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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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con la vita l’avere osato alzare la mano sul Führer. Contro le previsioni dei medici, il<br />

feldmaresciallo supera rapidamente la crisi.<br />

Il 7 settembre 1944 il generale Hans Speidel, capo di Stato Maggiore di Rommel e<br />

anch’egli membro della congiura, è arrestato in casa da un ufficiale delle SS. Rommel,<br />

che è in convalescenza nella sua villa di Herrlingen, appena ne è avvertito telefona al<br />

Comando Supremo ma non ottiene spiegazioni. Il 7 ottobre Keitel lo convoca a Berlino<br />

per discutere «la possibilità di affidargli un nuovo incarico». Rommel, su consiglio dei<br />

medici, rifiuta di compiere il viaggio e all’ammiraglio Ruge che gli fa visita l’11 ottobre<br />

dice: «Non andrò a Berlino. So che non arriverei vivo. So che mi ammazzeranno per<br />

strada, simulando un qualsiasi incidente».<br />

«Tra un quarto d’ora sarò morto»<br />

Il 13 ottobre il feldmaresciallo riceve una telefonata da Stoccarda. Il quinto distretto di<br />

guerra gli annuncia che i generali Wilhelm Burgdorf ed Ernst Maisel, dell’«Ufficio<br />

personale» dell’esercito, l’indomani saranno da lui a Ulm. I due generali arrivano a<br />

mezzogiorno del 14 ottobre, a bordo di un’auto pilotata dalla SS Doose. Il loro colloquio<br />

con Rommel dura un’ora, poi il feldmaresciallo raggiunge la moglie.<br />

«Sono venuto a dirti addio. Tra un quarto d’ora sarò morto. Sospettano che io abbia<br />

preso parte alla congiura contro Hitler. Sembra che il mio nome fosse su una lista come<br />

futuro presidente del Reich […] Dicono che von Stülpnagel, Speidel e il colonnello<br />

Hofacker mi hanno denunciato […] È il solito trucco […] Ho risposto che non ci credo e<br />

che non può essere vero […].<br />

Il Führer mi lascia la scelta tra il veleno e un processo davanti al tribunale del popolo.<br />

Hanno portato il veleno. Agirà in tre secondi».<br />

La moglie lo supplica di presentarsi in tribunale. «No», replica Rommel. «Non avrei<br />

paura di essere processato in pubblico perché posso difendere ogni mio atto. Ma io so<br />

che non arriverei vivo a Berlino». Dà l’addio al figlio, scende in giardino e prende posto<br />

sull’auto con i due generali. La vettura si mette in moto, percorre qualche centinaio di<br />

metri e si arresta al bivio di Blauberen. Maisel e la SS Doose scendono e si allontanano<br />

di qualche passo; Burgdorf rimane con Rommel, che è seduto sui sedili posteriori.<br />

Narrerà più tardi Maisel in tribunale: «Dopo circa cinque minuti notammo che il generale<br />

Burgdorf era sceso anche lui dalla macchina e camminava su e giù accanto ad essa.<br />

Dopo altri cinque minuti ci fece un segno con la mano. Quando ci avvicinammo il<br />

feldmaresciallo era riverso contro il sedile posteriore». E Doose aggiungerà: «Vidi<br />

Rommel agonizzante. Aveva perso conoscenza e stava singhiozzando. No, non si<br />

trattava di gemiti o di rantoli ma proprio di una sorta di singhiozzo. Gli era caduto il<br />

berretto. Io lo rimisi diritto, con il berretto in testa».<br />

Mezz’ora più tardi la salma di Rommel è portata con la stessa auto all’ospedale di Ulm.<br />

L’annuncio ufficiale dice che il feldmaresciallo è morto «in conseguenza delle gravi ferite<br />

subite in Normandia». Hitler telegrafa alla vedova che «il nome di Rommel resterà<br />

sempre legato alle eroiche gesta nel Nord Africa». Il 18 ottobre hanno luogo i solenni<br />

funerali di Stato, a Ulm; davanti al feretro ricoperto dalla bandiera sono deposte su un<br />

cuscino nero le decorazioni di Rommel. Von Rundstedt, probabilmente all’oscuro della<br />

tragedia, pronuncia il discorso funebre che suona – per chi sa – sinistramente ironico.<br />

«Il suo cuore», dice «apparteneva al Führer». Dopo le esequie il feretro viene portato al<br />

crematorio e incenerito; i resti sono infine sepolti nel cimitero di Herrlingen, sulla<br />

collina. Ventidue anni dopo, il 16 ottobre 1966, una caserma della Bundeswehr, a<br />

Osterode, nella Germania federale, verrà intitolata al nome di Erwin Johannes Eugen<br />

Rommel.

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