SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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20.05.2013 Views

Documenti e testimonianze L’affondamento della corazzata «Roma» L’armistizio dell’8 settembre, comunicato all’Alto Comando navale italiano (Supermarina) con sei ore soltanto di preavviso prevedeva il trasferimento della flotta a Malta. Le navi dovevano portare cerchi neri e issare «pennelli» dello stesso colore per farsi riconoscere dagli Alleati. L’ordine venne dato alle unità mentre, fino al pomeriggio del 7 settembre, si erano tenute riunioni dei comandanti presso Supermarina per preparare l’estrema resistenza a sbarchi alleati nel sud della penisola. L’operazione «Avalanche», cioè lo sbarco anglo-americano a Salerno, era previsto per la notte del 9 settembre. Al nerbo della flotta italiana, con base alla Spezia era stato ordinato di preparare il trasferimento alla base della Maddalena, per il successivo intervento nel Tirreno meridionale. Il comandante della flotta in mare, l’ammiraglio Carlo Bergamini, aveva partecipato alla riunione di Supermarina, durante la quale nulla era trapelato del negoziato, ormai concluso, per l’armistizio. Nessuno dei comandanti della Marina sapeva di Cassibile. Si era discusso su come fronteggiare in stato d’emergenza le reazioni dei tedeschi, i cui atteggiamenti diffidenti e minacciosi durante i 45 giorni erano noti a tutti, ma il ministro della Marina, ammiraglio De Courten, non aveva ritenuto di dovere informare i comandanti degli sviluppi politici degli avvenimenti negli ultimi giorni. E d’altronde egli stesso pare non fosse al corrente di tempi e modalità precise dell’armistizio. La consegna per Bergamini, come per gli altri, rimaneva una sola: tenersi pronti all’intervento contro operazioni anfibie anglo-americane. Si continuò fino all’ultimo a mantenere il segreto più assoluto sulle trattative con gli anglo-americani, per ordine del Capo di Stato Maggiore Vittorio Ambrosio. Molto probabilmente si temeva che la reazione della marina all’articolo 4 dello strumento di armistizio sarebbe stata estremamente negativa, col pericolo che tutta o in parte la flotta non ottemperasse a tale disposizione. L’articolo 4 disponeva «il trasferimento immediato in quei luoghi che potranno essere indicati dal comandante in capo alleato Dwight D. Eisenhower, insieme con i particolari per il disarmo delle navi che saranno fissati dallo stesso comandante alleato». Verso La Maddalena Bergamini esce dalla riunione di Supermarina e raggiunge la sua casa. L’alba dell’8 settembre, in auto, parte per La Spezia dove arriva verso mezzogiorno. Le navi sono già in stato di preallarme e Bergamini sale sull’ammiraglia, la Roma, dove riceve una telefonata di De Courten, il quale lo avvisa che sono state avvistate 450 navi «nemiche» che si avvicinano alla costa campana. Sono i mezzi dell’operazione «Avalanche», contro la quale la marina deve intervenire. Nel pomeriggio Bergamini affretta i preparativi per la partenza, convoca tutti i comandanti delle navi per metterli al corrente della situazione: la flotta raggiungerà prima La Maddalena, poi attaccherà gli Alleati durante la loro operazione anfibia. Ma poco dopo metà pomeriggio comincia a circolare la notizia dell’armistizio. Radio Algeri l’ha anticipata.

L’anticipo coglie di sorpresa, a Roma, De Courten, che a quanto pare era rimasto fermo alla data del 12 (dell’anticipo all’8 settembre erano al corrente soltanto Badoglio e Ambrosio). De Courten avverte il vice-capo di Stato Maggiore della marina, ammiraglio Sansonetti che bisogna subito comunicare a Bergamini l’ordine di trasferire la flotta a Malta, anziché prepararla per l’operazione su Salerno. Informa Sansonetti – anche pensando alla non facile trasmissione dell’ordine ad un uomo come Bergamini – che ha avuto assicurazioni da Ambrosio sul futuro della flotta: malgrado le clausole dell’armistizio essa non sarà disarmata dopo il trasferimento. Il successivo colloquio tra Sansonetti e Bergamini è burrascoso. Quest’ultimo fa capire in modo esplicito che non intende sottostare a condizioni che giudica disonorevoli per la marina. In passato ha detto più volte che non si sarebbe mai arreso senza avere portato la flotta almeno una volta al combattimento. Supermarina quel pomeriggio è nel più totale sconcerto. Ha raccontato l’atmosfera in cui fu appresa la notizia dell’armistizio Marc’Antonio Bragadin, allora ufficiale addetto all’Alto Comando navale. «Alle 18.20 mi trovavo per caso nell’ufficio dell’ammiraglio Girosi, capo del reparto operazioni, quando il telefono squillò: vidi l’ammiraglio sbiancarsi in volto e poi con voce rotta dalla commozione, mi disse: “Il centro radio comunica che Algeri sta diffondendo la notizia dell’armistizio. Ma non ci credo. Possibile che noi non ne sappiamo nulla, mentre le corazzate stanno preparandosi a partire per Salerno?”». Bergamini nel suo colloquio con Sansonetti, è esplicito. Dice: «… l’orientamento generale degli ammiragli qui è per l’autoaffondamento, e anch’io la penso allo stesso modo». Rimprovera al Comando Supremo di averlo tenuto all’oscuro d tutto e, anzi, di avergli dato istruzioni proprio il giorno prima per un’azione offensiva contro gli Alleati. C’è una successiva telefonata tra Bergamini e De Courten. Questi spiega al comandante della flotta in mare che anch’egli è rimasto sorpreso del precipitare della situazione e di essere stato all’oscuro delle clausole che riguardano la marina fino a poche ore prima. Ma assicura Bergamini che alla marina non sarà chiesto nulla di disonorevole. Inversione di rotta Di fronte alla resistenza di Bergamini, De Courten gli suggerisce le dimissioni, unica via per non nuocere agli interessi superiori dell’Italia e per risolvere il suo problema di coscienza. La risposta di Bergamini è pronta: «Non ci sono precedenti di un comandante che abbandoni i propri marinai nel momento del pericolo. Questo è un invito che devo respingere». Finalmente si giunge ad un compromesso. Bergamini accetta di salpare le ancore, ma farà rotta su La Maddalena, come da ordine precedente e porterà la flotta in quella base, invece che a Malta, in attesa di altri ordini. De Courten lo assicura che farà il possibile per convincere gli Alleati a quella soluzione di compromesso, cioè senza la «resa» a Malta. Ma sa benissimo, e anche Bergamini lo intuisce, che un tale compromesso è impossibile. Bergamini convoca di nuovo i comandanti e la sera inoltrata dell’8 settembre dà l’ordine di preparare la partenza alle prime ore del 9. Ha dovuto usare la maniera forte per convincere i suoi ufficiali a mantenere i nervi a posto. La squadra prende il largo da La Spezia alle tre del mattino del 9 settembre, diretta a La Maddalena. È composta di tre corazzate (le più moderne della flotta), la Roma (ammiraglia), la Vittorio Veneto e l’Italia (ex Littorio); tre incrociatori (Eugenio di Savoia, Montecuccoli e Attilio Regolo) e otto cacciatorpediniere. Le navi di Bergamini arrivano alle 9 del mattino nel mare a occidente della Corsica. Alle 6.30 sono state raggiunte durante la navigazione dalle navi uscite dal porto di Genova

