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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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Bracciano. In entrambi gli scontri i tedeschi ripiegano con rilevanti perdite. Mentre, come<br />

abbiamo già descritto, la Divisione Piave, nella zona di Monterotondo, in collaborazione<br />

con la popolazione civile, è impegnata contro paracadutisti tedeschi.<br />

A Roma con il trascorrere delle ore aumenta lo stato di confusione. I soldati, nelle caserme<br />

di viale Giulio Cesare, abbandonati dai loro comandanti, cominciano a scivolare fuori dalle<br />

finestre, chiedono abiti borghesi ai portieri e bussano alle porte delle case chiedendo aiuto<br />

alla popolazione civile. In vari punti della città si odono spari, cadono cannonate. Il<br />

Messaggero, uscito nella tarda mattinata del 9 settembre, in prima pagina riporta: «Da<br />

ventiquattro ore le nostre forze armate hanno cessato le ostilità contro gli eserciti angloamericani,<br />

ma esse non hanno deposto del tutto le armi e l’eco del cannone giunge di<br />

quando in quando fin nel cuore di Roma. I nostri soldati fronteggiano infatti alcuni<br />

tentativi… (segue un tratto bianco tagliato dalla censura)».<br />

La confusione tra i cittadini aumenta. In piazza Colonna, sotto la galleria, la ridda di notizie<br />

raggiunge l’assurdo: «Gli inglesi sono a Cisterna», «I tedeschi si ritirano», «Badoglio e lo<br />

Stato Maggiore sono fuggiti», «No, li ho visti con i miei occhi entrare al Ministero».<br />

Il Comitato delle opposizioni<br />

Alle 14.30 del 9 settembre 1943, in un appartamento di via Adda, sotto la protezione dei<br />

reparti popolari armati, si riunisce il Comitato delle opposizioni. Sono presenti: Giorgio<br />

Amendola e Mauro Scoccimarro per il PCI, Pietro Nenni e Giuseppe Romita per il PSIUP,<br />

Ugo La Malfa e Sergio Fenoaltea per il Partita d’Azione, Meuccio Ruini per la Democrazia<br />

del Lavoro, Alessandro Casati per i liberali, Alcide De Gasperi per la Democrazia Cristiana.<br />

Essi sfilano l’Atto Costitutivo del Comitato di Liberazione Nazionale che nel suo preambolo<br />

sancisce: «Nel momento in cui il nazismo tenta di restaurare in Roma e in Italia il suo<br />

alleato fascista, i partiti antifascisti si costituiscono in Comitato di Liberazione Nazionale,<br />

per chiamare gli italiani alla lotta e alla resistenza e per riconquistare all’Italia il posto che<br />

le compete nel consesso delle libere nazioni».<br />

Durante la mattinata del 9 settembre la situazione delle truppe schierate sulla via<br />

Ostiense, l’E.42 e la via Laurentina si aggrava sempre più. tedeschi infiltrano pattuglie<br />

dappertutto tentando di accerchiare lo schieramento dei granatieri. In città, alle ore 13 la<br />

folla ansiosa di notizie si riversa nei locali pubblici per ascoltare il giornale radio. La radio<br />

italiana parla, ma dei combattimenti di Roma non dice una parola, tace. Perché? Si affaccia<br />

alla mente dei cittadini il sospetto dell’abbandono, del tradimento, dell’inganno.<br />

Con il giungere della sera la lotta dei granatieri diventa ancora più accanita nella zona<br />

compresa tra la via Laurentina, la Cecchignola, l’E.42 e il ponte della Magliana.<br />

Dopo alcune ore, la pressione contro i nostri capisaldi avanzati aumenta, i granatieri sono<br />

costretti ad arretrare su nuove posizioni. Il fuoco nemico si avvicina sempre più a Roma.<br />

Sulla via Ostiense i tedeschi sono prossimi alla basilica di San Paolo.<br />

Soltanto a tarda sera i granatieri ricevono il primo rinforzo: i lancieri del reggimento di<br />

cavalleria «Montebello» si schierano in linea riuscendo ad alleggerire la pressione sui<br />

granatieri.<br />

L’entusiasmo e l’incitamento dei popolani incoraggiano l’azione dei soldati che nel<br />

frattempo hanno piazzato diversi cannoni, di vario calibro, tra la piramide di Caio Cestio e<br />

gli angoli dei palazzi della via Ostiense. Ormai il fuoco nemico si ode a breve distanza.<br />

I cittadini chiedono le armi<br />

All’alba del 10 settembre i tedeschi ancora una volta tentano di entrare in città con<br />

l’inganno. Un ufficiale tedesco, in piedi su una camionetta, sventolando un fazzoletto<br />

bianco tra le mani, si presenta a parlamentare ai soldati e ufficiali del «Montebello»

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