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SECONDA GUERRA MONDIALE - Uni3 Ivrea

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americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo. Esse però reagiranno<br />

ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza».<br />

L’impressione nel paese è grande e si accompagna alle più nere previsioni. Se il 25<br />

luglio la stragrande maggioranza degli italiani ha esultato come se uscisse da un incubo,<br />

soprattutto perché ha avuto per un attimo la sensazione, appena smorzata da quel «la<br />

guerra continua» che sembrava di comodo, che veramente il conflitto finisse per l’Italia,<br />

ora, dopo l’amara, tragica esperienza dei 45 giorni di Badoglio, segnati dai tremendi<br />

bombardamenti e dalla presenza sempre più minacciosa di truppe tedesche sul territorio<br />

nazionale, la sensazione è un’altra.<br />

Quasi nessuno pensa che una sia pure tempestiva operazione alleata possa capovolgere<br />

i rapporti di forza tra i tedeschi e i resti dell’esercito italiano, e l’ultima frase del<br />

messaggio di Badoglio «… reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra<br />

provenienza» suona come un preannuncio di nuove sciagure.<br />

Soltanto pochi incoscienti si abbandonano all’esultanza per il risultato formale<br />

dell’armistizio, ma dovranno far rientrare ben presto le stupide manifestazioni di giubilo.<br />

Saranno gli arrivi minacciosi di piccole ma efficientissime unità tedesche in ogni piccolo<br />

centro a dare la misura di quanto capillare sia già diventata l’occupazione sotto gli occhi<br />

inconsapevoli o incoscienti del governo Badoglio e delle autorità periferiche di ogni<br />

grado.<br />

Il 9 settembre, prima ancora che la gente avverta lo sfacelo totale dell’esercito e l’inizio<br />

della ferrea e vendicativa occupazione tedesca, è la Regia Marina a dare il segnale<br />

d’inizio delle nuove tragedie che si abbatteranno sul paese. La flotta, in ottemperanza<br />

delle clausole di armistizio, ha lasciato le principali basi nazionali, per dirigersi a Malta.<br />

Questa espressione ancora potente della forza italiana sul mare, che peraltro non ha<br />

potuto o voluto manifestare tutto il suo peso reale in tre anni di guerra, si avvia ora alla<br />

resa.<br />

Per i tedeschi è una perdita importante, e Hitler è furibondo. Vuole ad ogni costo che<br />

venga data una lezione ai «traditori» italiani e viene individuato come obiettivo la<br />

squadra uscita da La Spezia al comando dell’Ammiraglio Carlo Bergamini. Bergamini è<br />

sull’ammiraglia Roma, della classe «Vittorio Veneto». Sono le potenti corazzate da<br />

35.000 tonnellate, orgoglio della flotta ma che non hanno ancora potuto misurarsi<br />

veramente con il nemico, se si esclude il breve e infelice combattimento notturno di<br />

Capo Matapan.<br />

Bergamini è ancora frastornato dall’improvviso ordine impartitogli dall’ammiraglio De<br />

Courten. Il giorno prima, cioè lo stesso 8 settembre, ha avuto disposizioni per lo<br />

spostamento della flotta di La Spezia alla base della Maddalena, per un più pronto<br />

intervento in vista dell’imminente sbarco alleato nel sud. È in previsione, cioè, l’ultima<br />

battaglia contro la flotta alleata di sbarco. Bergamini, come tutti i comandanti delle<br />

unità operative, è tenuto rigorosamente all’oscuro dei negoziati per l’armistizio.<br />

Non avrà tempo l’ammiraglio Bergamini, né l’avranno i suoi ufficiali, di smaltire la<br />

sorpresa dell’armistizio e dell’ordine di fare rotta su Malta. Alle 15.45 di quel 9<br />

settembre una bomba razzo teleguidata, sganciata da un aereo tedesco partito dalla<br />

base di Istres, presso Marsiglia, un’ora prima, raggiunge al largo dell’Asinara<br />

l’ammiraglia della squadra di La Spezia. È colpita in pieno la santabarbara, l’esplosione<br />

immobilizza la nave che è avvolta da una colonna di fumo che poi si alza per centinaia<br />

di metri nel cielo. Alle 16.20 nulla rimane in superficie dell’orgoglio della marina italiana.<br />

Il relitto ha trascinato con sé due ammiragli, Bergamini e Caracciotti, 86 ufficiali e 1264<br />

uomini dell’equipaggio.<br />

Se la Roma non fosse stata colpita, forse Bergamini l’avrebbe portata, con le altre unità<br />

della squadra, in un porto neutrale e avrebbe dato l’ordine di autoaffondarla. Si viene a

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