SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea
SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea
«No. Anzi, vi prego di tenere presente che io, ancora oggi, non ho alcun desiderio particolare di far nascere una nuova polemica su chi abbia effettivamente liberato Mussolini. Non intendo, insomma, discutere con il signor Skorzeny. Noi due viviamo in mondi totalmente diversi: lui si è autodefinito un “avventuriero” ed ha presentato la spedizione sul Gran Sasso, come la sua “avventura Mussolini”; lui ha visto la guerra del suo Führer con occhi del tutto diversi dai miei e con mentalità altrettanto diversa. Io ero un soldato, con gli impegni di un soldato. Quando mi ordinarono di liberare Mussolini, mi comportai in base ai miei principi, non ultimo quello di raggiungere lo scopo con il minimo sacrificio di vite umane. In questo sono riuscito e ne sono soddisfatto. Non mi interessavano le decorazioni né, tanto meno, mi lusingava la pubblicità. Mi lascia del tutto indifferente il fatto che l’opinione pubblica, ancora oggi, presti fede alla propaganda di allora. Nel corso degli anni, col progredire degli studi storico-militari, sarà fatta piena luce su questo come su altri avvenimenti magari più importanti». «Lei ritiene che l’azione del Gran Sasso, da lei diretta, fu condotta in ogni senso con correttezza militare?». «C’è un episodio, in questa vicenda. che non amo ricordare. Si tratta dell’utilizzazione del generale italiano Soleti in qualità di ostaggio. Non fu un bel gesto. Andare all’assalto contro una postazione nemica spingendo avanti degli ostaggi non fa parte della regola. Per la verità, l’idea di servirsi del generale Soleti, per impedire agli italiani di aprire il fuoco, fu di Skorzeny e del suo aiutante Radl. Essi rapirono l’ufficiale italiano alla maniera, diciamo, dei gangster e lo caricarono a forza su uno degli alianti: un modo di agire tipicamente SS».
Capitolo sessantanovesimo Nasce la Resistenza Racconta il maggiore degli alpini Luigi Marchesi, ufficiale in servizio di Stato Maggiore e comprimario nella cerimonia della firma dell’armistizio a Cassibile, che nel tardo pomeriggio dell’8 settembre 1943 accompagnò Pietro Badoglio alla sede romana dell’EIAR in via Asiago. Il vecchio maresciallo «era molto triste e depresso; era giunto forse al momento più infelice della sua vita di soldato». Portato dinanzi ai microfoni, alle 19.45 Badoglio lesse «con evidente sforzo, ma con voce chiara e ferma», il proclama con cui annunciava la cessazione delle ostilità contro gli Alleati. Era una notizia attesa, eppure ebbe l’effetto di una mazzata. «E adesso?» si chiesero milioni di persone. L’avvenire incombeva minaccioso come un temporale, e gli italiani se ne rendevano conto. Quella sera stessa, poche ore dopo il proclama di Badoglio, a Roma in via Adda si riuniscono sei persone: Ivanoe Bonomi, Alessandro Casati, Alcide De Gasperi, Mauro Scoccimarro, Pietro Nenni e Ugo La Malfa. Rappresentano altrettanti partiti e cioè, nell’ordine, la Democrazia del lavoro, il Partito Liberale, la Democrazia Cristiana, il Partito Comunista Italiano, il Partito Socialista e il Partito d’Azione. Nel corso della riunione i sei uomini formano il Comitato di Liberazione Nazionale. L’indomani mattina, mercoledì, Pietro Nenni telefona ai suoi amici di Milano e li informa della costituzione del CLN. Sabato 12 settembre prende il treno e, fortunosamente, raggiunge il capoluogo lombardo. A Milano, nello studio dell’avvocato liberale Giustino Arpesani, Nenni informa gli amici sui più recenti avvenimenti di Roma, compresi i combattimenti di Porta San Paolo contro i tedeschi; dice che l’ora della lotta armata è scoccata e propone a Ferruccio Parri di assumere il comando delle formazioni partigiane. Parri è l’uomo ideale per questo incarico: antifascista cristallino, durante la Prima Guerra Mondiale si era meritato decorazioni al valore e, pur essendo ufficiale di complemento, per le sue eccezionali qualità era stato assegnato