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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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l’atteggiamento che sarebbe stato coerente con la sincera intenzione di voltare le spalle<br />

al recente passato: non hanno rotto con la Germania… Le sei settimane di indugio che<br />

ci sono volute per arrivare alla decisione che era ormai inevitabile non hanno fatto che<br />

lasciare alla Germania la possibilità di consolidare la sua presa sull’Italia settentrionale e<br />

rendere la situazione del popolo italiano ancora meno invidiabile di prima.<br />

Ora che l’Italia ha finalmente cessato di combattere, il popolo italiano non ha che da<br />

dare seguito alla sconfessione del fascismo aiutando al massimo gli alleati nel loro<br />

compito di espellere i tedeschi dal paese. Questo popolo ha un’eredità e una tradizione<br />

da recuperare. L’Italia, in quanto caposaldo di civiltà occidentale, ha il diritto ad un<br />

posto onorevole tra le potenze occidentali a cui spetta dare forma al destino<br />

dell’Europa… Spetta agli italiani provare, attraverso la loro condotta, di essere pronti a<br />

riprendere il posto che è loro dovuto e che è loro stato promesso nell’Europa ricostruita.<br />

Manchester Guardian – 9 settembre 1943<br />

L’uscita dell’Italia dalla guerra è stata ingloriosa quasi quanto la sua entrata. Mussolini,<br />

maestro in fatto di azioni grandiose e melodrammatiche, è scomparso dalla scena senza<br />

una parola… L’Italia cade senza che si verifichi alcun evento in cui si giochi il tutto per<br />

tutto. Essa non ha riportato durante tutta la guerra alcuna notevole vittoria.<br />

L’Action Française – 14 settembre 1943<br />

La capitolazione dell’Italia, capitolazione senza condizioni che la mette totalmente alla<br />

mercé degli anglo-americani, porterà dei vantaggi? Ne dubitiamo. L’armistizio non<br />

risparmierà all’Italia gli orrori della guerra poiché il suo territorio sarà un campo di<br />

battaglia. Moralmente questo armistizio negoziato e concluso all’insaputa dell’alleato è<br />

così poco glorioso quanto l’entrata in guerra dell’Italia.<br />

Un milione di uomini<br />

Come erano dislocate le forze dell’esercito italiano e quelle tedesche<br />

alla data dell’8 settembre<br />

L’8 settembre 1943 l’esercito italiano aveva circa un milione di uomini in Italia, Francia,<br />

Slovenia , Dalmazia e nel resto della Balconia. Secondo i documenti pubblicati in<br />

Memoriale sull’armistizio e autodifesa, di Nicola Bellomo, Mursia, 1978, le truppe – in<br />

parte alle dirette dipendenze del Comando Supremo (generale Ambrosio) e in parte a<br />

quelle dello Stato Maggiore dell’esercito (generale Roatta) – erano così dislocate:<br />

A) Il gruppo di armate sud (S.A.R. il principe di Piemonte) con sede di comando a<br />

Sessa Aurunca prima, e poi ad Anagni il gruppo comprendeva:<br />

- La 6ª Armata (gen. Guzzoni) dislocata in Sicilia e ormai tutta sbandata o catturata<br />

dagli anglo-americani; solo alcuni comandi e frammenti di unità e servizi erano ripiegati<br />

nella penisola;<br />

- La 7ª Armata (gen. Arisio) con sede di comando a Potenza e intendenza (gen.<br />

Moricca) a Padula. La 7ª armata comprendeva: il 9° C. d’A. (gen. Lerici) con sede di<br />

comando a Putignano (Bari), il 31° C. d’A. (gen. Mercalli) con sede di comando a<br />

Catanzaro, il 19° C. d’A. (gen. Pentimalli) con sede di comando a Casalmarciano<br />

(Nola).<br />

- Il 9° C. d’A. in Puglia e Lucania comprendeva le divisioni costiere 209ª (gen. Amato)<br />

con sede di comando a Noicattaro (Bari), la 210ª (gen. Colonna) nel Salento con<br />

sede di comando a Lecce, le divisioni mobili Piceno (gen. Coronati) e Legnano con

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