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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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ministro degli Esteri Guariglia, il ministro della Real Casa Acquarone. Il re presenzia al<br />

convegno.<br />

Preparativi per la fuga<br />

È una riunione agitata, di cui sono state date diverse interpretazioni. Ch annota e riferisce<br />

lo stato d’animo prostrato di Badoglio, chi invece dipinge il re come ostinatamente muto.<br />

Ci sono comunque due partiti ben precisi; quello di chi, come Carboni, ritiene indifendibile<br />

la situazione da parte italiana senza l’arrivo di cospicue forze alleate, e quindi insiste<br />

perché si cerchi ancora di convincere gli Alleati a rinviare l’annuncio e quello di chi, come<br />

Guariglia, non s’illude che si possa far cambiare idea a Eisenhower e preme per adottare<br />

subito misure d’emergenza e annunciare alla nazione l’armistizio.<br />

Quando la riunione si scioglie, nella stanza restano per pochi minuti ancora il re e<br />

Badoglio. Poi il maresciallo esce e dice che avrebbe annunciato l’armistizio alla radio. E<br />

anche questo atto avviene sotto il segno dell’improvvisazione. Non c’è alcuna<br />

predisposizione (e ormai non c’è più tempo per attuarla) per collegare il Quirinale con<br />

l’EIAR. Badoglio deve trasferirsi alla sede dell’ente radiofonico e di là, in via Sabotino,<br />

trasmette il suo messaggio.<br />

Al Quirinale si vivono subito momenti di grande trepidazione. Svanita ormai l’ipotesi di uno<br />

sbarco di truppe aviotrasportate americane, si pone il problema di difendere la famiglia<br />

reale dalla rappresaglia tedesca. I servizi d’informazione sostengono che alla spicciolata<br />

sono entrati nella capitale migliaia di elementi, probabilmente delle SS, in borghese, e la<br />

loro presenza è messa in relazione con un eventuale colpo di mano contro i rappresentanti<br />

della dinastia.<br />

Roma inoltre è di fatto circondata dalle truppe corazzate tedesche, con un unico corridoio<br />

d’uscita verso nord-est. E nessuno dei comandanti militari si fa illusioni sulla capacità delle<br />

forze di Carboni di contrastare efficacemente una eventuale puntata dei tedeschi, da<br />

qualsiasi parte provenga. Il problema, per gli uomini che vogliono salvare i rappresentanti<br />

della Corona, è quindi quello di come fare uscire dalla città il re e la sua famiglia. Viene<br />

intanto deciso che i reali lascino subito il Quirinale, considerato troppo vulnerabile, e si<br />

trasferiscano provvisoriamente al ministero della Guerra in via XX Settembre.<br />

Alle otto di sera la famiglia reale arriva al ministero e viene alloggiata alla meno peggio<br />

nell’appartamento di rappresentanza del ministro, che puzza di stantio perché da tempo<br />

non viene usato. Il re (in divisa militare) e la regina (con un lungo abito e un cappellino<br />

estivo) vengono lasciati per qualche tempo in una stanza al buio, con due corazzieri<br />

davanti alla porta. Nella precipitazione del momento un aiutante di campo ha pensato ai<br />

corazzieri, ma si è dimenticato di accendere la luce! Così il sovrano e la regina Elena<br />

stanno silenziosi in quell’oscura camera del ministero mentre nel palazzo si discute<br />

disordinatamente e in preda all’agitazione sul da farsi.<br />

Fino a quel momento i capi militari non sanno che le truppe tedesche già si muovono per<br />

convergere su Roma e che le truppe italiane, in vari punti strategici intorno alla capitale,<br />

ripiegano, ancora conservando un certo ordine, ma senza un’idea precisa di quale sia, o<br />

possa essere, la linea di difesa utile.<br />

Che in via XX Settembre non ci si renda conto della gravità della situazione è dimostrato<br />

dal fatto che alle 9 e mezzo di sera Badoglio, com’è sua abitudine, decide di andare a<br />

dormire e lo annuncia agli altri. Viene svegliato alle 4 del mattino, quando finalmente al<br />

ministero arrivano le allarmanti notizie dell’avanzata tedesca su Roma.

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