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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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combattimento, freddo, instancabile, inflessibile, rapido nelle decisioni, incredibilmente<br />

valoroso».<br />

Nel 1915 ha la Croce di Ferro di prima classe, diventa tenente, è ancora ferito nelle<br />

Argonne, lo trasferiscono sul fronte romeno e, durante una licenza a Danzica, il 27<br />

novembre 1916, sposa Lucie. Nell’estate 1917 Rommel è sul fronte italiano col<br />

«battaglione da montagna» del Württemberg. Nell’agosto, per la terza volta, è ferito,<br />

una pallottola vagante lo colpisce a un braccio: ad ottobre però è di nuovo in linea per<br />

una azione che gli frutta il grado di capitano e una delle più alte decorazioni, la<br />

medaglia Pour le Mérite. Rovesciando il principio che «l’artiglieria conquista le posizioni<br />

e la fanteria le occupa», i tedeschi mettono a punto – applicandola sul terreno, a Riga,<br />

contro i russi – la tattica dell’infiltrazione che si affida a piccoli nuclei armatissimi,<br />

addestrati appositamente a un antico e trascurato principio dell’arte militare: quello di<br />

spingersi avanti, autonomi nel comando e nell’azione, contro tutti i punti deboli<br />

dell’avversario, scivolando attorno a quelli forti, per arrivare fino alle più lontane<br />

retrovie, isolando «sacche» più o meno vaste, troncando strade e ponti, rifiutando<br />

sempre i combattimenti frontali, gettando lo scompiglio nei comandi arretrati<br />

dell’avversario.<br />

Portato in linea segretamente, spostato soltanto di notte, indossando esclusivamente<br />

divise austriache, occupando alloggi protetti in ogni momento dall’osservazione aerea, il<br />

reparto di Rommel il 24 ottobre 1917 si impadronisce del Kolovrat, poi del Kuk, taglia le<br />

linee telefoniche, mina alcuni ponti, occupa la strada di fondovalle Luico-Savogna<br />

catturando (sono affermazioni di Rommel) gran parte dei 2800 bersaglieri della 4ª<br />

Brigata, dà la scalata al Cragonza conquistandolo all’alba del 26 dopo avere sorpreso la<br />

guarnigione e attacca il monte Matajur tenuto dalla brigata Salerno. Secondo Rommel è<br />

questo uno dei più importanti episodi che determinarono la ritirata italiana di Caporetto.<br />

A Monte Matajur il giovane ufficiale svevo fa prigionieri 8850 fanti e 150 ufficiali mentre<br />

da parte sua lamenta soltanto sei morti e trenta feriti. Nelle sue memorie Rommel dirà<br />

che venne portato in trionfo dai nostri soldati i quali «gridando che la guerra era finita,<br />

inneggiavano alla Germania».<br />

L’armistizio e la pace lasciano Erwin Rommel senza professione e senza soldi; né lui né<br />

la moglie sono ricchi. Forse per un attimo pensa ad abbandonare le armi e per questo si<br />

scrive alla scuola tecnica superiore di Tubinga ma la rapida carriera compiuta in guerra<br />

lo fa notare al generale von Epp, ex governatore delle colonie tedesche in Africa e che,<br />

dopo la resa della Germania, è diventato l’organizzatore dei Corpi Franchi: così Rommel<br />

entra a far parte del gruppo di 4000 ufficiali consentiti dalle norme del Trattato di<br />

Versailles che diverranno l’ossatura del nuovo esercito tedesco.<br />

Sono anni tranquilli, per i Rommel, malgrado la grave crisi economica, l’inflazione, i<br />

torbidi politici e la lunga ondata di violenze che precede l’ascesa del nazismo al potere.<br />

Erwin è di stanza a Stoccarda. Durante le licenze marito e moglie vanno a sciare e<br />

compiono gite sul lago di Costanza; lui trascorre le serate in casa, suona il violino, si<br />

diletta di fotografia e porta a termine un libro di scienza militare, Infanterie Greift an, La<br />

fanteria attacca, che suscita l’interesse di un lettore d’eccezione, Adolf Hitler.<br />

In Francia fa parlare di sé<br />

La vigilia del Natale 1928, dopo dodici anni di matrimonio, nasce l’unico figlio; lo<br />

chiameranno Manfred, il nome del fratello morto di Erwin. Ma il primo passo verso<br />

l’Africa, che segnerà il culmine della sua carriera, egli lo compie soltanto nel 1937<br />

quando il generale von Brauchitsch visita la Libia e Rommel, che lo accompagna, stende<br />

un rapporto a Hitler in cui rileva «la mediocre preparazione militare italiana, sia nella<br />

Penisola che in Libia». «Gli italiani», scrive in un successivo rapporto, questa volta

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