani, perché il fascismo non ha permesso che si formasse una cultura e una

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