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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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estano deserte. Quella notte arriva a Cefalonia un radiogramma da Atene. È del<br />

comando dell’11ª Armata e reca la firma del gen. Vecchiarelli. Dice testualmente:<br />

«Seguito conclusione armistizio truppe italiane 11ª Armata seguiranno questa linea di<br />

condotta: se tedeschi non faranno atti di violenza truppe italiane non rivolgeranno armi<br />

contro di loro. Truppe italiane non faranno causa comune con ribelli né con truppe<br />

anglo-americane che sbarcassero. Reagiranno con la forza ad ogni violenza armata.<br />

Ognuno rimanga al suo posto con compiti attuali. Sia mantenuta con ogni mezzo<br />

disciplina esemplare. Comando tedesco informato quanto precede».<br />

Davanti ad un ordine così concepito, che ricalcando la dichiarazione di Badoglio esclude<br />

a priori ogni collaborazione con i partigiani greci (i «ribelli») e col nemico di ieri, resta<br />

una sola possibilità: trovare un accordo con i tedeschi. Ma un accordo per fare che?<br />

Abbandonare l’isola? Con quali mezzi? E a quali condizioni? Difenderla? È vero che a<br />

Cefalonia, in quel momento, i rapporti di forza sono favorevoli agli italiani. Ma il resto<br />

della Grecia è in mano ai tedeschi, che hanno anche il dominio dei cieli. Una reazione<br />

antitedesca, se ha buone probabilità di riuscire contro i duemila austriaci di Barge, ne<br />

ha altrettante di essere schiacciata dai rinforzi che saranno fatti affluire.<br />

Temporeggiare in attesa degli eventi. Chiedere ordini più precisi. Questo è tutto ciò che<br />

può fare il generale Gandin, che il 9 settembre, nella mensa del comando di divisione,<br />

brinda ancora con Barge ai gloriosi destini della patria. Gli ufficiali si comportano come<br />

se non fosse successo nulla. Chiudono gli occhi per non vedere quello che li aspetta. Ma<br />

il sospetto e la paura cominciano ad insinuarsi tra di loro. Tutto è come sospeso in un<br />

equilibrio irreale. Basterà un gesto per far precipitare la situazione.<br />

Diversa la reazione della truppa. In mancanza di notizie precise, «radio-fante» fa<br />

correre voci che suscitano agitazione e malcontento. Si dice che i tedeschi, ad Atene, si<br />

siano impadroniti con la forza del comando dell’11ª Armata. La stessa fine avrebbe<br />

fatto, ad Agrinion, quello dell’8° Corpo. Racconterà un cappellano militare: «I soldati si<br />

scambiano, con le notizie, le impressioni. Urlano, minacciano, imprecano. Alcuni sono<br />

eccitatissimi. Una manifesta psicosi d’impressionante nervosismo – che avanza come<br />

una spaventosa valanga – incomincia ad impossessarsi dell’animo di tutti e sta per<br />

travolgere la serena disciplinata compattezza dell’intera divisione».<br />

La propaganda greca accresce la confusione. Circolano tra i soldati, fin dal 3 settembre,<br />

i volantini di un «Comitato Comunista Clandestino per la libera Grecia». «L’Italia e la<br />

Grecia, le due nazioni più civili del mondo, non possono essere schiave della barbara<br />

Germania» proclamano quei fogli. «I fratelli greci staranno accanto ai fratelli italiani<br />

nella loro sacra lotta per la libertà e la civiltà. Viva l’Italia una, libera e indipendente!». I<br />

comandanti ordinano la requisizione dei volantini, ma non prendono alcun<br />

provvedimento contro i loro diffusori.<br />

I tedeschi, ormai ex alleati, cominciano a farsi minacciosi<br />

La sera del 9 settembre arriva a Cefalonia un secondo radiogramma cifrato. Viene dal<br />

comando dell’11ª Armata ed è firmato, come il primo, dal gen. Vecchiarelli. Il<br />

messaggio, frutto di trattative condotte ad Atene, contiene l’ordine di consegnare ai<br />

tedeschi le artiglierie e le armi pesanti della fanteria. Gli ex alleati, in cambio,<br />

s’impegnano a riportare in patria, in breve tempo, tutti i militari italiani. Gli ufficiali della<br />

Divisione «Acqui» fiutano il tranello. «Il generale Gandin», ricorderà dopo la guerra il<br />

cappellano don Romualdo Fortunato, «lo ritiene senz’altro apocrifo; tale lo ritengono<br />

anche, all’unanimità, i comandanti di corpo». Si è infatti ormai diffusa la notizia che i<br />

comandi di Atene e di Agrinion sono caduti in mano ai tedeschi con i rispettivi cifrari.<br />

La mattina del 10 settembre Barge viene ricevuto da Gandin. Chiede la consegna delle<br />

armi. Gandin tergiversa. Dice di non avere ordini in proposito e rifiuta la consegna delle

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