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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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Il 27 luglio 1943 Maugeri ha l’incarico di recarsi a Gaeta con la Persefone per trasferire il<br />

duce a Ventotene. Poiché l’isola è presidiata da una guarnigione tedesca, Polito (che<br />

scorta di persona il prigioniero) decide di proseguire per Ponza ma neppure questa<br />

pare, alla fine, abbastanza sicura, e con ragione, perché già Hitler ha dato ordine al<br />

capitano delle SS Skorzeny di «salvare Mussolini al più presto: se non intervenissimo, gli<br />

italiani Io consegnerebbero agli Alleati». (Nel gennaio 1975, alla vigilia della morte,<br />

Skorzeny dichiara a chi scrive che, accorso subito a Roma col suo commando di<br />

paracadutisti, seppe che «un personaggio molto importante si trovava a Ponza, un<br />

prigioniero di distinzione».) Così la notte del 6 agosto 1943 il duce viene imbarcato<br />

sull’ex caccia francese Panthère e condotto a La Maddalena, «A Ponza», spiega Maugeri<br />

al duce, «lei era esposto al pericolo di essere catturato dai tedeschi». «È vero»,<br />

risponde Mussolini. «Pensavo anch’io a questo pericolo. Essere liberato dai tedeschi<br />

significherebbe un mio ritorno al governo protetto dalle baionette di Hitler. Sarebbe la<br />

più grande umiliazione che mi si potrebbe infliggere» (ma di lì ad un mese e mezzo<br />

l’accetterà).<br />

Purtroppo La Maddalena diviene quasi subito infida: Skorzeny individua presto questo<br />

rifugio e riesce addirittura a sbarcare di nascosto sull’isola e a scoprire la Villa Weber<br />

dove si trova Mussolini. Maugeri intanto si impensierisce per l’arrivo di contingenti<br />

tedeschi in Corsica e perché ricognitori della Luftwaffe sorvolano l’isola di frequente e a<br />

bassissima quota.<br />

A metà agosto Maugeri si reca a Roma ed ha un colloquio con Badoglio: «Dovevo<br />

riferire a lui personalmente su tutto quanto concerneva la prigionia di Mussolini», ha<br />

spiegato l’ex capo del SIS a chi scrive. «Gli esposi i miei dubbi. Il maresciallo mi ascoltò<br />

in silenzio e poi disse: “Ci sarebbe una soluzione. Potremmo portare Mussolini sul<br />

continente con un aereo, il pilota dovrebbe fingere di avere un guasto, uscire di rotta e<br />

finire in Tunisia. Così, quello là se lo prenderebbero gli americani. Ai tedeschi no, ai<br />

tedeschi non lo dobbiamo lasciare”».<br />

«Agire con molta prudenza»<br />

Dieci giorni più tardi, all’alba del 28 agosto, il duce viene trasferito con un idrovolante al<br />

lago di Bracciano e, in auto, condotto a Campo Imperatore, sul Gran Sasso, scortato<br />

dall’ispettore di polizia Giuseppe Gueli. Anche al Gran Sasso la consegna è che Mussolini<br />

non deve cadere vivo in mano tedesca. Ma il 9 settembre, all’indomani dell’armistizio,<br />

Senise telefona a Gueli raccomandandogli di comportarsi «con la massima prudenza», il<br />

che vuole dire – come fa capire Senise nelle memorie – che, qualunque cosa accada,<br />

Mussolini non deve essere più soppresso. L’indomani, però, pare che Roma possa<br />

resistere ai tedeschi e Senise, parlando ancora con Gueli, ripristina la consegna<br />

originaria: se i tedescni arrivano al Gran Sasso il duce deve essere eliminato. Ma il 12<br />

settembre, mutata la situazione militare-politca della capitale, muta l’ordine: con un<br />

altro telegramma Senise chiede a Gueii di «agire con molta prudenza» e quando,<br />

quattro ore dopo, il commando di Skorzeny piomba su Campo Imperatore, Gueli ordina<br />

ai carabinieri della scorta di cedere le armi. Com’egli stesso confessa in seguito,<br />

quell’«agire con molta prudenza» era una frase convenzionale e significava che<br />

«Mussolini doveva essere consegnato».<br />

La verità sembra dunque questa: Badoglio «vendette» il duce ai tedeschi ottenendo in<br />

cambio, da Kesselring, la possibilità di fuggire indisturbato al sud col re, la Corte e<br />

alcuni ministri (secondo lo storico Ruggero Zangrandi sarebbe stato anche identificato<br />

l’intermediario di queste oscure trattative). Così la notte del 9 settembre 1943 le diciotto<br />

strade che si dipartono da Roma saranno tutte bloccate dalla Wehrmacht ad eccezione<br />

di una – la Tiburtina – sulla quale si avvia senza intoppi il corteo dei fuggiaschi; così

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