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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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teorica e approssimativa, anche perché le unità erano in continua trasformazione a<br />

causa delle perdite subite e dell’afflusso dei rimpiazzi. La 5ª Divisione leggera diviene<br />

infatti il 1° agosto 1941 la 21ª Panzerdivision (più che altro nominalmente, perché<br />

mancavano due battaglioni carri su quattro); ma un’altra grande unità corazzata, questa<br />

sì completa, la 15ª Pz. Div., era già arrivata tra aprile e maggio, in tempo per<br />

partecipare alla controffensiva italo-tedesca che avrebbe cacciato i britannici dalla Libia<br />

assediandone una parte a Tobruk. L’arma più diffusa tra la fanteria tedesca era il fucile<br />

Mauser modello 1898 accorciato, adottato nel 1935, calibro 7,92 mm (cartuccia identica<br />

all’8 x 57 da caccia grossa), a cinque colpi, con otturatore girevole-scorrevole, lungo<br />

111 cm e pesante kg 3,9 tiro utile di 300 m che salivano a 600 montando il<br />

cannocchiale. Era molto preciso e robusto, più del Lee-Enfield n° 1 Mk. III inglese, il<br />

quale in compenso aveva un caricatore da 10 colpi e la baionetta più lunga.<br />

Le armi leggere<br />

Distribuita alle truppe corazzate, ai comandanti di squadra e ai paracadutisti, la<br />

Machinenpistole (pistola mitragliatrice) MP-40, restò fino al dopoguerra il miglior mitra<br />

in assoluto. Pesante Kg 4,350, con calcio metallico a stampella ripiegabile che<br />

consentiva di ridurne la lunghezza da 86 a 63 cm, impugnatura a pistola, gancio sotto la<br />

volata per fermarla nelle feritoie dei veicoli, era precisa sino a 100-200 metri e aveva<br />

una cadenza teorica di circa 500 colpi al minuto. Il caricatore era 32 colpi, calibro 9<br />

Parabellum, lo stesso delle pistole d’ordinanza Luger P-08 e Walther P-38. Pur<br />

mancando un selettore per il colpo singolo, questo si poteva ottenere sfiorando appena<br />

il grilletto. I tubi telescopici racchiudenti le molle di recupero riparavano queste ultime<br />

dalla sabbia che invece inceppava gli altri mitra, dove tale accorgimento mancava. Il<br />

nottolino d’armamento era posto sulla sinistra per consentire alla mano destra di<br />

controllare sempre impugnatura e grilletto e poteva essere spinto lateralmente per<br />

bloccare la massa battente in modo da evitare colpi accidentali, incidente frequente<br />

negli altri mitra quando questi subivano urti e scossoni.<br />

La mitragliatrice più comune era l’eccellente MG-34 (Machinengeweher 1934), calibro<br />

7,92, raffreddata ad aria, pesante solo 12 kg e lunga 122 cm, dotata di caricatori<br />

portanastro da 50 o 75 colpi e tre canne di ricambio. L’elevata cadenza di tiro, quasi<br />

900 colpi al minuto, ne taceva un’ottima arma per l’impiego contro aerei e automezzi,<br />

mentre contro la fanteria appiedata e in ordine sparso portava ad uno spreco di<br />

munizioni. La MG-34 era distribuita alla fanteria tedesca in ragione di una per squadra<br />

nella versione leggera (col solo bipiede) e di 24 per ognuno dei tre plotoni della<br />

compagnia armi pesanti nella versione media su treppiede. Il quarto plotone era dotato<br />

di sei mortai da 8 cm modello 1934, analoghi ai Breda italiani da 81 mm.<br />

Le armi controcarro e contraeree<br />

I cannoni controcarro da fanteria erano il diffuso e anche assai imitato (dagli USA al<br />

Giappone) Rheinmetall-Borsig modello 1935/36, calibro 37/45, già impiegato in Spagna<br />

e l’eccellente modello 1938 da 50/60 che lo andava sostituendo. Il primo, pesante 432<br />

kg in assetto da traino e lungo 166 cm, sparava la nuova granata controcarro con<br />

nucleo d’acciaio al tungsteno capace di perforare 38 mm di corazza inclinata di 30° a<br />

400 m grazie alla velocità iniziale di 1030 m/sec., nonché un proietto a carica cava con<br />

codolo ad asta da infilare ad avancarica nella bocca da fuoco. Contro corazzati più<br />

robusti come il Valentine e il Crusader (o Cruiser MK VI), per non parlare del Matilda MK<br />

II occorreva un colpo fortunato ai cingoli o ai fianchi. Di fronte ai carri appena citati<br />

occorreva impiegare il 50/60, il cui proietto al tungsteno, dalla velocità iniziale di 1200<br />

m/sec., perforava 86 mm di corazza, sempre a 30°, fino a 450m. Dotato di freno di

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