SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea
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Questo documento è passato alla storia col nome di «corto armistizio» perché – come già del resto è annunciato al punto 12 – altre condizioni saranno imposte successivamente col «lungo armistizio» che Badoglio ed Eisenhower sottoscriveranno a Malta il 29 settembre. Dalla nuova versione del documento di resa – destinata a suscitare polemiche che neppure oggi sono sopite – risultava che «sarà riconosciuto lo stato di cobelligeranza dell’Italia dopo che questa avrà dichiarato guerra alla Germania», che «il governo Badoglio deve continuare», che «una volta espulsi i tedeschi il popolo sceglierà la formula di governo che meglio gli aggrada» e che, quale ultima condizione, «appena possibile il maresciallo Badoglio formerà un governo di larga base». Le seguenti condizioni di armistizio sono presentate dal Generale Dwight D. Eisenhower, Generale Comandante delle Forze Armate alleate, autorizzato dai Governi degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, e nell’interesse delle Nazioni Unite e sono accettate dal Maresciallo Badoglio, Capo del Governo italiano. 1. Immediata cessazione di ogni attività ostile da parte delle Forze Armate italiane. 2. L’Italia farà ogni sforzo per sottrarre ai Tedeschi tutti i mezzi che potrebbero essere adoperati contro le Nazioni Unite. 3. Tutti i prigionieri e gli internati delle Nazioni Unite saranno rilasciati immediatamente nelle mani del Comandante in Capo alleato e nessuno di essi dovrà essere trasferito in territorio tedesco. 4. Trasferimento immediato in quelle località che saranno designate dal Comandante in Capo alleato, della Flotta e dell’Aviazione italiane con i dettagli di disarmo che saranno fissati da lui. 5. Il Comandante in Capo alleato potrà requisire la Marina mercantile italiana e usarla per le necessità del suo programma militare – navale. 6. Resa immediata agli Alleati della Corsica e di tutto il territorio italiano sia delle isole che del continente per quell’uso come basi di operazioni e per altri scopi che gli Alleati riterranno necessari. 7. Immediata garanzia del libero uso di tutti i campi di aviazione e dei porti navali in territorio italiano senza tenere conto del progresso dell’evacuazione delle Forze tedesche dal territorio italiano. Questi porti navali e campi di aviazione dovranno essere protetti dalle Forze Armate italiane finché questa funzione non sarà assunta dagli Alleati. 8. Tutte le Forze Armate italiane saranno richiamate e ritirate su territorio italiano da ogni partecipazione alla guerra da qualsiasi zona in cui siano attualmente impegnate. 9. Garanzia da parte del Governo italiano che, se necessario, impiegherà le sue Forze Armate per assicurare con celerità e precisione l’adempimento di tutte le condizioni di questo armistizio. 10. Il Comandante in Capo delle Forze alleate si riserva il diritto di prendere qualsiasi provvedimento che egli riterrà necessario per proteggere gli interessi delle Forze alleate per il proseguimento della guerra; e il Governo italiano si impegna di prendere quelle misure amministrative e di altro carattere che il Comandante in Capo richiederà, e in particolare il Comandante in Capo stabilirà un Governo militare alleato su quelle parti del territorio italiano che egli giudicherà necessario nell’interesse delle Nazioni alleate. 11. Il Comandante in Capo delle Forze Armate alleate avrà il pieno diritto di imporre misure di disarmo, smobilitazione e demilitarizzazione.
12. Altre condizioni di carattere politico, economico e finanziario a cui l’Italia dovrà conformarsi saranno trasmesse più tardi. Notizie dall’estero L’autorevole voce della stampa estera nei giorni successivi all’annuncio dell’armistizio di Cassibile Nove giornali stranieri – tedeschi, americani, inglesi, sovietici, francesi – giudicano l’uscita dell’Italia dalla guerra nelle ore che seguono immediatamente l’annuncio dell’armistizio. Il Völkischer Beobachter parla di «spudorato tradimento» (di cui Das Reich porta una testimonianza a suo parere incontrovertibile), la Pravda avverte che il nostro paese «deve rompere col suo passato», la Washington Post rileva che la defezione italiana impone al nazismo un altro tremendo fardello e Le Petit Journal di Pétain ci ricorda la pugnalata alle spalle del 10 giugno 1940. Washington Post – 11 settembre 1943 La defezione italiana impone alla Germania un altro tremendo fardello, proprio nel momento in cui le vittorie sovietiche e gli spietati bombardamenti in Occidente le hanno tolto il respiro… È possibile che alcune unità italiane non ubbidiscano agli ordini di Badoglio e che continuino – come alcune già hanno fatto nei Balcani – ad affiancarsi, almeno tacitamente, ai tedeschi. Nonostante ciò, è chiaro che i tedeschi hanno perduto il sostegno di quel potenziale umano di cui avevano bisogno per il loro disgraziato disegno… Le conseguenze di maggior peso sono quelle di tipo morale e psicologico. È vero che le menti dei tedeschi sono ben corazzate dalla propaganda di Hitler e quindi le conseguenze della resa italiana possono per il momento non farsi sentire, ma un colpo di questo genere non può essere nascosto o granché attenuato. In generale i tedeschi non amano gli italiani; arrivano al punto di disprezzarli e di trattarli con condiscendenza, sicché molti di loro possono pensare che sia una buona cosa essersi liberati di loro. Ma è inevitabile che il senso di solitudine e di accerchiamento che si era impresso così incisivamente nelle menti dei tedeschi durante la Prima Guerra Mondiale venga ulteriormente rafforzato. Völkischer Beobachter – 10 settembre 1943 È difficile immaginare un tradimento più spudorato nei confronti della propria gente. Il governo Badoglio, costituito soltanto grazie ad un colpo di stato e all’aiuto dei nemici dell’Asse, aggiunge infatti, al tradimento nei confronti della Germania, l’abbandono e la consegna priva di scrupoli del popolo italiano nelle mani dei suoi peggiori nemici. Das Reich – 10 settembre 1943 La sera dell’8 settembre, poco dopo le 19, il ministro degli Esteri italiano, Guariglia, chiese un colloquio al rappresentante della Germania Rahn. il nostro rappresentante ne riporta il contenuto: Il ministro Guariglia mi ricevette poco dopo le 19 per comunicarmi questo messaggio: «Il maresciallo Badoglio, vista la situazione militare senza via d’uscita, ha dovuto chiedere l’armistizio». Io risposi: «Questo è tradire la parola data». E Guariglia: «Contesto la parola tradimento».
