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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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giornalista qualche anno prima di morire, «quando il ministro della real casa, Pietro<br />

Acquarone, mi comunicò segretamente che il re aveva deciso di far scattare<br />

l’operazione per l’arresto di Mussoiini lunedì 26, quando il capo del governo si sarebbe<br />

recato da lui in udienza». Ci furono, poi, due imprevisti: la seduta del Gran Consiglio del<br />

fascismo che votò la sfiducia a Mussolini e lo spostamento dell’udienza reale al 25. Per<br />

questo il duce fu arrestato con un giorno di anticipo sulla data prestabilita.<br />

Quanto all’armistizio di Cassibile la storiografia è complessivamente d’accordo sul fatto<br />

che l’inviato di Badoglio tenne un comportamento corretto e non privo di una certa<br />

abilità. Opponendosi con molta tenacia alle pretese di quelli che nel giro di due<br />

settimane sarebbero divenuti «gli alleati», «Castellano», scrive Renzo Trionfera nel libro<br />

più recente uscito sull’8 settembre (Valzer di marescialli), «riuscì tuttavia a negoziare e<br />

a far modificare in modo sostanziale le imposizioni anglo-americane».<br />

Castellano, insomma, fece del suo meglio. Offrì agli anglo-americani più di quanto essi<br />

si aspettassero (il completo distacco dall’Asse e un’alleanza dell’Italia contro i tedeschi)<br />

e ottenne da loro la promessa di un’operazione aviotrasportata (la famosa Giant 2) che,<br />

se fosse stata eseguita nel modo previsto, avrebbe forse spazzato via dal Lazio tutte le<br />

forze tedesche. Non fu certo colpa sua se l’abitudine al doppio gioco e la viltà dei nostri<br />

vertici politico-militari, unite ad alcuni gravi errori commessi dai futuri alleati, fecero<br />

fallire l’impresa consegnando Roma e l’Italia ai tedeschi.<br />

Rimasto presso il comando alleato dopo la fuga di Badoglio e dei Savoia, Castellano<br />

tornò nell’ombra dalla quale era uscito all’inizio di quell’anno. Nel 1947 fu collocato a<br />

riposo nonostante l’ancora giovane età (aveva appena 54 anni) e, dopo avere<br />

presieduto una catena di alberghi e stazioni termali, si diede alla memorialistica,<br />

scrivendo alcuni libri – Come firmai l’armistizio, La guerra continua, Roma Kaputt – che<br />

suscitarono accese polemiche sulle fasi della resa e sui rapporti tra il governo Badoglio e<br />

gli Alleati.<br />

D’estate andava a Porretta Terme (Bologna), dove aveva uno studio pieno di carte e<br />

documenti sui quali lavorava alla ricostruzione del periodo storico di cui era stato un<br />

protagonista. Qui lo colse la morte, a 84 anni, il 31 luglio 1977.<br />

Vincenzo Mantovani<br />

Il colonnello Buonasera<br />

Durante la guerra ci fu un inglese che diventò molto popolare tra noi. Il suo nome lo<br />

conoscevano tutti, pochi ne ignoravano la voce. Alludo ad Harold Stevens, già<br />

colonnello di Sua Maestà Britannica, ex commentatore della BBC. Dai microfoni di radio<br />

Londra si rivolgeva, due o tre volte la settimana, agli ascoltatori italiani: prima di iniziare<br />

la conversazione salutava chi stava a sentirlo con un compito «buona sera». Così<br />

qualcuno lo chiamò «il colonnello Buonasera». Quel modo educato di cominciare il<br />

discorso piacque subito alla gente, che trovò anche interessanti le sue parole, quasi<br />

sempre sostenute da un bonario e inoffensivo umorismo.<br />

Era un uomo che ci conosceva, che sapeva dire anche cose poco piacevoli con garbo,<br />

che aveva una voce simpatica, che attaccava tedeschi e fascisti, ma rispettava il popolo<br />

trascinato – secondo una tesi allora assai diffusa anche tra gli alleati – in un conflitto<br />

non suo. La distinzione tra «responsabili» e «trascinati» faceva nascere, nel cuore dei<br />

fedeli della «Voce di Londra», buone speranze per l’avvenire. Speranze non sempre e<br />

non tutte, purtroppo, realizzatesi.<br />

La morte della moglie

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