al servizio di Stato Maggiore, dove aveva lavorato magnificamente: pochi sanno, per esempio, che era stato lui ad avere l’idea di formare dei reparti speciali d’assalto, quelli che poi si chiamarono «arditi». Nascono i primi CLN Alla proposta di Nenni sorprendentemente Parri risponde che gli sembra ancora troppo presto, che la situazione appare confusa. Intanto però anche a Milano il comitato interpartitico si trasforma in CLN; l’esitazione di Parri non può cancellare la realtà dei fatti: ci si avvia alla lotta armata. Anzi, la battaglia è già cominciata. Nemmeno nelle altre città si sta con le mani in mano. A Torino il CLN nasce in una saletta riservata del ristorante Canelli; a Genova già dal 10 settembre esiste un comando unificato antifascista nel quale compare una figura che diventerà famosa: il medico Ottorino Balduzzi, fondatore della rete informativa «Otto»; a Padova il CLN si forma nell’università, attorno a tre grandi figure della cultura e dell’antifascismo: Concetto Marchesi, Silvio Trentin ed Egidio Meneghetti; negli stessi giorni a Firenze il comitato interpartitico si trasforma in CLN e ne sono esponenti Piero Calamandrei, Adone Zoli e Giorgio La Pira. Praticamente, tra il 9 e il 15 settembre, la struttura democratica – affacciatasi alla ribalta
- Page 335 and 336: Dagli scioperi di agosto la sterzat
- Page 337 and 338: che, con popolare efficacia storica
- Page 339 and 340: mani dei tedeschi. «La frase che r
- Page 341 and 342: fascista. La violenza dell’ex est
- Page 343 and 344: Poi, Vittorio Emanuele non ha molta
- Page 345 and 346: indifferenza, nelle nostre incertez
- Page 347 and 348: chiedendo il libero transito sul po
- Page 349 and 350: Nella battaglia del giugno 1918 Cav
- Page 351 and 352: dare una svolta al conflitto in Ita
- Page 353 and 354: A Fiume il generale Gambara, arriva
- Page 355 and 356: la mattina del 10 settembre. Il gio
- Page 357 and 358: Telegrafai al Sovrano, che, trovand
- Page 359 and 360: 7. I Ministeri amministrativi e le
- Page 361 and 362: Mussolini - tentano di impadronirsi
- Page 363 and 364: Oxilia: «Vogliamo collegarci con c
- Page 365 and 366: cedere. La resistenza termina alle
- Page 367 and 368: famiglia e la corte) e a sera vi vi
- Page 369 and 370: Führer» gli dice. Il generale Stu
- Page 371 and 372: estano deserte. Quella notte arriva
- Page 373 and 374: esecuzioni prendono un ritmo più
- Page 375 and 376: tutto l’itinerario (Tivoli, Avezz
- Page 377 and 378: gruppo di armate, generale Westphal
- Page 379 and 380: lontana, ignara della nostra sorte.
- Page 381 and 382: nella parte della presente motivazi
- Page 383 and 384: la grande gioia, liberandovi, di av
- Page 385: «Mi apparve davanti all’albergo,
- Page 389 and 390: utilizzando l’esperienza di vent
- Page 391 and 392: Nella Valle d’Aosta è un ex serg
- Page 393 and 394: di classi sociali, anzi le comprend
- Page 395 and 396: L’Italia settentrionale è in man
- Page 397 and 398: In quella riunione alle Caminate si
- Page 399 and 400: Il 25 luglio 1943 Galimberti è a T
- Page 401 and 402: Mussolini ritorna in Italia la matt
- Page 403 and 404: pur non potendolo mettere in ombra,
- Page 405 and 406: punti di maggiore attrazione, dove
- Page 407 and 408: comandi non avevano alcuna idea sul
- Page 409 and 410: Il generale comandante la zona non
- Page 411 and 412: caduta del fascismo aveva provocato
- Page 413 and 414: Capitolo settantesimo Le quattro gi
- Page 415 and 416: tornano, Peiper ordina al prete e a
- Page 417 and 418: avversario al quale le esperienze n
- Page 419 and 420: di dare una seconda lezione al nemi
- Page 421 and 422: La reazione popolare nella Terra di
- Page 423 and 424: Battaglia indica in 292 il numero d
- Page 425 and 426: Documenti e testimonianze Joachim P
- Page 427 and 428: Salvo è reduce da due anni di guer
- Page 429 and 430: senza cattiva coscienza con gli All
- Page 431 and 432: L’8 settembre della Regina Elena
- Page 433 and 434: dell’Italia nell’autunno 1943.