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Questo documento è passato alla storia col nome di «corto armistizio» perché – come<br />
già del resto è annunciato al punto 12 – altre condizioni saranno imposte<br />
successivamente col «lungo armistizio» che Badoglio ed Eisenhower sottoscriveranno a<br />
Malta il 29 settembre.<br />
Dalla nuova versione del documento di resa – destinata a suscitare polemiche che<br />
neppure oggi sono sopite – risultava che «sarà riconosciuto lo stato di cobelligeranza<br />
dell’Italia dopo che questa avrà dichiarato guerra alla Germania», che «il governo<br />
Badoglio deve continuare», che «una volta espulsi i tedeschi il popolo sceglierà la<br />
formula di governo che meglio gli aggrada» e che, quale ultima condizione, «appena<br />
possibile il maresciallo Badoglio formerà un governo di larga base».<br />
Le seguenti condizioni di armistizio sono presentate dal Generale Dwight D. Eisenhower,<br />
Generale Comandante delle Forze Armate alleate, autorizzato dai Governi degli Stati<br />
Uniti e della Gran Bretagna, e nell’interesse delle Nazioni Unite e sono accettate dal<br />
Maresciallo Badoglio, Capo del Governo italiano.<br />
1. Immediata cessazione di ogni attività ostile da parte delle Forze Armate italiane.<br />
2. L’Italia farà ogni sforzo per sottrarre ai Tedeschi tutti i mezzi che potrebbero essere<br />
adoperati contro le Nazioni Unite.<br />
3. Tutti i prigionieri e gli internati delle Nazioni Unite saranno rilasciati immediatamente<br />
nelle mani del Comandante in Capo alleato e nessuno di essi dovrà essere trasferito<br />
in territorio tedesco.<br />
4. Trasferimento immediato in quelle località che saranno designate dal Comandante in<br />
Capo alleato, della Flotta e dell’Aviazione italiane con i dettagli di disarmo che<br />
saranno fissati da lui.<br />
5. Il Comandante in Capo alleato potrà requisire la Marina mercantile italiana e usarla<br />
per le necessità del suo programma militare – navale.<br />
6. Resa immediata agli Alleati della Corsica e di tutto il territorio italiano sia delle isole<br />
che del continente per quell’uso come basi di operazioni e per altri scopi che gli<br />
Alleati riterranno necessari.<br />
7. Immediata garanzia del libero uso di tutti i campi di aviazione e dei porti navali in<br />
territorio italiano senza tenere conto del progresso dell’evacuazione delle Forze<br />
tedesche dal territorio italiano. Questi porti navali e campi di aviazione dovranno<br />
essere protetti dalle Forze Armate italiane finché questa funzione non sarà assunta<br />
dagli Alleati.<br />
8. Tutte le Forze Armate italiane saranno richiamate e ritirate su territorio italiano da<br />
ogni partecipazione alla guerra da qualsiasi zona in cui siano attualmente<br />
impegnate.<br />
9. Garanzia da parte del Governo italiano che, se necessario, impiegherà le sue Forze<br />
Armate per assicurare con celerità e precisione l’adempimento di tutte le condizioni<br />
di questo armistizio.<br />
10. Il Comandante in Capo delle Forze alleate si riserva il diritto di prendere qualsiasi<br />
provvedimento che egli riterrà necessario per proteggere gli interessi delle Forze<br />
alleate per il proseguimento della guerra; e il Governo italiano si impegna di<br />
prendere quelle misure amministrative e di altro carattere che il Comandante in<br />
Capo richiederà, e in particolare il Comandante in Capo stabilirà un Governo militare<br />
alleato su quelle parti del territorio italiano che egli giudicherà necessario<br />
nell’interesse delle Nazioni alleate.<br />
11. Il Comandante in Capo delle Forze Armate alleate avrà il pieno diritto di imporre<br />
misure di disarmo, smobilitazione e demilitarizzazione.