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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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lontana, ignara della nostra sorte. Il viso di tante persone amate balzò alla mente vivida<br />

e palpitante. Uno sforzo per fermarla, per fissarlo ed imprimerlo per l’ultima volta. per<br />

trarvi coraggio e conforto… ».<br />

Si stava compilando la lista dei nominativi, quando, improvvisamente, lungo il sentiero,<br />

passò un ufficiale medico, il dottor Pannullo, che due giorni avanti, al momento della<br />

cattura del gruppo, era stato lasciato indietro con alcuni feriti. Udita la voce degli<br />

ufficiali e superando il divieto di una sentinella, balzò giù dalla scarpata. I trentaquattro<br />

gli si fecero attorno e ognuno gli consegnò qualche cosa da far giungere alle famiglie<br />

lontane: soprattutto l’estremo saluto.<br />

Il sottotenente Vincenzo Tufano: «A papà l’ultimo pensiero di Vincenzo».<br />

Il sottotenente Nazareno Ridolfi: «Mia Veruccia, ti attendo in cielo, prega Iddio per me.<br />

Sono nel momento di essere fucilato e penso a te e chiedo perdono a Iddio dei miei<br />

peccati. Vera Piazzese, Via Andrea Doria 64, Roma».<br />

Il tenente Archimede D’Urbano: «A D’Urbano Alfredo, corso Marruccino 161, Chieti.<br />

Caro papà muoio nel giorno dell’immacolata di Pompei colla corona del Rosario. Addio».<br />

Il sottotenente Alfonso Piergentili: «A mamma – a Roberto – a Norma – sempre tutto il<br />

mio amore. Papà, siate forti. Vi bacio. Alfonso. 7 ottobre 1943».<br />

Il sottotenente Franco Parente traccia solo su un pezzo di carta il suo nome e l’indirizzo<br />

della mamma.<br />

«Anch’io consegno un orologio, denaro, ed un biglietto… I tedeschi spazientiti presero il<br />

Pannullo e lo allontanarono, mentre singhiozzava. Reggeva un involto col nostro ultimo<br />

viatico per chi non avremmo più visto. Ormai all’elenco che il tedesco stava compilando<br />

due soli nomi mancavano: il mio e quello di… Fu qui che m’accorsi che uno, fra noi, era<br />

vestito con la tonaca francescana. Questi firmò: padre Rufino Sebenello. Presi la matita<br />

al tedesco e scrissi il mio nome sull’elenco dei condannati. Ero il trentaquattresimo».<br />

Ci fu il tentativo del colonnello Lanza e del tenente colonnello Cirino – tramite<br />

l’interprete – di contestare la legittimità di una simile esecuzione indiscriminata, senza<br />

interrogatori e senza pronuncia di condanna. Comunque, aggiunse il colonnello Lanza,<br />

caso mai si sarebbe dovuto fucilare lui solo, poiché lui solo aveva la responsabilità dei<br />

suoi dipendenti. I tedeschi non risposero.<br />

Dopo avere firmato nell’elenco quale trentaquattresimo, il tenente Amos Meliconi - dalla<br />

cui relazione sono tratti i periodi sopra riportati – fece notare all’interprete che egli era<br />

ufficiale di finanza. L’interprete, dopo avere parlato con il suo superiore, gli disse di<br />

mettersi accanto al cappellano, a cui nel frattempo i tedeschi chiedevano i documenti.<br />

«Egli, allora, frugò nelle tasche e con un breviario mostrò un foglio del Ministero della<br />

Guerra – Curia Castrense – di richiamo alle armi, un secondo dell’ordine religioso<br />

francescano e il libretto Facultas audiendi confessiones. Tutti erano intestati a padre<br />

Rufino Sebenello.<br />

«L’interprete fu incaricato della traduzione e della verifica. Stavamo muti in attesa che<br />

questa terminasse, quando il cappellano fu chiamato a parte. L’interprete disse ad alta<br />

voce: “Avete concessione di impartire i conforti religiosi ai vostri commilitoni, però<br />

sbrigatevi”. Gli fummo d’attorno. Almeno uno di noi si sarebbe salvato ed avrebbe<br />

informato le famiglie… Se al dottor Pannullo si era dato parecchio, anche al cappellano<br />

si poteva e si doveva affidare ancora qualcosa.<br />

”Chi ha carta per scrivere?”. “Scrivete qui”. Il cappellano mostrò la pagella per la<br />

confessione rilasciata ai frati minori e su essa alcuni vergarono a matita il loro nome e<br />

indirizzo.<br />

“In fretta, in fretta” gridava l’interprete. Ad un cenno del padre gli fummo tutti uniti,<br />

prostrandoci in ginocchio. Egli aperse il libro di preghiere e a voce alta ci fece recitare

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