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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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indifferenza, nelle nostre incertezze, nei nostri egoismi di classe o nelle nostre passioni di<br />

parte».<br />

Enzo Biagi<br />

La battaglia per difendere Roma<br />

La battaglia di Roma incomincia verso la mezzanotte tra l’8 e il 9 settembre, nella zona<br />

compresa tra la stazione ferroviaria della Magliana e la Cecchignola, a cavallo della Via<br />

Ostiense.<br />

Il primo colpo di moschetto sparato per la difesa di Roma parte dal caposaldo n. 5,<br />

comandato dal capitano dei granatieri Domenico Meoli, il quale sbarra con le sue difese la<br />

via Ostiense, all’altezza della chiesa dell’E.42 (l’attuale chiesa dei Santi Pietro e Paolo<br />

all’EUR).<br />

Dal racconto di un ufficiale italiano comandante di un caposaldo della divisione Granatieri<br />

di Sardegna, si apprende che da alcune ore reparti di paracadutisti germanici si sono<br />

avvicinati a poche decine di metri di distanza dal nostro schieramento di granatieri,<br />

attestato tra gli edifici solitari e semicostruiti dell’E.42.<br />

La prima tattica adottata dai tedeschi è stata quella di riuscire, con subdola abilità, a<br />

disarmare i nostri reparti con il metodo della fraternizzazione. Si presentano ai nostri<br />

capisaldi con la faccia sorridente, offrendo ai granatieri sigarette e altri generi di conforto e<br />

chiedendo in cambio la pacifica consegna delle armi, «… tanto ormai per gli italiani la<br />

guerra può considerarsi finita».<br />

L’insidia tedesca<br />

I nostri soldati oppongono subito un netto rifiuto alla insidiosa proposta.<br />

I tedeschi allora si ritirano, ma dopo un’ora tornano nuovamente davanti ai nostri capisaldi<br />

per rinnovare l’offerta di uno scambio tra i loro generi di conforto e le nostre armi.<br />

Un reparto della sezione mortai cade nel tranello e inizia lo scambio. Improvvisamente ai<br />

lati dello schieramento, il silenzio della notte viene squarciato da raffiche di mitra, bombe a<br />

mano e colpi di mortaio che cadono come grandine in mezzo ai nostri soldati. Iniziano così<br />

qua e là furiosi corpo a corpo. In pochi minuti i paracadutisti vengono respinti. Sul terreno<br />

giacciono una cinquantina di morti appartenenti ad ambo le parti. Allora il comando del<br />

reggimento di artiglieria divisionale dei granatieri, dopo avere inutilmente cercato di<br />

mettersi in contatto con il Comando operativo dello Stato Maggiore, messi da parte gli<br />

indugi, ordina a tutti i suoi mezzi di aprire il fuoco.<br />

I paracadutisti, con superiorità e abbondanza di armi moderne, rispondono al fuoco, poi<br />

tornano all’attacco.<br />

I nostri granatieri sono giovani che si battono per la prima volta; ma pur essendo dotati di<br />

scarsi mezzi di artiglieria e neanche della più moderna, tengono coraggiosamente testa<br />

alle truppe, ritenute dai nazisti tra le più agguerrite inviate in Italia. Per la seconda volta i<br />

tedeschi sono costretti a indietreggiare. Poi il fuoco delle loro moderne artiglierie,<br />

intensificato con altri reparti inviati nella battaglia, si rivela micidiale. Dopo alcune ore di<br />

combattimenti i risultati si rivelano disastrosi. All’alba del 9 settembre quasi tutte le nostre<br />

artiglierie sono fuori combattimento.<br />

L’Ariete contro la 3ª Divisione panzer<br />

La mattina stessa del 9 settembre, il grosso dell’Ariete si scontra con le punte avanzate<br />

della 3ª Divisione panzer ingaggiando battaglia nella zona di Monterosi, poi nei pressi di

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