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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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presenti soltanto il primo ministro e il ministro della Guerra) e ben preordinata, non<br />

improvvisata a tamburo battente come vorrebbe far credere Badoglio: altrimenti non si<br />

spiega perché già il 6 settembre Ambrosio avesse detto al ministro della Marina, De<br />

Courten, di ordinare a due cacciatorpediniere, l’Ugolino Vivaldi e l’Antonio Da Noli di<br />

trovarsi a Civitavecchia «all’alba del 9, pronti a muoversi in due ore».<br />

Il re, la Corte e i comandi supremi contano, dunque, di abbandonare Roma prima ancora<br />

che tutti i membri del governo siano al corrente del fatto che gli anglo-americani hanno<br />

deciso di anticipare all’8 settembre l’annuncio dell’armistizio. Sanno altresì quale strada<br />

avrebbero percorso e, anziché dirigersi a Civitavecchia, si sarebbe preso verso l’Adriatico<br />

perché, alle 6.30 del 9, vengono fatti accorrere a Pescara l’incrociatore Scipione e le<br />

corvette Scimitarra e Baionetta che erano alla fonda a Taranto, Brindisi e Pola (il Vivaldi e<br />

il Da Noli, come dai precedenti ordini del 6 settembre, il mattino del 9 si muovono da<br />

Genova e da La Spezia verso l’Alto Tirreno e solo all’ultimo momento vengono dirottati alle<br />

Bocche di Bonifacio per riunirsi al grosso della flotta italiana. Il Da Noli incappa in una<br />

mina e scompare con tutto l’equipaggio nelle stesse acque dove, poche ore dopo, aerei<br />

tedeschi colano a picco la corazzata Roma; il Vivaldi verrà colpito dalle batterie costiere<br />

germaniche della Corsica e affonderà; soltanto pochi marinai scampano e vengono salvati<br />

dal sommergibile inglese Sportsman).<br />

Mussolini in cambio di una fuga tranquilla?<br />

Lo storico Ruggero Zangrandi ritiene (e ne ha proposto la tesi sostenendo anche di<br />

conoscere l’intermediario di queste oscure trattative) che Badoglio abbia «venduto»<br />

Mussolini al feldmaresciallo Kesselring in cambio della possibilità di fuggire indisturbato al<br />

sud col re, la Corte e tutti i maggiori capi militari. Il duce, come si sa, era prigioniero al<br />

Gran Sasso e di lì sarebbe stato liberato dalla SS Skorzeny il 12 settembre, domenica, ma<br />

si era ancora a giovedì: secondo Zangrandi, Badoglio avrebbe potuto portare con sé<br />

Mussolini per consegnarlo (come del resto prescrivevano le condizioni dell’armistizio) agli<br />

Alleati poiché Campo Imperatore dista pochi chilometri, in linea d’aria, da Chieti e da<br />

Pescara ed è ad una cinquantina di chilometri dalla statale che il corteo dei fuggiaschi<br />

percorse per raggiungere Ortona e prendere imbarco sulla Baionetta. Perché Kesselring<br />

avrebbe accettato quel baratto? Badoglio, fra l’altro, aveva dato ordine di non lasciare<br />

cadere vivo il duce in mano tedesca e il feldmaresciallo, forse, si rese conto delle «grane»<br />

che avrebbe avuto se Mussolini fosse stato ucciso al Gran Sasso, in territorio che era<br />

praticamente sotto il suo controllo. Zangrandi nota, sempre a pro della tesi dello scambio,<br />

che la mattina del 9 settembre le diciotto strade che si dipartono da Roma vengono tutte<br />

bloccate dalla Wehrmacht, ad eccezione di una – la Tiburtina – sulla quale si avvieranno il<br />

re e il seguito.<br />

La partenza per Pescara avviene verso le 6 del mattino. Del primo gruppo di sette auto<br />

(ma ad Ortona ne giungeranno un’altra sessantina, tutte targate «Regio Esercito» o<br />

«Corpo Diplomatico») fanno parte la berlina «Fiat 2800» reale con a bordo Vittorio<br />

Emanuele III, la regina, Puntoni e il colonnello De Buzzaccarini, un’altra «2800» con<br />

Badoglio, suo nipote Valenzano e Acquarone, un’«Alfa Romeo 2500» col principe Umberto<br />

e i suoi aiutanti; due «FIAT 1100» e due «FIAT 1500» con gli attendenti, i camerieri del re<br />

e i bagagli. In tutto si contano sette auto con ventidue persone a bordo. Il corteo esce da<br />

Roma percorrendo via Napoli, via Nazionale, l’Esedra, via Gaeta, via Castro Pretorio, San<br />

Lorenzo e imbocca la Tiburtina Valeria.<br />

Il più agitato di tutti è Badoglio. Fuggito da Roma senza avvertire nessuno (non diciamo<br />

Caviglia, Graziani o Cavallero, che odia da anni, né Piccardi, Brizi, Severi e neppure<br />

Guariglia, suo amico e ministro degli Esteri) appare ossessionato dal timore di cadere nelle

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