- Page 435 and 436: In un villaggio situato presso Vero
Capitolo sessantanovesimo<br />
Nasce la Resistenza<br />
Racconta il maggiore degli alpini Luigi Marchesi, ufficiale in servizio di Stato Maggiore e<br />
comprimario nella cerimonia della firma dell’armistizio a Cassibile, che nel tardo<br />
pomeriggio dell’8 settembre 1943 accompagnò Pietro Badoglio alla sede romana dell’EIAR<br />
in via Asiago. Il vecchio maresciallo «era molto triste e depresso; era giunto forse al<br />
momento più infelice della sua vita di soldato». Portato dinanzi ai microfoni, alle 19.45<br />
Badoglio lesse «con evidente sforzo, ma con voce chiara e ferma», il proclama con cui<br />
annunciava la cessazione delle ostilità contro gli Alleati. Era una notizia attesa, eppure<br />
ebbe l’effetto di una mazzata. «E adesso?» si chiesero milioni di persone. L’avvenire<br />
incombeva minaccioso come un temporale, e gli italiani se ne rendevano conto.<br />
Quella sera stessa, poche ore dopo il proclama di Badoglio, a Roma in via Adda si<br />
riuniscono sei persone: Ivanoe Bonomi, Alessandro Casati, Alcide De Gasperi, Mauro<br />
Scoccimarro, Pietro Nenni e Ugo La Malfa. Rappresentano altrettanti partiti e cioè,<br />
nell’ordine, la Democrazia del lavoro, il Partito Liberale, la Democrazia Cristiana, il Partito<br />
Comunista Italiano, il Partito Socialista e il Partito d’Azione. Nel corso della riunione i sei<br />
uomini formano il Comitato di Liberazione Nazionale. L’indomani mattina, mercoledì, Pietro<br />
Nenni telefona ai suoi amici di Milano e li informa della costituzione del CLN. Sabato 12<br />
settembre prende il treno e, fortunosamente, raggiunge il capoluogo lombardo. A Milano,<br />
nello studio dell’avvocato liberale Giustino Arpesani, Nenni informa gli amici sui più recenti<br />
avvenimenti di Roma, compresi i combattimenti di Porta San Paolo contro i tedeschi; dice<br />
che l’ora della lotta armata è scoccata e propone a Ferruccio Parri di assumere il comando<br />
delle formazioni partigiane.<br />
Parri è l’uomo ideale per questo incarico: antifascista cristallino, durante la Prima Guerra<br />
Mondiale si era meritato decorazioni al valore e, pur essendo ufficiale di complemento, per<br />
le sue eccezionali qualità era stato assegnato al servizio di Stato Maggiore, dove aveva<br />
lavorato magnificamente: pochi sanno, per esempio, che era stato lui ad avere l’idea di<br />
formare dei reparti speciali d’assalto, quelli che poi si chiamarono «arditi».<br />
Nascono i primi CLN<br />
Alla proposta di Nenni sorprendentemente Parri risponde che gli sembra ancora troppo<br />
presto, che la situazione appare confusa. Intanto però anche a Milano il comitato<br />
interpartitico si trasforma in CLN; l’esitazione di Parri non può cancellare la realtà dei fatti:<br />
ci si avvia alla lotta armata. Anzi, la battaglia è già cominciata.<br />
Nemmeno nelle altre città si sta con le mani in mano. A Torino il CLN nasce in una saletta<br />
riservata del ristorante Canelli; a Genova già dal 10 settembre esiste un comando unificato<br />
antifascista nel quale compare una figura che diventerà famosa: il medico Ottorino<br />
Balduzzi, fondatore della rete informativa «Otto»; a Padova il CLN si forma nell’università,<br />
attorno a tre grandi figure della cultura e dell’antifascismo: Concetto Marchesi, Silvio<br />
Trentin ed Egidio Meneghetti; negli stessi giorni a Firenze il comitato interpartitico si<br />
trasforma in CLN e ne sono esponenti Piero Calamandrei, Adone Zoli e Giorgio La Pira.<br />
Praticamente, tra il 9 e il 15 settembre, la struttura democratica – affacciatasi alla ribalta