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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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la grande gioia, liberandovi, di avere assolto nel modo migliore il compito che mi fu<br />

assegnato».<br />

Il duce rispose: «Ero convinto sin dal principio che il Führer mi avrebbe dato questa<br />

prova della sua amicizia. Lo ringrazio e con lui ringrazio voi, capitano Skorzeny e i vostri<br />

camerati che hanno con voi osato».<br />

Il colloquio si portò quindi su altri argomenti, mentre si raccoglievano le carte e le cose<br />

di Mussolini.<br />

Al pianterreno carabinieri e agenti fraternizzavano coi Germanici, alcuni dei quali erano<br />

rimasti – non gravemente – feriti nell’atterraggio. Alle 15 tutto era pronto per la<br />

partenza. All’uscita, Mussolini salutò con effusione i camerati del gruppo Skorzeny e tutti<br />

insieme – Italiani compresi – si recarono in un sottostante breve pianoro dove un<br />

apparecchio «Cicogna» attendeva.<br />

Il capitano che lo pilotava si presentò giovanissimo: Gerlach, un asso. Prima di salire<br />

sull’apparecchio, Mussolini si voltò a salutare il gruppo dei suoi sorveglianti: sembravano<br />

attoniti. Molti sinceramente commossi. Taluni anche con le lacrime agli occhi.<br />

Lo spazio dal quale la «Cicogna» doveva partire era veramente esiguo. Allora fu<br />

arretrata per guadagnare qualche metro. Al termine del pianoro vi era un salto<br />

abbastanza profondo. Il pilota prese posto sull’apparecchio; dietro lui Skorzeny e quindi<br />

Mussolini. Erano le 15. La «Cicogna» si mise in moto. Rullò un poco. Percorse<br />

rapidamente lo spazio sassoso e giunto ad un metro dal burrone, con uno strappo<br />

violento del timone, spiccò il volo. Ancora qualche grido. Braccia che si agitavano e poi il<br />

silenzio dell’alta atmosfera. […]<br />

La liberazione di Mussolini ad opera di «arditi» tedeschi suscitò in Germania un’ondata<br />

di grande entusiasmo. Si può dire che l’evento fu festeggiato in ogni casa. La radio<br />

preparò, con ripetute emissioni, gli ascoltatori ad una notizia straordinaria e non si ebbe<br />

delusione alcuna quando la notizia, verso le 22, venne conosciuta. Tutti la<br />

considerarono come un avvenimento eccezionale.<br />

Chi lo liberò veramente?<br />

Era quasi inevitabile che l’impresa al Gran Sasso sollevasse<br />

Polemiche e contrasti tra gli stessi tedeschi<br />

Non è vero che fu Otto Skorzeny a liberare Mussolini dalla prigionia di Campo<br />

Imperatore.<br />

Lo affermano Arrigo Petacco e Sergio Zavoli in un libro polemico, Dal Gran Consiglio al<br />

Gran Sasso – Una storia da rifare, Rizzoli, Milano 1973.<br />

Gli autori sono andati a scovare l’ex maggiore svizzero-tedesco Mors che aveva<br />

organizzato tutta l’operazione su incarico specifico del generale Student, della Luftwaffe .<br />

Queste sono le domande e le risposte del colloquio.<br />

«Signor Mors, nell’estate del 1943 lei comandava un battaglione di paracadutisti<br />

tedeschi di stanza nei pressi di Roma. Cosa accadde la sera dell’11 settembre?».<br />

«Quella sera fui convocato urgentemente dal generale Student. del cui Stato Maggiore<br />

io facevo parte. Appena mi trovai al suo cospetto egli mi disse, molto laconicamente.<br />

che mi incaricava di procedere alla liberazione di Benito Mussolini. Quell’ordine mi colse<br />

di sorpresa: fino a quel momento ignoravo che si stesse preparando un’impresa del<br />

genere. Student mi spiegò brevemente cosa si aspettava da me e dai miei uomini. In<br />

pratica, dovevo essere pronto, da lì a poche ore, a prendere d’assalto il massiccio del

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