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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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gruppo di armate, generale Westphal, portò ancora in data 16 settembre un ordine del<br />

comando in capo sud per cui dovevano muovere all’attacco lungo la rotabile che<br />

attraversa l’isola da nord a sud, passando per le montagne, e lungo la quale si stava<br />

radunando l’avversario, e così conquistare un’altra volta, prima dello sgombero, l’isola.<br />

Lo stesso generale Westphal era un ufficiale di stato maggiore troppo esperto per non<br />

rendersi conto dell’assurdità di quest’ordine. Egli condivideva la mia opinione sulla<br />

situazione, da me espressa con molta energia, e la sostenne dopo il suo ritorno al<br />

comando in capo sud. Quest’ultimo si dichiarò ancora in serata d’accordo con quanto<br />

avevo prospettato. Il 19 settembre il feldmaresciallo Kesselring, un uomo che non<br />

paventava alcun pericolo, arrivò personalmente sull’isola e diede ulteriori disposizioni<br />

per lo sgombero.<br />

«I tedeschi non mi avranno»<br />

Patriottismo, avversione al fascismo che ha portato l’Italia allo sfascio e l’odio di sempre<br />

per i tedeschi nelle lettere di un difensore di Lero<br />

Il sottotenente Corrado Spagnolo, nato a Monza nel 1923 e medaglia d’oro al valor<br />

militare, fu il più giovane caduto nella difesa di Lero, l’isola fortificata dell’Egeo.<br />

Studente di ingegneria, Spagnolo era stato destinato al 47° Reggimento di artiglieria a<br />

Bari e di là era partito per Lero nell’aprile 1942. Arrivato nell’isola, il giovane ufficiale<br />

venne aggregato alla Marina ed ebbe un comando nelle batterie contraeree.<br />

Queste che pubblichiamo sono le sue tre ultime lettere, dirette ad amici e a persone<br />

care. Nella prima, del 26 agosto, l’ufficiale commenta amareggiato la notizia dello<br />

sbarco in Sicilia; nella seconda esterna la sua indignazione per la brutale reazione<br />

tedesca al nostro armistizio; nella terza, infine, riferisce dei momenti drammatici che sta<br />

vivendo il suo presidio quasi presagio della propria fine.<br />

Il 12 novembre 1943 i tedeschi sbarcarono a Lero. Uno dei loro gruppi corazzati si<br />

diresse alla montagna dov’era appostata la batteria «Lago» comandata da Spagnolo:<br />

colpito da una bomba a mano mentre difendeva il suo cannone, Spagnolo cadde<br />

mortalmente ferito e spirò l’indomani in un ospedaletto da campo .<br />

(26 agosto 1943) Scusami se da lungo tempo non mi faccio più vivo: gli ultimi<br />

avvenimenti mi hanno quasi stordito, mi hanno fatto chiudere in me e meditare sui<br />

destini della Patria e nostro.<br />

Inutile dirti le mie conclusioni; meglio per ora che le rinchiuda in me. Ti basti l’ironica<br />

espressione che mi è venuta spontanea alle labbra alla notizia di grandiose<br />

manifestazioni in Italia al grido di «Viva la libertà»: toh! il popolo degli schiavi grida<br />

«Viva la libertà!». È buffo sai; e dolorose sono le conseguenze che ne ho tratte. E<br />

mentre questo popolo inetto si perde in queste stupide manifestazioni, lo straniero<br />

calpesta il sacro suolo d’Italia!<br />

Possa Badoglio riuscire a scuotere questo popolo, a fargli comprendere che andiamo<br />

verso la totale schiavitù. La misera fine della Sicilia, dove a chiacchiere avremmo dovuto<br />

mettere orizzontale il nemico, ci ammonisca. Si muoia pure tutti, prima noi giovani, cui<br />

la vita e l’amore più sorride, ma si salvi l’Italia! Ma forse questo nostro popolo non è in<br />

grado d’intendere questo grido che mi viene dal cuore, e, vile, seguiterà a pensare,<br />

come ha pensato fino ad oggi (e in questo è la ragione per cui il fascismo ha durato<br />

vent’anni), al suo egoistico benessere, che rifugge dal sacrificio e dalla lotta per il santo<br />

nome d’Italia.

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