Documenti e testimonianze<br />

L’affondamento della corazzata «Roma»<br />

L’armistizio dell’8 settembre, comunicato all’Alto Comando navale italiano (Supermarina)<br />

con sei ore soltanto di preavviso prevedeva il trasferimento della flotta a Malta. Le navi<br />

dovevano portare cerchi neri e issare «pennelli» dello stesso colore per farsi riconoscere<br />

dagli Alleati.<br />

L’ordine venne dato alle unità mentre, fino al pomeriggio del 7 settembre, si erano<br />

tenute riunioni dei comandanti presso Supermarina per preparare l’estrema resistenza a<br />

sbarchi alleati nel sud della penisola.<br />

L’operazione «Avalanche», cioè lo sbarco anglo-americano a Salerno, era previsto per la<br />

notte del 9 settembre. Al nerbo della flotta italiana, con base alla Spezia era stato<br />

ordinato di preparare il trasferimento alla base della Maddalena, per il successivo<br />

intervento nel Tirreno meridionale. Il comandante della flotta in mare, l’ammiraglio<br />

Carlo Bergamini, aveva partecipato alla riunione di Supermarina, durante la quale nulla<br />

era trapelato del negoziato, ormai concluso, per l’armistizio. Nessuno dei comandanti<br />

della Marina sapeva di Cassibile.<br />

Si era discusso su come fronteggiare in stato d’emergenza le reazioni dei tedeschi, i cui<br />

atteggiamenti diffidenti e minacciosi durante i 45 giorni erano noti a tutti, ma il ministro<br />

della Marina, ammiraglio De Courten, non aveva ritenuto di dovere informare i<br />

comandanti degli sviluppi politici degli avvenimenti negli ultimi giorni. E d’altronde egli<br />

stesso pare non fosse al corrente di tempi e modalità precise dell’armistizio.<br />

La consegna per Bergamini, come per gli altri, rimaneva una sola: tenersi pronti<br />

all’intervento contro operazioni anfibie anglo-americane. Si continuò fino all’ultimo a<br />

mantenere il segreto più assoluto sulle trattative con gli anglo-americani, per ordine del<br />

Capo di Stato Maggiore Vittorio Ambrosio. Molto probabilmente si temeva che la<br />

reazione della marina all’articolo 4 dello strumento di armistizio sarebbe stata<br />

estremamente negativa, col pericolo che tutta o in parte la flotta non ottemperasse a<br />

tale disposizione.<br />

L’articolo 4 disponeva «il trasferimento immediato in quei luoghi che potranno essere<br />

indicati dal comandante in capo alleato Dwight D. Eisenhower, insieme con i particolari<br />

per il disarmo delle navi che saranno fissati dallo stesso comandante alleato».<br />

Verso La Maddalena<br />

Bergamini esce dalla riunione di Supermarina e raggiunge la sua casa. L’alba dell’8<br />

settembre, in auto, parte per La Spezia dove arriva verso mezzogiorno. Le navi sono già<br />

in stato di preallarme e Bergamini sale sull’ammiraglia, la Roma, dove riceve una<br />

telefonata di De Courten, il quale lo avvisa che sono state avvistate 450 navi «nemiche»<br />

che si avvicinano alla costa campana. Sono i mezzi dell’operazione «Avalanche», contro<br />

la quale la marina deve intervenire.<br />

Nel pomeriggio Bergamini affretta i preparativi per la partenza, convoca tutti i<br />

comandanti delle navi per metterli al corrente della situazione: la flotta raggiungerà<br />

prima La Maddalena, poi attaccherà gli Alleati durante la loro operazione anfibia. Ma<br />

poco dopo metà pomeriggio comincia a circolare la notizia dell’armistizio. Radio Algeri<br />

l’ha anticipata.

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