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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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diretto all’OKW, «non hanno idee precise sulla preparazione militare nella Libia e non<br />

hanno studiato neppure in teoria la guerra nel deserto sulle lunghe distanze: nel<br />

prossimo conflitto è inutile contare, in Libia, sulle truppe coloniali per quanto celeri<br />

possano essere; la guerra nel deserto sarà combattuta con autoblindo, carri armati,<br />

aerei».<br />

La risposta di Hitler a questi rapporti sarà quella di affidare a Rommel, più tardi, la<br />

costituzione dell’Afrikakorps. Ora, intanto, al giovane colonnello tocca un singolare<br />

incarico, la direzione dei quartieri generali mobili del Führer (ferroviario ed aereo). Non<br />

è un compito che vada a genio a Rommel, specie quando sa che, per questo, von<br />

Rundstedt lo ha definito «quel pagliaccio che comanda il circo Adolf Hitler». Quando il<br />

Führer, nel marzo 1938, durante l’occupazione dei Sudeti, lo manda a chiamare e gli<br />

chiede: «Colonnello, che cosa farebbe al mio posto al momento di entrare in Praga?»,<br />

Rommel seccamente gli risponde: «Salirei su una vettura scoperta e attraverserei la<br />

città, senza scorta, fino al castello di Hradschin». Non è la risposta giusta per un<br />

ufficiale che comanda il battaglione addetto all’incolumità del Führer ma Hitler segue<br />

quel consiglio, poi promuove Rommel generale e lo assegna ai carri armati.<br />

Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale Rommel è al comando della 7ª<br />

Panzerdivision sul fronte occidentale. Sarà chiamata la «divisione fantasma» per la<br />

fulmineità con cui essa attacca la Maginot, sfonda a St. Valéry-en-Caux e cattura otto<br />

generali francesi e 25.000 soldati. Questa brillante azione gli fa ottenere la promozione<br />

a generale di corpo d’armata e la decorazione di Cavaliere della Croce di Ferro. Ora si<br />

conferma il suo destino: l’Africa. Sul finire del 1940 Hitler convoca Rommel. «In Libia»,<br />

gli dice il Führer, «i soldati italiani si battono benissimo per quanto mal comandati e<br />

senza mezzi: la ritirata da Sidi El-Barrani e la caduta di Tobruk sono conseguenza di<br />

impreparazione ma se l’aviazione fosse stata dominante, gli inglesi non avrebbero<br />

potuto fare un solo passo avanti». «L’Afrikakorps», conclude Hitler, «deve risolvere la<br />

situazione».<br />

Nei primi mesi del 1941 l’Afrikakorps sbarca in Libia; il 15 febbraio vi giunge Rommel. Il<br />

1° aprile Rommel dà il via all’attacco contro gli inglesi che si trovano dinanzi un nemico<br />

guizzante, che rompe con forza al centro di uno schieramento, dilaga, minaccia uno<br />

scontro in grande stile e poi, magari, si ritira per attaccare sull’ala. È un nemico che ha<br />

il comandante in prima linea, un capo che esercita direttamente sui reparti il potere<br />

decisionale. «Nessun ammiraglio ha mai vinto una battaglia navale standosene in un<br />

comando costiero», dice al suo aiutante, capitano Aldinger.<br />

Comincia l’avventura africana<br />

Rommel non rinuncia a nessuna tattica. Muove i propri panzer dietro una barriera di<br />

pezzi anticarro semoventi, simula attacchi impiegando finti carri armati di legno,<br />

inganna la ricognizione aerea avversaria servendosi di camion inglesi catturati oppure<br />

spinge una colonna di autocarri nel deserto applicando ad ogni veicolo un tendone che<br />

striscia sulla sabbia e solleva un’enorme nube di polvere per far credere che una<br />

divisione corazzata sia in marcia. Il segreto delle vittorie è soprattutto nel fatto che<br />

Rommel sa cogliere, subito, le occasioni più fugaci e questo avviene perché egli va a<br />

vedere con i propri occhi, senza attendere che le informazioni arrivino a lui e senza<br />

preparare e fissare sulla carta immutabili piani di battaglia ma, anzi, cambiandoli<br />

all’improvviso, a seconda dello scontro.<br />

Un anno dopo il suo arrivo in Libia, il 28 giugno 1942, Rommel – nella sua corsa<br />

incredibile verso l’Egitto – espugna il campo trincerato di Marsa Matruh e Hitler,<br />

telegrafandogli i complimenti, lo nomina feldmaresciallo. Ora è al culmine della sua<br />

carriera e per questo giovanissimo feldmaresciallo (ha solo 50 anni) comincia il mito del

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