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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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Io, allora, ripresi: «Non accuso il popolo italiano, ma quelli che hanno tradito il suo<br />

onore, e le dico che questo tradimento peserà grandemente sulla storia d’Italia. Il re,<br />

ancora oggi, mi ha confermato che l’Italia, tenendo fede agli accordi, avrebbe<br />

continuato la guerra accanto alla Germania. Il maresciallo Badoglio me lo ha<br />

riconfermato. Adesso si sa quanto valga la parola di un re e di un maresciallo».<br />

Le Petit Journal – 12 settembre 1943<br />

L’Italia conclude la guerra in un modo che non è più dignitoso di come l’aveva iniziata.<br />

Infatti, nel giugno del 1940, quando le nostre armate, sommerse dal numero, si<br />

ritiravano ovunque, e nel momento in cui milioni di francesi erano in rotta e il cielo della<br />

nazione era vuoto di aerei francesi, quando ormai, secondo le parole del maresciallo<br />

Pétain, «la guerra era già stata vinta dalla Germania», solo allora l’Italia entrò nel<br />

conflitto, creando per la Francia un nuovo fronte indifendibile. Col minor rischio essa<br />

voleva partecipare al bottino e si gettava sulla preda con una serie tale di rivendicazioni,<br />

una tale arroganza, che gli stessi tedeschi, veri vincitori, ne rimasero stupefatti. Si può<br />

aggiungere senza esagerare che proprio le rivendicazioni italiane hanno complicato<br />

l’intesa franco-tedesca e contrastato la politica di collaborazione.<br />

Daily Telegraph – 9 settembre 1943<br />

La resa incondizionata dell’Italia, per le enormi conseguenze che implica, rappresenta<br />

un successo molto più grande e di sicuro effetto di quello che avrebbe comportato<br />

l’apertura di un secondo fronte ad occidente. Il completo possesso del territorio italiano<br />

da parte degli alleati e la sua piena utilizzazione militare scuoteranno il Reich fino alle<br />

fondamenta e apriranno brecce decisive nelle mura della fortezza…<br />

Fin tanto che il generale Eisenhower ottiene tutto ciò di cui ha bisogno per le operazioni<br />

militari, è molto vantaggioso lasciare gli affari civili nelle mani delle autorità italiane: è<br />

anzi questa una politica che andrebbe seguita in ogni paese occupato le cui condizioni<br />

lo permettano. Del futuro più lontano, tutto ciò che si può dire ora è che gli alleati<br />

guardano al momento in cui l’Italia eserciterà la sua parte nel mondo come nazione<br />

libera, pacifica e prospera.<br />

New York Times – 9 settembre 1943<br />

La capitolazione di Roma avviene mentre i tedeschi occupano ancora in forze il suolo<br />

italiano, mentre la loro stretta sulla penisola è tanto più sicura della nostra da poter dire<br />

che quello dell’Italia non è solo un atto di resa ma anche di sfida. Infatti la sua è una<br />

scelta che non può tenerla lontana dalla linea del fuoco…<br />

È adesso più chiaro che mai che il governo Badoglio era un governo di resa, creato<br />

apposta per fare uscire l’Italia dalla guerra: per via di questo suo carattere, è e deve<br />

essere un regime di transizione, preludio alla liberazione dal servaggio che il popolo<br />

italiano raggiungerà quando sarà di nuovo libero di scegliersi i suoi governanti…<br />

The Times – 9 settembre 1943<br />

La maggioranza del popolo italiano ha fin dall’inizio mostrato poca inclinazione per la<br />

guerra. E non solo gli italiani non desideravano la guerra, ma molti di loro odiavano il<br />

fascismo. Tuttavia non si può passare sopra alla loro complicità nei crimini del regime,<br />

che hanno accettato senza reagire. Soltanto nel momento in cui si è visto con chiarezza<br />

che la sconfitta dell’Asse era definitiva e che il peso principale dell’attacco alleato<br />

sarebbe ricaduto sull’Italia in primo luogo, il discredito in cui era caduto il fascismo è<br />

stato dimostrato attraverso la virtuale destituzione di Mussolini da parte dei suoi stessi<br />

luogotenenti. Perfino allora Badoglio e i suoi consiglieri non hanno assunto

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